Dion, l’uomo che raccontava i suoi sogni sognando

Presentato a Berlino “Somniloquies” di Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel. Documentario con la voce di Dion McGregor, cantautore che parla mentre dorme: il sogno si può filmare? Una delle opere più innovative, che spacca gli schemi e tenta il passo avanti. Ma non solo: tutta la sezione Forum, coi suoi film sperimentali, merita una menzione e indica la strada per il futuro dei festival …

201719757_1_IMG_FIX_700x700

Da una parte c’è il cinema regolato, quello che segue schemi e norme precise, siano esse commerciali o racchiuse banalizzando nell’etichetta del “film d’autore” (per quanto valga oggi la definizione).

Dall’altra ci sono rari cineasti che tentano il passo avanti, di spaccare l’ovvio, di uscire dal circuito del previsto: i pochi che producono frammenti dislocanti, pezzi fuori dal puzzle, che invece di rassicurare spiazzano e lasciano vertigini.

Nel concorso berlinese, di questi, si sono visti The Other Side of Hope di Aki Kaurismaki e Colo di Teresa Villaverde, unici in grado di superare la medietà della competizione. Fuori dal concorso, della stessa fibra, è Somniloquies di Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel, registi, antropologi e videoartisti, presentato nella sezione Forum.

Dopo lo splendido Leviathan del 2012, documentario interamente girato su un peschereccio lungo le coste di New Bedford nel Massachusetts, i due registi firmano un lavoro ancora più estremo, già segnalato dal titolo: un film su un uomo che parla nel sonno.

È il cantautore Dion McGregor, divenuto famoso perché in grado di raccontare i suoi sogni proprio mentre dormiva: scomparso nel 1994 ma lungamente registrato dal suo coinquilino, è lui che presta voce alle immagini. “Vi concederò un’intervista”, dice all’inizio: ed è un'”intervista” nel sonno, un’evocazione di ciò che l’uomo sta vedendo.

I registi inquadrano dettagli di corpi che dormono in fuori fuoco, sottraendo la nitidezza per ricreare l’impressione del subcosciente. Una messinscena del sonno, dunque, una sonda nell’inconscio che lo rappresenta per evocazione: opera onirica e insieme concreta perché la carne – seppure sfocata – resta sempre in campo, al centro dell’inquadratura.

In 73 minuti la voce del protagonista fa incubi, “vede” uomini che lo recidono, estraggono organi interni per poi ricucirlo: pronuncia frasi definite, parole chiare ma anche suoni gutturali, gemiti, litanie e intona canzoni in una regressione allo stato primitivo, prima dell’umano. L’obiettivo è rigoroso, nella coniugazione tra immagine e sonoro, per far emergere il sotterraneo, a provare a imprimere l’ignoto.

Nel precedente Leviathan, in una lunga inquadratura fissa, un uomo sul peschereccio si addormentava gradualmente proprio davanti all’obiettivo. Castaing-Taylor e Paravel ripartono da lì, espandono quella ripresa. Cosa accade nel sonno? E il sogno si può filmare? L’indagine è antropologica, onirica, umana, per una delle opera più peculiari di questa Berlinale.

Ma l’intera sezione Forum merita una menzione. La sezione collaterale, che ospita tradizionalmente le opere più sperimentali e fuori dal circuito, ogni anno conferma il suo ruolo: tra i vari film presentati, a titolo di esempio, c’è From A Year of Non-Events di Ann Carolin Renninger e Rene Frolke, che in splendido super 8 e 16 millimetri segue le giornate di un uomo di 90 anni, ostinatamente autosufficiente, che cura la sua fattoria.

C’è Mama Colonel di Dieudo Hamadi, che segue una donna colonnello in Congo, responsabile dell’unità contro la violenza sui minori.

C’è Adios Entusiasmo di Vladimir Duran, affresco di una famiglia colombiana che nasconde un non detto, la madre rinchiusa in una stanza buia.

C’è Spin di Ginan Seidl, film sperimentale sul concetto di rotazione che trova il culmine in una donna, in abiti rituali, che in una ripresa di cinque minuti gira ininterrottamente su se stessa. Insomma, oltre alla legittima competizione, se dovessero chiedermi cosa deve fare un festival cinematografico oggi, indicherei senza esitazioni il 47esimo Berlinale Forum: nell’epoca della pirateria online, del cinema disponibile in streaming prima dell’uscita, proporre ipotesi peculiari e invisibili – da accogliere o respingere, non importa – pare davvero l’unica strada per conservare il senso delle manifestazioni.