Il lutto operaio senza lacrime di Mastandrea, regista al Torino filmfest
Passato al Torino filmfest, unico italiano del concorso, “Ride”, esordio nella regia di Valerio Mastandrea con una storia di morti bianche dal taglio originale. Ne racconta il dolore, quello talmente grande che non trova la strada per esprimersi. Quel pianto che tutti si aspettano dalla vedova, dal figlio, dal padre della vittima, ma che non arriva. Con Chiara Martegiani e Renato Carpentieri. In sala dal 29 novembre con 01 …
Si svolge tutto nelle 24 ore che precedono un funerale Ride, il primo film da regista di Valerio Mastandrea. E non è che rida Carolina, la vedova di Mauro, operaio morto in fabbrica, piuttosto non riesce a piangere, non riesce a star male come tutti gli altri si aspettano.
Anche il figlio, nella scena cruciale, glielo rinfaccia, le dice che tutti gli chiedono “Come sta la mamma?” e lui qualche volta avrebbe voglia di rispondere che la mamma piange, perché la vede così assurdamente normale nella bufera che li ha travolti.
Siamo a Nettuno, cittadina di mare della costa laziale, fuori stagione, si alternano le immagini dell’appartamento dove Carolina (interpretata da Chiara Martegiani, compagna di Mastandrea) abita col figlio e la spiaggia dove Cesare, il padre della vittima che ha il volto di Renato Carpinteri, e i suoi amici passano la giornata.
È un mondo ormai in disarmo, il mondo dei vecchi operai, senza più fabbrica, senza più potere, senza nessuno a cui raccontare per cosa hanno combattuto. Ma quello è lo sfondo; delle morti bianche il film racconta tutto ciò che non abbiamo mai saputo dai giornali, racconta il dolore e lo fa in un modo straordinariamente originale.
Carolina ha perso l’amore della sua vita, è rimasta sola col suo bambino saggio in mezzo a un mare di guai. È un dolore mai provato e non trova la strada per esprimersi. La prima e l’ultima scena riprende madre e figlio al tavolino di casa, si parlano alla pari, anzi sembrano due ragazzini, lui a 10 anni, è quello pratico della coppia, lei con i capelli corti un po’ stralunata sembra non accettare la realtà. E alla fine del film quella stramberia sarà la chiave di volta per riannodare i fili della vita stravolta e ricominciare.
Amici e vicini di casa le mostrano come dovrebbe comportarsi, alcuni come l’ex fidanzata del marito sono persino comici: vedere la vecchia compagna di scuola disfarsi in lacrime di fronte alla vedova incredula ha un effetto esilarante. Carolina è anche inseguita dalla tv.
È un altro tema centrale, quello dei nostri anni orientati dai mass media. Il figlio organizza con l’amico del cuore un intero programma, in cui interpreta tutte le parti in commedia: è il giornalista e l’intervistato. Ripete le risposte come in in un quiz televisivo, o un compito in classe da studiare bene per non sbagliare. Non importa se non è quello che sente.
“Oggi stare male veramente è molto complicato”, scrive Mastrandrea,”Affrontare il dolore in modo sano e autentico mettendo le basi per un percorso costruttivo è la fatica più grande per chi si trova in un percorso di sofferenza”. Solo alla fine capisci che il titolo Ride non è affatto paradossale, ma forse proprio l’idea centrale: “Negli anni della ricerca costante della felicità dobbiamo anche chiedere il permesso per stare male come si deve. A pensarci bene è logico. Solo abitando davvero il buio possiamo farci accecare dall’amore per la vita”. Dopo l’ultima scena prima dei titoli di testa si legge: “Dedicato a chi resta”. Presentato al Torino film festival, unico italiano del concorso, sarà in sala da giovedì 29 novembre con 01.
Carla Chelo
Giornalista. Ha lavorato all'Unità, al settimanale Diario e in tv (Mediaset). Ha scritto un paio di libri insieme a un'amica, Alice Werblowsky e da sola una guida sul verde in città: "Milano, Parchi e giardini", Touring club italiano.
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