Le streghe (italiane) son tornate. Su Netflix dal 2020
Si sono appena concluse a Cinecittà le riprese di Luna nera, ormai nota serie fantasy in sei puntate prodotta da Fandango per Netflix. Se ne fa un gran parlare già tempo e si tratta della terza serie italiana del colosso dello streaming dopo Suburra e Baby.
Anche in questo caso, come per la fortunata saga nata dalla penna di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, c’è un libro, Le città perdute. Luna Nera, in uscita a novembre (Sonzogno Editore) a firma di Tiziana Triana, qui anche sceneggiatrice, insieme a Francesca Manieri, Laura Paolucci e Vanessa Picciarelli.
Si alternano alla regia tre registe: Paola Randi (Tito e gli alieni), Francesca Comencini e Susanna Nicchiarelli a ribadire la volontà di fare di Luna nera, una serie tutta al femminile e “anche un po’ feminista”, come sottolinea la regista di Gomorra, la serie.
Del resto si parla di streghe. Siamo nell’Italia del XVII secolo, in piena Inquisizione, dove seguiamo una giovane levatrice che, accusata di stregoneria, trova rifugio in una misteriosa comunità di mistiche che vive nella foresta. C’è poi una storia d’amore, contrastata, ovviamente, che vede protagonista la ragazza e Pietro, il figlio del capo dei Benandanti, ossia il braccio armato della chiesa e cacciatori di streghe.
Tra gli interpreti, giovani scoperte e talenti emergenti: Antonia Fotaras, Giada Gagliardi, Adalgisa Manfrida, Lucrezia Guidone, Barbara Ronchi e Giorgio Belli, con grandi interpreti, anche della scena, come Manuela Mandracchia e Federica Fracassi.
“Per quanto la caccia alle streghe non sia raccontata nei libri di storia, chiunque sa di cosa si parli – dice Francesca Comencini -. È la reazione di una comunità impaurita, aggressiva e odiante, che perseguita dei singoli o delle singole per quello che sono, in questo caso essere donne, e non per quello che hanno fatto. Mi sembra che i riferimenti con la realtà politica e sociale di oggi siano evidenti. È importante avere un punto di vista femminile e forse anche un po’ femminista”.
La serie che sarà disponibile su Netflix dall’inizio del 2020, è stata girata in 16 settimane tra Canale Monterano, il borgo di Celleno, il castello di Montecalvello appartenuto negli anni ‘60 al celebre artista parigino Balthus, nella Selva del Lamone, a Sorano, Sutri e all’interno del Parco degli Acquedotti di Roma.
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