Lidia Ravera: “Rocco e Antonia sono cresciuti”. E “Porci con le ali” va in tv
“Mi sono chiesta cosa sarebbero diventati oggi Rocco e Antonia. Così ho deciso di raccontarlo”. I protagonisti di “Porci con le ali”, storico best seller di Lidia Ravera, sono pronti ad approdare in tv, nella serie che narra il seguito delle loro vite. Lui è diventato un regista pubblicitario di successo, lei un’insegnate in prima linea nelle scuole di borgata. L’11 aprile, poi, arriva in libreria, “Il terzo tempo” il nuovo romanzo dedicato ai “nuovi senior”, quelli che non ci stanno a farsi opprimere dagli stereotipi sulla vecchiaia…
“L’idea è nata in una lunga notte insonne mentre ero a casa di mia figlia in Texas. Mi sono chiesta cosa sarebbero diventati oggi Rocco e Antonia. Così ho deciso di raccontarlo”. Lidia Ravera, a giorni in libreria col suo nuovo romanzo, Il terzo tempo (Bompiani, in uscita l’11 aprile), il 30esimo di una lunga storia da scrittrice di successo (“ma ogni volta la tensione è sempre la stessa”), ci racconta di un suo recente ritorno “sul luogo del delitto”.
Quello del suo esordio folgorante, quarant’anni fa, da cui è partita la sua fortunata “avventura” non solo di scrittrice, ma anche giornalista, sceneggiatrice (tanto cinema con Giuseppe Bertolucci e molte fiction) e, attualmente – dal 2013 per l’esattezza – di assessora alla cultura per la Regione Lazio.
Stiamo parlando, infatti, di Porci con le ali, di cui Lidia Ravera ha pronto un adattamento per la tv. Non un libro qualsiasi, ma “quel” libro, scritto appena ventenne, insieme allo psichiatra Marco Lombardo Radice che, all’uscita nel 1976, diventò la bandiera di una generazione, un caso di costume, un best seller (più di due milioni e mezzo di copie vendute) uno scandalo, il bersaglio della censura (fu persino sequestrato). E pure un film per la regia di Paolo Pietrangeli che la stessa scrittrice sconfessò, ritirando la firma dalla sceneggiatura, perché “con il nostro libro non c’entrava nulla” – spiega – “anche se alla fine ottenne comunque il successo minimo garantito dal titolo”.
Rocco e Antonia, figli ribelli degli anni Settanta, attraverso il loro “diario sessuo-politico” accesero per la prima volta dall’interno i rifettori sul mondo degli adolescenti in rivolta. Gli amori, il sesso, la politica, raccontati in presa diretta attraverso il loro quotidiano di studenti liceali romani.
Ora a distanza di quarant’anni Lidia Ravera immagina un loro ritorno. “Sì, ho scritto un adattamento in dieci puntate in cui racconto il seguito delle vite di Rocco e Antonia nei decenni a seguire, oltre i ’70, attraverso gli ’80 e i ’90 fino ai loro 56 anni, nel 2016”.
Lui che se “ne è andato in America a fare il cinema, all’inizio da sfigato, per poi diventare un regista pubblicitario di un certo successo e lei, invece, che ha scelto di restare, che ha una figlia, che insegna battagliera in una scuola di borgata, fra adolescenti difficili”. Negli anni la coppia già scoppiata allora, si ricompone e riscoppia a più riprese, raccontando non solo il “privato” ma anche le mutazioni “genetiche” e “antropologiche” dell’Italia di questi ultimi decenni cruciali.
Un grande affresco storico e di costume, dunque, per un canale pay, magari chissà… Sky. Difficile del resto immaginare Porci con le ali su Raiuno. “Le fiction Rai”, prosegue Lidia Ravera, (ricordando che “con Casa Cecilia nell’82 abbiamo realizzato la prima sit-com italiana”), ” sono più conservatrici, esteticamente, più tradizionali … Ma sarei felice di essere smentita. Raiuno vuol dire un pubblico sterminato”.
Accantonato per ora l’adattamento di Piangi pure, (Bompiani 2013) il suo romanzo che Fanny Ardant era pronta a portare al cinema interpretando la parte della protagonista (“già scritto un first draft della sceneggiatura, da Daniel Auteuil e da un giovane sceneggiatore italiano, a Parigi, e Daniel Auteuil doveva vestire i panni del protagonista maschile e curare la regia, ma poi è sparito il produttore. Che cosa è successo? Non lo so”), Lidia Ravera con Il terzo tempo, riprende la sua riflessione sui “nuovi senior”, quelli che hanno vissuto giovinezze così intense che non si accontentano certo di vite vuote, oppresse dagli stereotipi sulla vecchiaia.
Il tema è centrale anche ne, Gli scaduti (Bompiani, 2015), sorta di risposta frontale al renzismo, in cui si immagina un futuro prossimo, sotto il Partito Unico, in cui i sessantenni vengono allontanati fisicamente da lavoro e affetti, per essere deportati altrove. “Con l’aspettativa di vita in crescita – dice la scrittrice – a sessant’anni si ha di fronte ancora una vita. Ma nessuno sembra voler dare importanza a questa trasformazione della sociatà. Come se non fosse un tema politico”.
Costanza, la protagonista de Il terzo tempo, ha “64 anni. Ha suddiviso la sua vita in quarti e si trova dunque all’inizio del terzo quarto” che ha scelto di vivere “con curiosità”. Per “accompagnarla” Lidia Ravera ha aperto anche un blog dalle finalità chiarissime fin dalla home e molto seguito: “Come invecchiare senza essere vecchi. Prontuario per abitare il tempo, senza permettergli di fare di noi quello che vuole”.
La voglia di sfidare stereotipi e luoghi comuni popola il quotidiano di Costanza che, a ben guardare potrebbe essere la stessa Antonia di Porci con le ali, quarant’anni dopo. E che aspettiamo, curiosi, di ritrovare nella nuova serie tv.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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