Oscar 2020: Joker conduce la corsa delle nomination. Seguono Tarantino & Co. e tanti adattamenti
L’Academy ha annunciato le nomination per la prossima cerimonia degli Oscar, che si svolgerà il 9 febbraio. “Joker” di Todd Phillips si conferma uno dei titoli chiave di quest’anno, col numero più alto di nomination (ben undici). Ma a fargli concorrenza ci sono “C’era una volta… a Hollywood” di Tarantino, “The Irishman” di Scorsese e “1917″ di Sam Mendes (dieci nomination ciascuno). Candidature di peso anche per “Marriage Story” di Noah Baumbach e “Parasite” di Bong Joon-Ho. Molti i film ispirati a opere letterarie: oltre a “Joker” e “The Irishman”, corrono “Jojo Rabbit” di Taika Waititi, “Piccole Donne” di Greta Gerwing e “Le Mans ’66- La grande sfida“ di James Mangold…
La novantaduesima cerimonia degli Oscar (il prossimo 9 febbraio) ha ufficialmente le sue nomination: tra queste, molti dei titoli più apprezzati e discussi della trascorsa stagione cinematografica, e non pochi film adattati da (o ispirati a) opere letterarie.
Il maggior numero di candidature, dopo il Leone d’oro a Venezia e il trionfo al box-office, va al Joker di Todd Phillips: la reinterpretazione del celebre villain fumettistico alla luce delle tensioni sociali odierne e degli stilemi della new hollywood concorre in quasi tutte le categorie principali, tra cui miglior film, regia, sceneggiatura non originale (di Scott Silver e del regista) e naturalmente l’impressionante performance del protagonista Joaquin Phoenix (premiato agli ultimi Golden Globe).
Ma proprio uno dei massimi modelli estetici e tematici di questo Joker, ovvero il regista di Taxi Driver e Re per una notte, Martin Scorsese, farà concorrenza al film di Phillips con The Irishman, epitaffio al genere gangster-movie tratto dal libro di Charles Brandt L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa (I heard you paint houses). Il film, rimasto clamorosamente a bocca asciutta in occasione degli ultimi Golden Globe, potrebbe rifarsi il mese prossimo, forte delle dieci candidature ottenute dall’Academy: tra queste, miglior film, regista, attori non protagonisti (i sempre eccezionali, ma qui eccezionalmente ringiovaniti, Al Pacino e Joe Pesci), sceneggiatura non originale (Steven Zaillian), fotografia (Rodrigo Prieto) e montaggio (Thelma Schoonmaker).
Tra i film ispirati a libri ci sono altri plurinominati: in primis Jojo Rabbit (nelle sale italiane dal 16 gennaio), tratto dal romanzo Il cielo in gabbia (Caging skies) di Christine Leunens. Oltre alla candidatura per il miglior film, questa commedia nera che combatte il nazismo con l’arma potente dell’ironia porta a casa altre quattro nomination, tra cui quella alla sceneggiatura (del regista Taika Waititi) e alla miglior attrice non protagonista (Scarlett Johansson).
Soddisfazioni, dopo la delusione dei Golden Globe, anche per Piccole Donne di Greta Gerwing: l’adattamento che intreccia due dei celebri romanzi di Louisa May Alcott è in gara per il miglior film e la miglior sceneggiatura (della regista), nonché per le interpretazioni di due delle attrici, Saoirse Ronan (candidata come protagonista) e Florence Pugh (candidata come non protagonista).
In pole position per il miglior film anche Le Mans ’66- La grande sfida (Ford v Ferrari) di James Mangold, sulla storica sfida tra scuderie e piloti automobilistici che aveva ispirato anche il libro Go Like Hell di A. J. Baime. Un altro adattamento in gara è I due papi, dall’opera teatrale The Pope di Anthony McCarten, candidato per la sceneggiatura (da lui stesso firmata) del film. Quest’ultimo ha ottenuto, non troppo a sorpresa, anche le nomination per l’attore protagonista (Johnatan Pryce nei panni di Bergoglio) e per l’attore non protagonista (Anthony Hopkins, in quelli di Ratzinger).
Fuori dai titoli di ispirazione letteraria, i competitor più agguerriti, a giudicare dalla quantità di nomination e dai riconoscimenti già portati a casa, sembrano essere C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino e 1917 di Sam Mendes.
Il viaggio del regista di Pulp Fiction nel 1969, tra attori in crisi e i delitti di Charles Manson, ha ottenuto dieci candidature tra cui miglior film, regista, sceneggiatura, attore protagonista (Leonardo Di Caprio) e non protagonista (Brad Pitt). Il film è uscito vincitore sia dagli ultimi Golden Globe (miglior commedia, sceneggiatura e attore non protagonista) sia dai Critics’ Choice Awards di domenica scorsa. Ma potrebbe soffiargli più di un riconoscimento la ricostruzione della Prima Guerra Mondiale firmata da Mendes, già miglior film drammatico agli ultimi Golden Globe e ora forte anch’esso di dieci nomination, comprese miglior film, regia, sceneggiatura (di Krysty Wilson-Cairns e del regista) e fotografia (Roger Deakins).
Difficile poi che resti a bocca asciutta, Parasite (di Bong Joon-Ho), potente affresco sui conflitti di classe del nostro presente, già Palma d’oro a Cannes 2019 e ora candidato in sei categorie, tra cui miglior film e miglior film internazionale (come accaduto l’anno scorso a Roma di Alfonso Cuarón), regia e sceneggiatura (del regista con Han Jin-won).
Infine, si aggiudica le attese e meritate nomination anche Marriage Story di Noah Baumbach, intenso racconto della crisi di una coppia candidato anche per la sceneggiatura (del regista) e le interpretazioni di Adam Driver (attore protagonista), Scarlett Johansson (attrice protagonista) e Laura Dern (attrice non protagonista).
Tra le interpreti femminili gareggiano, per la miglior attrice protagonista, anche Renée Zellweger, con la sua già pluripremiata Judy (in uscita da noi il 6 febbraio), Cynthia Erivo, per il ruolo dell’attivista abolizionista Harriet Tubman in Harriet, e Charlize Theron per la sua performance in Bombshell (che vedremo a marzo). Candidate (come non protagoniste) anche Margot Robbie (sempre per Bombshell) e la fuoriclasse Kathy Bates (nel cast di Richard Jewell di Eastwood, nelle nostre sale da giovedì 16 gennaio).
Nella categoria miglior attore protagonista, invece, i già citati Di Caprio, Driver, Phoenix e Pryce dovranno vedersela anche con l’Antonio Banderas dell’almodóvariano Dolor y Gloria (titolo in gara anche come miglior film internazionale). Ennesima nomination anche per Tom Hanks, candidato come miglior attore non protagonista per Un amico straordinario (A Beautiful Day in the Neighborhood).
Il colosso Netflix (già ben presente quest’anno con The Irishman, Marriage Story e I due papi) ottiene altre due candidature nella categoria lungometraggio d’animazione, con il natalizio Klaus (di Sergio Pablos) e il francese Dov’è il mio corpo? (di Jeremy Clapin) dal romanzo di Guillaume Laurant, Happy hand. Ma sono in competizione anche la Dreamworks col nuovo capitolo della saga di Dragon Trainer (Dragon Trainer- Il mondo nascosto, di Dean DeBlois) e la Pixar con Toy Story 4 (di Josh Cooley). Completa la rosa dei candidati il film in stop-motion Missing Link, di Chris Butler.
Sguardi diversi sui complessi scenari del presente (e del recente passato) compongono la cinquina dei nominati per il miglior lungometraggio documentario: da For Sama (di Waad al-Kateab e Edward Watts), testimonianza sugli effetti della guerra civile ad Aleppo, al brasiliano The Edge of Democracy di Petra Costa (sguardo retrospettivo sugli anni della presidenza Lula).
In gara anche The Cave (di Feras Fayyad), altro racconto del drammatico conflitto siriano, American Factory (di Julia Reichert e Steven Bognar, prodotto da Barack e Michelle Obama) sul destino di un ex stabilimento della General Motors acquistato da una compagnia cinese, e il macedone Honeyland (di Tamara Kotevska e Ljubo Stefanov): quest’ultimo, incentrato su un allevatore di api, è in competizione anche nella categoria miglior film internazionale.
Emanuele Bucci
Libero scrittore, autore del romanzo "I Peccatori" (2015), divulgatore di cinema, letteratura e altra creatività.
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