“Rocco Chinnici” padre e magistrato. L’eccezione alle fiction Rai

Il 23 gennaio in onda su Raiuno, il film tv di Michele Soavi dedicato al magistrato che ha inventato il pool antimafia, ucciso da un’autobomba nell’83. “Rocco Chinnici. È così lieve il tuo bacio sulla fronte” dall’omonimo romanzo (Mondadori) della figlia. Con Sergio Castellitto nei panni del giudice raccontato tra pubblico e privato, soprattutto come padre attento e amorevole. Un film in stato di grazia che ti fa ricredere sui prodotti di fiction Rai …

Appello a coloro che sono pregiudizialmente ostili ai prodotti da fiction destinati alla televisione, e quindi artisticamente corretti, di solito irreprensibili dal punto di vista politico ed etico, un po’ patinati, standardizzati, amorfi e privi di qualsiasi tipo di sbavatura ideologica: non perdetevi Rocco Chinnici. È così lieve il tuo bacio sulla fronte, in onda in prima serata martedì 23 gennaio su Raiuno.

Il film, prodotto da RaiFiction e da Casanova Multimedia di Luca Barbareschi, è tratto dal libro della figlia del magistrato, Caterina Chinnici, È così lieve il tuo bacio sulla fronte (Mondadori, 2015). Ed è un film maledettamente ben fatto, coinvolgente, recitato in modo superbo e per nulla omologabile alle fiction buone per tutti i gusti (medi) del pubblico di Raiuno.

La storia è ben nota, anche se i giovani conoscono poco – se non per riflesso di una mitologia sugli anni di piombo e su tutto ciò che ne seguì – il terribile periodo a cavallo tra fine degli anni ’70 e primi anni ’80, quando Rocco Chinnici e altri magistrati, giornalisti e uomini politici, talvolta assieme alle loro scorte, furono sacrificati sull’altare della guerra tra Stato e Mafia: da Pio La Torre a Cesare Terranova, da Piersanti Mattarella a Gaetano Costa, dal generale Dalla Chiesa al giornalista Peppino Impastato. Più tardi, come tutti sappiamo, sarebbe stata la volta di Falcone e Borsellino.

Rocco Chinnici fu il primo a condurre la guerra alla mafia su un nuovo terreno, cercando di scardinarne i legami internazionali e le collusioni con la politica e gli ambienti imprenditoriali. Lui aveva inoltre intuito che, per ottenere risultati concreti, occorreva sottrarre l’esclusiva delle indagini alle forze di polizia.

A questo scopo aveva creato un pool di magistrati in grado di scambiarsi informazioni e sistemi di indagine (ne fecero parte anche Falcone e Borsellino), seguendo la traccia dei movimenti di capitali guadagnati illecitamente attraverso il traffico di droga e il riciclaggio di denaro sporco in edilizia.

Chiaro che prima o poi avrebbe pestato i piedi a qualcuno che non gli avrebbe lasciato scampo. E difatti ebbe la sorte segnata quando le ricerche condussero sulle tracce dei cugini Nino e Ignazio Salvo, corresponsabili del sacco edilizio della città di Palermo (poi individuati come mandanti dell’omicidio e fatti arrestare nell’84 da Giovanni Falcone).

Il film narra queste vicende drammatiche, ma lo fa – sulla scia del libro di Caterina Chinnici – intrecciando la vita pubblica e privata di un padre e marito affettuoso, che cerca di salvaguardare la famiglia dalle minacce mafiose e si trova più di una volta di fronte a scelte quanto mai dolorose.

La forza del film sta proprio in una prospettiva che sottolinea il carattere del magistrato e dell’uomo, riuscendo così a descrivere in modo efficace le sfumature del rapporto tra padre e figlia e tra vita privata e pubblica. In questo modo non solo viene colto puntualmente – se si eccettua forse una punta di didascalismo nella prima parte – lo spirito di un’epoca piena di contrasti e di insidie ma viene anche centrato il carattere, la mentalità, di una società intera, cosa che avviene piuttosto di rado al cinema, specie quando sotto osservazione è il meridione d’Italia.

Il merito va non solo alla regia di Michele Soavi e alla sceneggiatura di Franco Bernini e Maura Nuccetelli, ma anche sicuramente agli attori calati perfettamente nei ruoli, specie Sergio Castellitto in quelli del magistrato e Cristiana Dell’Anna (quella di Un posto al sole) in quelli della figlia.

Non sono da meno i personaggi di contorno, a partire dalla brava Manuela Ventura, Tina Chinnici moglie di Rocco, fino ai somigliantissimi Bernardo Casertano-Borsellino e Paolo Giangrasso-Falcone. Fra tutti si crea un’alchimia che ben presto fa entrare il film in uno stato di grazia. Tutto gira alla perfezione, gli attori, i tempi di narrazione, la musica, i luoghi, come se vi fosse un’adesione totale, anima e corpo, a un progetto comune. Un progetto che non ha solo a vedere con la storia di un uomo e di un padre eccezionali, ma con la parte, forse la migliore del nostro paese, e quella più degna di essere tramandata alle nuove generazioni.