Che stanchezza lo psicothriller di Polanski

In sala dal primo marzo (per 01) “Quello che non so di lei”, l’ultimo Roman Polanski ispirato al romanzo di Delphine De Vigan, “Da una storia vera” passato a Cannes fuori concorso. Un doppio femminile che nella dinamica ricorda Eva contro Eva, con Emmanuelle Seigner nei panni della scrittrice in crisi. Ma la stanchezza di questo psicothriller fa rimpiangere la cattiveria vitale dei più recenti (e teatrali ) “Carnage” e “Venere in pelliccia”

 

L’ultima mano, a Cannes, dà partita vinta alle donne. Ma solo nella finzione. Roman Polanski ha chiuso le danze fuori concorso pescando da un non eccelso romanzo francese (D’après une histoire vraie di Delphine De Vigan, in italiano Da una storia vera, Mondadori) un doppio femminile che nella dinamica ricorda Eva contro Eva. La differenza è che l’ammiratrice ossessiva che invade la vita di una scrittrice best-seller (l’immancabile signora Polanski, Emmanuelle Seigner) potrebbe essere una proiezione immaginaria dell’autrice, in crisi di ispirazione.

Non che dal film si capisca, perché il racconto è realistico. C’è una seduttiva e assai più giovane Eva Green che a gradi si insinua nelle grazie della matura scrittrice, spacciandosi per una ghost writer e finendo per piazzarlese in casa. È un’escalation di possessione: si appropria dei suoi diari, le fa il vuoto intorno mandando false mail agli amici. Quando Seigner si rompe una gamba, la trascina in campagna e si rivela un a psicopatica pericolosa. E qui viriamo in zona Che fine ha fatto Baby Jane ?. In fondo è sempre questione di Bette Davis. A un pelo dal lasciarci la pelle, la nostra avrà finalmente trovato lo spunto per un nuovo successo editoriale.
Avrò i riflessi ovattati da troppi giorni di Festival ma non ho afferrato la metafora finché non ce l’ha spiegata l’84enne regista. Il quale sostiene che nel bombardamento elettronico che viviamo ci appoggiamo alle immagini in cerca di verità. “Ma è tutta un’illusione, dal momento che la realtà ormai si può manipolare”. Insomma la storia “vera” tanto vera non è. Che lenze questi scrittori, che fantasia.
Umanamente si può solo solidarizzare con un anziano ancora perseguitato da una storiaccia di quarant’anni fa. La sua Polonia natale infatti riaprirà la procedura di estradizione verso gli Usa e una condanna pendente. Ma la stanchezza di questo psicothriller fa rimpiangere la cattiveria vitale dei più recenti (e teatrali ) Carnage e Venere in pelliccia.

Fonte Huffington Post