Il vicequestore di Manzini porta il cinema su Raidue
In onda dal 9 novembre (ore 21.20) su Raidue, sei puntate di “Rocco Schiavone”, il popolare vicequestore nato dalla penna di Antonio Manzini e interpretato da un ispirato Marco Giallini. Firma la regia Michele Soavi che con pennellate mirabili inquadra il personaggio nei dettagli per far entrare gli spettatori nei meandri, non lineari, di Schiavone. È bellissimo vedere del buon cinema fatto in televisione…

Rocco Schiavone, romano de trastevere, vicequestore inviato “al confino valdaostano” per il suo comportamento politicamente scorretto, causa il suo fare da giustiziere con schiaffoni che volano rabbiosi (ma giusti e sani) e uso quotidiano di “erba”, è uomo di poche parole ma sempre sensate.
Spesso, però, si lascia andare alla cosiddetta parola di troppo. Insomma un personaggio scomodo. Cresciuto in periferia tra delinquenti e delinquentelli, ha sviluppato un forte senso d’onore e giustizia che lo porta ad essere una “pecora nera” tra tante “nerissime”, non solo nella vita quotidiana ma anche nel lavoro: sin troppo onesto e con l’univoco scopo di far trionfare la giustizia.
La sua vita privata è scarna; dopo la morte violenta dell’amatissima moglie (a causa sua) ha una relazione di solo sesso (ma sarà poi vero?) con una donna che ne capisce le esigenze, non ha molti amici ma è rispettato da tutti. Un uomo in loden e Clarks (sfidare il freddo del nord con le polacchine è impresa notevole) che non accetta compromessi, dolente ma potente nella sua intensa umanità…
Il personaggio creato dallo scrittore, sceneggiatore, regista, attore Antonio Manzini potrebbe far coppia con il Montalbano di Camilleri (non a caso l’editore dei libri è sempre Sellerio) sia per istinto e caratteristiche da borderline, sia per i luoghi dove vivono, opposti ma complementari, ma soprattutto per quella sottile umanità che li contraddistingue, sanguigni e dalla “vena irosa” facile.
Ma qui finiscono i punti di contatto. Il debito dell’allievo (bravo) Manzini finisce qua. Camilleri è (forse) un punto di partenza ma poi Rocco Schiavone trova la sua ragion d’esistere lontano dai climi mediterranei per sprofondare in quelli algidi del profondo Nord. Poi, venendo ai prodotti televisivi, ci sono profonde differenze pur mantenendo entrambi la serialità del personaggio ma non quella della serie TV.

In questo caso i 6 episodi sono altrettanti film, come nella stagioni dedicate a Montalbano, sia di Sironi con Zingaretti, sia in quelle di Tavarelli con Riondino. Qui, Michele Soavi, grazie anche ad un ispirato Marco Giallini, assolutamente “in” ruolo con il suo sguardo penetrante/dolente/indolente, crea un Rocco Schiavone che vive fuori dagli schemi ancora più che nei romanzi. “Un uomo solo al comando” che vive con ispirato dolore la sua esistenza in Terra cercando di porre rimedio ai mali del mondo, una sorta di salvatore senza fede.
Pista nera, primo film dei 6 in programma, non casualmente (crediamo) è anche il primo romanzo di Manzini, ma non è la prima apparizione di Rocco. Il vicequestore nasce in un racconto di una raccolta di gialli (Capodanno in giallo), ovvero ne L’accattone.
Soavi, mano decisa e rigorosa, racconta sin dalle prime inquadrature il personaggio nei minimi dettagli per far entrare gli spettatori nei meandri, non lineari, di Schiavone. Con pennellate mirabili inquadra il personaggio e il passato. Giallini ben lo asseconda in questo viaggio di memoria e il film decolla da subito per quello che è, un giallo ben strutturato e di grande dirtyfashion.
Giallini a volte ricorda dirty Callaghan, a volte Tibbs, e qui si vede la mano cinematografica di Soavi, ma alla fine è solo lui : Rocco Schiavone, uomo schivo e burbero ma dal cuore infinito. Non sveliamo nulla delle storie e in particolare della prima, perché lasciamo il piacere allo spettatore di crearsi la sua immagine però sappiate che tra neve, sangue, misteri esiste un solo trionfatore: Rocco? No. La giustizia? No. Il cinema.
È bellissimo vedere del buon cinema fatto in televisione. Forse i tempi sono cambiati. Forse i grandi schermi televisivi hanno cambiato il modo di fruire la TV. Però sappiate che non vi troverete davanti a un polpettone vecchi tempi, ma ad film, a dei film molto più vicini a Fargo, dei fratelli Coen e non la serie televisiva, che a L’ispettore Maigret… I tempi cambiano… E aggiungiamo “per fortuna”.
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