Youth, il film che piacerà a Renzi

Applausi ripetuti ma anche qualche fischio. Non è stata unanime l’accoglienza riservata dalla stampa alla nuova pellicola, post Oscar, di Paolo Sorrentino, terzo italiano in concorso a Cannes. Una riflessione sulla vecchiaia che infrange gli ultimi tabù della sinistra…

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Una sorta di pachiderma ansimante esce fuori dalla piscina. Dietro alle spalle un enorme tatuaggio: il volto di Carlo Marx. Come ne  La grande bellezza – lì era la falce e martello che si schianta contro il muro insieme alla sua “proprietaria” – anche nel suo nuovo, attesissimo, Youth-La giovinezza in gara a Cannes, Paolo Sorrentino affida il suo incipit alla trasformazione in icone pop di quello che è stato un grande patrimonio culturale e politico del tempo che fu. Tanto per far capire a che punto siamo. Da dove veniamo, magari, non gli interessa molto. Quello che conta è il futuro, che poi è la riflessione che compie in questo ultimo, ambizioso film, frutto di una coproduzione internazionale, con cast stellare e recitato in inglese. Se nella Roma decadente di Jep Gambardella il riferimento diretto era La dolce vita, qui sempre di Fellini parliamo, ma piuttosto quello di Otto e mezzo col regista in crisi creativa che si rifugia nella quiete delle cure termali. È in uno splendido hotel sulle Alpi svizzere, infatti, che troviamo due vecchi amici ottantenni, Michael Caine e Harvey Keitel, rispettivamente, un grande compositore in pensione che non vuole tornare sul podio neanche di fronte alla richiesta della regina Elisabetta e il vecchio regista sul viale del tramonto, invece, che non si arrende, deciso a sfornare il suo ultimo film, il suo “testamento spirituale”. Intorno a loro la solita selva di personaggi alla Sorrentino: l’attore frustrato (Paul Dano), la figlia del compositore (Rachel Weisz), una splendida Miss Universo (Madalina Ghenea), la vecchia diva (Jane Fonda), più grotteschi volti di contorno tra cui il “pachiderma” dell’inizio che scopriamo essere una sorta di Maradona obeso e boccheggiante, ma ancora abile nel palleggio.

Nel corso delle lunghe giornate dei due amici, inevitabilmente, si avvicendano le riflessioni sulla vita, sull’amore, sulle donne che hanno amato entrambi, sull’arte, sul cinema. Sul loro egoismo, soprattutto, padri assenti, presi unicamente dal loro lavoro. Come rimprovera al compositore la figlia, appena abbandonata da suo marito, il figlio del regista, che le ha preferito una cantante pop molto “più brava di lei a letto”. Vecchi da “rottamare”, insomma, insieme a tutto quel mondo intellettuale che rappresentano. Che continuano a “fare film di merda” pur di non smettere, vivendo delle glorie passate. Che non vogliono capire che “la televisione è il futuro” – Sorrentino, del resto si appresta a girare una nuova serie -, perseverando nello “snobismo” da intellettuali. Che ci si può “arrendere” al piccolo schermo per denaro e non c’è niente di male, tutti hanno le bollette da pagare ricorda Jane Fonda. Che l’unica cosa che tiene in vita sono “le emozioni”, i desideri. In questo caso anche il bellissimo corpo di Miss Universo che si bagna nuda nella piscina mentre i due amici si interrogano: “Ma chi è?” chiede l’uno. “È Dio”, risponde l’altro. Dedicato a Franco Rosi, un grande padre del nostro cinema, appena scomparso, Youth non si pone in modo manicheo di fronte alla contrappososizione vecchi-giovani – il compositore alla fine il concerto lo farà, e sarà magnifico – quanto piuttosto dirci che bisogna andare oltre. Infrangere gli ultimi “tabù”, che in tanti, però chiamiamo ancora etica.