Addio Alan Parker. Il britannico dai titoli culto tra cinema, musica e (tanta) letteratura
Alan Parker si è spento dopo una lunga malattia a 76 anni. Regista di molti film culto, da “Saranno famosi” a “Fuga di mezzanotte“, ha cercato sempre di allargare gli orizzonti del cinema come delle altre arti. Ha saputo tenere insieme nei suoi film musica, gangster, guerre, drammi psicologici, pasticceria e molta letteratura…
Ne ha dato l’annuncio il 31 luglio il British Film Institute, di cui lui stesso aveva fatto parte, parlando di una lunga malattia: Alan Parker è venuto a mancare all’età di 76 anni. Regista e sceneggiatore, ha sempre cercato di allargare gli orizzonti del cinema, in particolare verso la musica, ma senza trascurare il ponte con la letteratura, come dimostrano alcuni dei suoi titoli (da altrettanti libri) più famosi: Fuga di mezzanotte (1978), Birdy- Le ali della libertà (1984), Angel Heart- Ascensore per l’inferno (1987).
Parker era membro di quella generazione che dovette fare i conti, a livello cinematografico, con le ceneri lasciate dal Free Cinema. Il cinema inglese era una sorta di deserto, risultato del furore degli Angry Young Men. La chiave per la ripartenza fu la pubblicità, in cui Parker si distinse particolarmente. Furono gli spot la palestra per lui come per molti altri della nuova generazione di cineasti, tra cui Ridley Scott e Hugh Hudson.
La novità di quelle pubblicità fu il tentativo riuscito di rivoluzionarne la forma, allargarne le fila per abbracciare il cinema. Un procedimento fondamentale per capire l’intera opera di Parker, alla cui base si può sempre leggere la volontà di non rinchiudersi nei limiti assegnati ad ogni campo, ma di ampliarli il più possibile.
The Wall, l’adattamento cinematografico del leggendario doppio album dei Pink Floyd, da lui diretto nel 1982, ne è forse l’esempio lampante. Adattare un concept album al cinema ha del rivoluzionario, lo stesso Parker ricordava con orgoglio la proiezione nel Palais du Cinéma di Cannes, il cui intonaco scendeva come polvere sulle spalle degli spettatori tanto era forte il suono. Citava soprattutto le parole di Steven Spielberg alla fine della proiezione: «Ma che cazzo è questo?». Era la critica perfetta, sosteneva, perché meglio di qualunque altra mostrava quanto quel film fosse un evento inaudito.
Già il suo esordio, nel 1976, aveva dimostrato la sua propensione per la musica e per i soggetti di forte originalità. Piccoli gangster era infatti un musical che teneva insieme i gangster e i bigné nell’era del proibizionismo americano, interpretato da bambini (con una giovanissima Jodie Foster, che in quello stesso anno appariva anche in Taxi Driver di Martin Scorsese). I musical continuarono ad appassionarlo anche nel resto della sua carriera, con i grandi successi di Saranno famosi e di Evita, in cui Madonna interpretava la giovane moglie di Juan Domingo Perón.
Non fu solo la musica a ispirarlo, ma anche molta letteratura, dei suoi quattordici film ben sei sono tratti da libri. Le due cose seppero anche coesistere, in The Commitments (1991), musical ambientato in Irlanda e tratto dall’omonimo romanzo di Roddy Doyle.
Il più famoso adattamento, Fuga di mezzanotte (1978), suo secondo lavoro da regista, cambiava radicalmente il tono dai ragazzini di Piccoli gangster e mostrava definitivamente il suo talento poliedrico dietro la macchina da presa. Il libro, autobiografia di Billy Hayes, fu solo un appoggio per il film, che se ne discostò molto, ma non deve stupire: anche la letteratura poteva essere “manomessa” e allargata, stirata verso l’orizzonte cinematografico.
Accadde di meno con Birdy, altro adattamento di successo, vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes nel 1985, in cui Parker si limitò a modificare la guerra di cui i protagonisti erano reduci, dal secondo conflitto mondiale al Vietnam. Non può essere dimenticato anche di quel film l’aspetto musicale, affidato ad un monumentale Peter Gabriel.
Un’altra sfida per l’eclettico Parker fu l’horror Angel Heart (dal romanzo Falling Angel di William Hjotsberg), con Mickey Rourke e un (letteralmente) luciferino Robert De Niro. Seguiranno, tra gli adattamenti, la commedia Morti di salute (1994, dal romanzo di T, Coraghessan Boyle), con Bridget Fonda e Matthew Broderick sottoposti a una singolare terapia di coppia nella clinica del Dr. Kellogg (Anthony Hopkins), e infine il drammatico Le ceneri di Angela (1999), nuova prova del regista (dopo Fuga di mezzanotte) da un romanzo autobiografico (quello omonimo di Frank McCourt).
Il cinema di Alan Parker è stato un vero e proprio universo che non ha risparmiato nulla: guerre, psicologia, fama, pasticceria, musical, gangster. E anche impegno sociale, come in un altro titolo di forte impatto (e, ancora oggi, di drammatica attualità), Mississippi Burning- Le radici dell’odio (1988), ispirato a un vero caso di assassinio di tre attivisti per i diritti civili nell’America profonda (e razzista) del 1964.
Il talento registico di Parker riusciva a mantenere tutto insieme, senza rinunciare alla precisione dell’immagine e del montaggio. Un cineasta di orizzonti così diversi, che sa parlare di tutto e in tutti i modi è una risorsa preziosa, che purtroppo ora potrà solamente mancarci.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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