Apertura all’italiana per Venezia 77. I “Lacci” di Starnone nel film di Luchetti (e Piccolo)

Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Giulia De Luca e Joshua Cerciello in un momento di “Lacci”. Foto di Gianni Fiorito

Erano anni – 11 per l’esattezza – che un film italiano non apriva la Mostra di Venezia. Accadrà in quest’anno particolare, segnato dalla pandemia, con Lacci, adattamento dell’omonimo romanzo (Einaudi) di Domenico Starnone, per la regia di Daniele Luchetti di nuovo in coppia alla sceneggiatura con Francesco Piccolo (ma anche lo stesso scrittore), dopo aver portato al cinema Momenti di trascurabile felicità.

“Quando ho letto per la prima volta Lacci – spiega il regista – ho trovato domande che mi riguardavano e personaggi nei quali era difficile non identificarsi. Attraverso una storia familiare che dura trent’anni, due generazioni, legami che somigliano più al filo spinato che a lacci amorosi, si esce con una domanda: hai permesso alla tua vita di farsi governare dall’amore? Lacci è un film sulle forze segrete che ci legano. Non è solo l’amore ad unire le persone, ma anche ciò che resta quando l’amore non c’è più. Si può stare assieme per rancore, nella vergogna, nel disonore, nel folle tentativo di tener fede alla parola data. Lacci racconta i danni che l’amore causa quando ci fa improvvisamente cambiare strada e quelli – peggiori – di quando smette di accompagnarci».

La storia è ambientata a Napoli nei primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati.

Con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini e Linda Caridi. Produce Beppe Caschetto con RaiCinema.