Diane, Jane & le altre. Il “Sex in the City” over settanta delle dive di Hollywood
In sala dal 4 aprile (per Bim), “Book Club – Tutto può succedere” di Bill Holderman. Produzione indipendente con cast stellare: Diane Keaton, Jane Fonda, Candice Bergen, Mary Steenburgen inseparabili amiche over sessanta decise a non rinunciare alla loro vita sessuale. “50 sfumature di grigio”, il best seller trash di E.L. James è solo il pretesto per una fiaba della terza età in forma di commediola. Eppure combatte le discriminazioni basate sull’anagrafe tanto più pesanti nei confronti delle donne …
Non ho mai letto 50 sfumature di grigio né lo leggerò mai, figuriamoci i due sequel di varie tinte. Ha senso però usarlo come pretesto per raccontare la rinascita al sentimento e al sesso di quattro anziane “eccellenti” (qualcuno direbbe quattro leggende di Hollywood), come Jane Fonda (81 anni), Diane Keaton (72), Candice Bergen (72) e Mary Steenburger (appena 66, una fanciulla).
Il film è Book Club- Tutto può succedere, esce il 4 aprile, e ha un suo perché. (En passant, avete notato che le star hanno un’età certa solo dall’avvento di Internet?).
La vita sessuale e sentimentale oltre l’età della pensione è in piena riscossa, almeno sullo schermo. Basta pensare alla serie Netflix Grace and Frankie, all’amore tardivo tra Robert Redford e Jane Fonda di Le nostre anime di notte (sempre Netflix), a Paolo Virzì e ai tanti altri esemplari del genere che il cinema sta partorendo. Forse è un trend mirato sulla fascia di pubblico di terza età. Non importa. Sta accadendo.
Book Club racconta quattro donne diverse, amiche da sempre e solidali, che con la scusa della lettura si riuniscono per sbevacchiare e scambiarsi chiacchiere a cuore aperto. Fenomeno, questo, nella vita reale molto diffuso. Il punto è che, alla loro età, la società – figli compresi, se ne hanno – le vuole in disarmo.
Jane Fonda, proprietaria single di un hotel di lusso dedita al sesso senza impegni, fornisce uno stimolo, proponendo il best seller trash di E.L. James. Giustamente, la prima reazione di Candice Bergen – che nel film è un Giudice Federale – suona schifata: “Solo l’idea di tenerlo in mano mi imbarazza”.
Il libro, ripeto, è un pretesto, ma riapre bisogni di vita sopiti. Jane Fonda rincontra per caso un vecchio amore di 40 anni prima, Don Johnson (anni 69, incidentalmente è il papà di Dakota, l’interprete femminile dei film tratti dalla fortunatissima trilogia). Diane Keaton – che le figlie vorrebbero recludere nel basement ristrutturato della loro casetta in provincia – inciampa in un pilota (Andy Garcia, anni 63) dotato di ricco ranch e aereo privato.
Candice Bergen, divorziata da un tizio che si è fidanzato con una toy-girl, si butta sugli incontri online, e scova Richard Dreyfuss (anni 71). E Mary Steenburgen – la sola ancora sposata – riaccende gli ardori del consorte Craig T. Nelson (anni 75).
Tutto improbabile, naturalmente, come una Pretty Woman degli “anta”. Una fiaba della terza età in forma di commediola brillante, come la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. Eppure combatte le discriminazioni basate sull’anagrafe, che tanto pesano su chi le vive. Ed è verissimo che, oltre una certa soglia, le donne hanno un bisogno vitale l’una dell’altra, la “squadra” femminile che ti sei costruita ti aiuta a vivere.
Curiosamente, dato il cast stellare, Book Club è un film indipendente nonché la prima regia di un collaboratore storico di Robert Redford, Bill Holderman, che lo ha scritto e prodotto insieme ad Erin Simms, anche lei della squadra Sundance. Funzionano le battute. Don Johnson: “La memoria è la seconda cosa che con l’età se ne va”. Jane Fonda :”E la prima?”. Don Johnson: “Non me lo ricordo”.
Oppure: “Se alla nostra età si dovesse ancora fare sesso, Dio non ci avrebbe ridotto così”. E ancora: “Te lo ricordi il tuo ultimo appuntamento? Era ai tempi di Nixon”. E a proposito dei siti di incontri online: “La vita è diventata troppo complicata. Bisogna sfornare teorie sulla vita solo per ottenere l’emoji che strizza l’occhio”.
Non saprò mai se le perversioni da desperate housewives del Mr. Grey letterario – per me repulsive, pregiudizialmente – possano produrre davvero del buono nelle lettrici occasionali. Ma l’anagrafe degli amori e l’ironia dello script hanno persuaso le vecchie stelle di Hollywood a stare al gioco (a proposito, la vera casa di Mary Steenburgen ha fatto da set per un paio di dimore della finzione). Per chi non si lascia inghiottire dal “confino” corrente riservato alla vecchiaia, la molla di gradimento è la stessa.
fonte HuffingtonPost
Teresa Marchesi
Giornalista, critica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come Inviato Speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, "Effedià- Sulla mia cattiva strada", su Fabrizio De André, premiato con un Nastro d'Argento speciale e "Pivano Blues", su Fernanda Pivano, presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.
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