Fu vero scandalo?

In occasione della scomparsa di Sue Lyon ritorniamo sul capolavoro di Stanley Kubrick del ’62 che ha reso celebre l’attrice nei panni di “Lolita”, la scandalosa ninfetta nata dalla penna di Vladimir Nabokov. Nella rubrica dedicata ai classici della letteratura diventati a loro volta dei classici del cinema…

“Per questo sento il bisogno d’inchinarmi alla memoria di Groucho, e lo associo nel mio rimpianto a un altro grande cinico che se n’è andato quest’estate, un altro spietato osservatore del genere umano come spettacolo comico e sgradevole, un altro manipolatore dell’elasticità della lingua (dell’inglese come la più elastica delle lingue) per rendere le smorfie e i passi falsi dell’esistenza: il romanziere Vladimir Nabokov”. Con queste parole Italo Calvino ricordava sulle pagine de Il Corriere della sera il noto romanziere russo scomparso nel 1977 e nato (il 23 aprile) nel 1899 a San Pietroburgo da una nobile famiglia costretta ad emigrare nel 1919 a seguito della Rivoluzione d’Ottobre. Vladimir Nabokov ha vissuto in Germania, Inghilterra, Francia prima di stabilirsi nel 1940 negli Stati Uniti. Nel 1945 ha ottenuto la nazionalità statunitense e dal 1960 si è trasferito in Svizzera, a Montreux, dove si è spento il 2 luglio 1977.

Nabokov è stato scrittore, saggista, critico letterario, entomologo, collezionista di farfalle, drammaturgo, poeta ed appassionato di scacchi. Scrisse diversi romanzi, sia in russo che in inglese: da Maria del 1926 a L’originale di Laura scritto nel 1977, ma uscito postumo nel 2009. La sua notorietà, tuttavia, è prevalentemente legata ad un suo scritto, in inglese, pubblicato nel 1955 a Parigi, un romanzo che suscitò scandalo. Un romanzo intitolato Lolita che, negli anni, sarebbe diventato un bestseller da 50 milioni di copie vendute. E non solo.

La trama

Il libro parla del professore di letteratura francese Humbert Humbert che, con un matrimonio alle spalle, decide di trasferirsi a Ramsdale, una piccola città del New England. Affitta una stanza a casa di una donna sua coetanea, Charlotte Haze, e perde completamente la testa per la figlia dodicenne di lei.

Pur di starle vicino Humbert sposa la madre Charlotte Haze che, leggendo il diario dell’uomo, scopre l’attrazione del neo marito per la figlia. In stato di shock è vittima di un incidente stradale e muore. Humbert inizia così con Lolita un perverso viaggio attraverso gli Stati Uniti. La ragazzina è quasi prigioniera del patrigno che la paga per favori sessuali.

Ma nella vita di Lolita entra prepotentemente anche il commediografo Clare Quilty, che segue i due e aiuta la giovane a scappare da un ospedale dove è stata ricoverata per un malanno. Humbert, sull’orlo della pazzia, cerca Lolita e Quilty , invano, per anni, disperatamente. Fino a quando riceve una lettera di Lolita che gli scrive di essere sposata, in attesa di un figlio e bisognosa di denaro. Humbert si precipita e trova Lolita, ormai diciassettenne, sposata con un ragazzo di nome Richard (Dick). Si fa raccontare della fuga dall’ospedale, capisce chi è Quilty e cerca di convincerla a ritornare con lui, ma al fermo rifiuto della ragazza il professore le consegna quattromila dollari e, nella più completa disperazione, si mette alla ricerca del commediografo. Lo trova e lo uccide a colpi di pistola. Arrestato per l’omicidio, scrive in carcere, in attesa del processo, il libro di memorie: Lolita o le confessioni di un maschio bianco vedovo.

Nabokov impiegò circa cinque anni per scrivere Lolita. Il romanzo allude alle scabrosità senza mai descriverle esplicitamente, ma il rapporto pedofilo e incestuoso del professore con la ragazzina, incorse inevitabilmente nelle maglie della censura causando infinite difficoltà alla sua pubblicazione. Dopo il rifiuto di quattro case editrici americane venne stampato a Parigi per la Olympia Press.

Hollywood scopre Lolita

Un romanzo del genere non poteva passare certo inosservato a Hollywood, ma c’erano due grandi ostacoli: la censura e le capacità recitative di una dodicenne. Nonostante questo, i diritti cinematografici vennero fissati in 150mila dollari.

Una nuova e insperata possibilità di fare grossi guadagni per Nabokov. Nel 1916 il romanziere russo aveva ereditato una fortuna dallo zio Vasily, ma la perse l’anno successivo con la Rivoluzione d’Ottobre. Lo scrittore sostenne che lo zio gli apparve in sogno dicendo “Tornerò da te come Harry e Kuvykin”. Profezia che si avverò quasi alla lettera. Sulla strada di Nabokov apparvero James B. Harris e Stanley Kubrick. Il primo produttore cinematografico, il secondo regista ormai affermato dopo Rapina a mano armata (1956), Orizzonti di gloria (1957) e Spartacus (1960).

Grazie ai soldi guadagnati proprio con Rapina a mano armata e la vendita dei diritti della stessa pellicola alla United Artists i due riuscirono ad ottenere i diritti di Lolita che nel frattempo era balzato al quarto posto tra i best sellers del New York Times.

Sin dall’inizio era evidente che Lolita non sarebbe stato filmato integralmente, ma nonostante questo il primo ostacolo fu quello della Legion of Decenty’s Production Code Authority, l’ufficio di “autocensura” di Hollywood. Harris e Kubrick rassicurarono il Presidente della “Legione”, Geoffrey Shurlock, che la pellicola non avrebbe parlato della relazione sessuale. Kubrick affermò che la nuova pellicola sarebbe stata in linea con gli interessi politici e sociali dei precedenti lavori. Non il sesso al centro del film, ma la storia di un emarginato che lotta, a suo modo, contro l’ordine sociale costituito. Secondo il regista i protagonisti di Rapina a mano armata, Orizzonti di gloria, Spartacus e appunto Lolita sono tutti emarginati che sfidano l’impossibile sia che si tratti di una rapina perfetta, di salvare degli innocenti, di lottare contro la schiavitù o di portare avanti una relazione sentimentale con una dodicenne.

La sceneggiatura, dopo il rifiuto di Nabokov, venne affidata a Calder Willingham. Il testo, per “addolcire” il tutto, si chiudeva con il matrimonio tra Humbert e Lolita! La trovata di Willingham fece inorridire Kubrick. Il regista mandò immediatamente un telegramma a Nabovok che si trovava nell’amata Svizzera. Questo il testo:

Kubrick scrive a Nabokov

“Contento che lei avesse ragione a detestare matrimonio STOP Libro è un capolavoro e bisognerebbe restare fedeli anche se Legion e Codice disapprovano STOP Credo ancora lei sia il solo per scrivere sceneggiatura STOP Se accordo economico può essere raggiunto forse lei sarebbe disponibile”.

Lo scrittore stava meglio in Svizzera, a Lugano, che ad Hollywood, ma nel febbraio del 1960 accettò di diventare anche lo sceneggiatore del film. Iniziò così una fitta rete di incontri tra regista e scrittore che definirono la sceneggiatura e scelsero attori e attrici. Nabokov, infatti, aveva una sorta di diritto di veto su tutti quelli che avrebbero recitato nel film.

Per interpretare il professor Humbert, Harris e Kubrick pensarono subito all’attore James Mason, già preso in considerazione per il precedente Orizzonti di gloria, ma l’attore britannico era impegnato in un musical a Broadway. Il regista pensò allora a Peter Ustinov, ma lo scartò subito. Quindi fu la volta di Laurence Olivier, David Niven, Marlon Brando ed Errol Flynn, ma i loro agenti li sconsigliarono di interpretare una parte così controversa. La situazione si stava complicando fino a quando i due non ricevettero una telefonata “C’è ancora quella parte per caso?”. Era James Mason che aveva cambiato idea e si era liberato.

La ricerca di Lolita non fu meno complessa. La prima scelta di Kubrick ricadde sull’attrice Tuesday Weld, ma Nabokov la scartò. Nel romanzo la protagonista aveva 12 anni, nel film salì a 14, ma venne scelta una sedicenne bionda di nome Sue Lyon che aveva già recitato in televisione e nella pubblicità. Il regista la incontrò, la fotografò (Kubrick aveva iniziato come fotografo) e mostrò l’immagine, insieme ad altre, a Nabokov. Lo scrittore fece scorrere le foto, si fermò, puntò l’indice sulla foto della Lyon e disse “Non c’è dubbio: è lei”. Contratto firmato.

Per interpretare la madre, Charlotte Haze, venne scelta per posta l’attrice Shelley Winters (che in futuro lavorerà anche con i “nostri” Citto Maselli e Mario Monicelli) che in quelle settimane stava seguendo la campagna elettorale di John Fitzgerald Kennedy.

Il cast era quasi definito, ma Harris e Kubrick dovevano trovare una casa di produzione. La Warner Bros si fece avanti, ma imponendo troppi vincoli e i due rifiutarono. Si appoggiarono così alla Associated Artist che offrì loro un milione di dollari. Decisero infine di girare il film in Inghilterra, dove la Associated Artist operava col nome di Seven Arts, per accedere ai fondi dell’Eady Plan, una legge che consentiva ai produttori stranieri di dedurre le spese se l’80% dei dipendenti fossero stati cittadini britannici. Uno era già parte del progetto, ovvero James Mason, ma per avere ancora maggiori chances sarebbe servito un altro protagonista.

Tra i ruoli principali l’unico ancora scoperto era quello di Clare Quilty che venne affidato ad un allora appena  emergente Peter Sellers, la cui popolarità sarebbe esplosa, definitivamente, due anni dopo come protagonista de La pantera rosa (1963) di Blake Edwards.

Cosa cambia nel film

Scelti attori e attrici, trovati i finanziamenti e le location, Lolita venne girato in 88 giorni. E l’adattamento puntò su una  serie di modifiche rispetto al romanzo, non solo per tenere a bada la censura.

Rispetto al romanzo, infatti, il vero motore della storia è rappresentato Clare Quilty, interpretato magistralmente da Sellers cui Kubrick lasciò grande spazio di improvvisazione (facendo infuriare gli altri attori). Il regista, che modificò la sceneggiatura senza l’assenso di Nabokov, affermò in un’intervista: “… tutta l’esistenza del racconto poggiava su una questione ‘Ma Humbert finirà a letto con Lolita? E quando?’ Ma, una volta successo, la questione è risolta e il nuovo centro di interesse, meno forte è ‘Bene, e adesso cosa succederà?'”.

Kubrick, discutendo con Nabokov, scelse così di far partire il film dalla fine ovvero dall’assassinio di Quilty così da incuriosire lo spettatore sui motivi di tale gesto. Il film si apre quindi nella casa del personaggio interpretato da Sellers (che afferma “Io sono Spartaco”, un chiaro riferimento al film precedente di Kubrick) e ripercorre la storia come un lungo flashback in cui Quilty compare a più riprese: come poliziotto, come psicologo, come automobilista, anticipando in un certo senso i tre ruoli che Sellers interpreterà nel successivo film di Kubrick ovvero Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964).

La MGM il 14 febbraio del 1962, non casualmente nel giorno di San Valentino, annunciò l’acquisizione dei diritti di Lolita dalla Seven Arts. I problemi con la censura erano stati risolti e il film di Kubrick venne presentato al Festival di Venezia del ’62, tra i titoli più attesi, insieme a Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini e Il coltello nell’acqua di Roman Polanski

Un film “infedele”

A quel punto Nabokov sentenziò:”Qualche giorno prima, a una proiezione privata, avevo scoperto che Kubrick era un grande regista, che Lolita era un film di prima qualità e con attori magnifici, e che della mia sceneggiatura erano stati usati solo brandelli sparsi. Le modifiche, il travisamento delle mie trovate migliori, l’omissione di intere scene, l’aggiunta di altre, e ogni genere di cambiamenti ulteriori, non erano forse sufficienti a cancellare il mio nome dai titoli di testa ma di certo rendevano il film tanto infedele alla sceneggiatura originale quanto lo sono certe traduzioni di Rimbaud e Pasternek fatte da un poeta americano”. Nonostante questo Nabokov venne nominato all’Oscar del 1963 per la Miglior sceneggiatura non originale.

Dal romanzo di Nabokov venne anche tratto il film Lolita (1997) di Adrian Lyne con Jeremy Irons (Humbert Humbert), Melanie Griffith (Charlotte Haze), Frank Langella (Clare Quilty) e Dominique Swain (Lolita), ma la migliore trasposizione cinematografica rimane quella di Kubrick. Nonostante non possa restituire fino in fondo la sensualità delle pagine di Nabokov.