Il sogno di libertà di un pirata dello spazio. La scomparsa di Matsumoto, papà di Capitan Harlock
“Nel suo occhio c’è l’azzurro, / nel suo braccio / acciaio c’è / nero è il suo mantello / mentre il cuore bianco è” recitava la sigla italiana di Capitan Harlock, la serie animata approdata in Italia negli anni 80 che ha segnato l’immaginario di più di una genrazione. Lo dimostrano, poi, i tanti spettatori nostalgici che andarono a vedere il film su quest’energico capitano dal cuore d’oro arrivato in sala nel 2013. Il suo creatore Akira Matsumoto (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Leiji Matsumoto) è morto il 20 febbraio, all’età di ottantacinque anni, per insufficienza cardiaca.
Il mangaka ha creato personaggi senza tempo che hanno cambiato per sempre la nostra percezione dell’eroe. Non più un boyscout, sul modello di Superman, ma piuttosto un vigilante tetro, anticonformista che preferisce alla scura terra gli orizzonti infiniti e azzurrini del cielo. Ed ecco, infatti, quel suo Capitan Harlock che naviga sul suo battello, tra le nuvole, con la bandiera da pirata, la benda sull’occhio e i capelli arruffati.
L’artista era nato in una piccola città giapponese, nella prefettura di Fukuoka, il 25 gennaio 1938. E già da ragazzino aveva dimostrato un talento straordinario per il disegno. Tanto che, in quel Giappone che si stava riprendendo dagli orrori della Seconda guerra mondiale e dall’atomica, a soli quindici anni, vince un concorso e pubblica il suo primo lavoro, tradotto in italiano come Le avventure di un’ape. Prosegue con Otoko Oidon, un manga su un ragazzo che tenta di farsi strada nel mondo, con la sua goffaggine e tutte le problematiche legate al lavoro, le relazioni e le tante disavventure di ogni giorno.
Il manga è un successo, ma è subito dopo la serie animata La corazzata Yamato che Leiji Matsumoto, nel ’79, tocca la fama internazionale con Capitan Harlock, l’intrepido capitano proveniente dal futuro, eppure figlio della contemporaneità.
Matsumoto si affida alla fantascienza, come tanti altri artisti degli anni Settanta, per rappresentare il suo presente, un’epoca in cui la tecnologia fa sempre più parte del quotidiano e i viaggi spaziali, dopo l’allunaggio di Neil Armstrong nel ’69, sono scienza e non più fantascienza.
L’anime è ambientato nel 2977. L’umanità è ormai ferita, dilaniata dalla distruzione di una guerra passata. Gli esseri umani agiscono come tanti automi, gusci vuoti senza vita, una massa indistinta, incurante di quanto accade nel mondo. Harlock, invece, è un outsider, un simbolo di libertà, un pirata dello spazio pieno di ideali. Con la sua nave sfida le intemperie del cielo, ricerca nuove avventure, e nonostante la cupezza del suo animo sogna comunque un mondo migliore, e per questo combatte in barba alle leggi imposte dal Primo Ministro della Terra.
Tanti sono i personaggi usciti dalla matita di Matsumoto ma Capitan Harlock è sicuramente il più celebre, tanto da essersi meritato un tour di festeggiamenti per i suoi sessant’anni nel 2019. Per l’occasione il grande disegnatore è stato anche ospite al Festival di Torino.
Adele Porzia
Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate online. Il sogno nel cassetto? Appena trova qualcosa di realizzabile completa questa bio.
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