Jack, Ma’ e l’orco, una “favola nera” incanta la Festa

È “Room” di Lenny Abrahamson  tratto dal romanzo “Stanza, letto, armadio, specchio” di Emma Donoghue. Una storia di segregazione e violenza di una madre e del suo bambino costretti da un folle nel chiuso di un capanno. Emozionante…

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“Oggi ho cinque anni. Ieri sera quando sono andato a dormire dentro Armadio ne avevo quattro, ma adesso che mi sono svegliato su Letto, al buio, abracadabra: ne ho compiuti cinque. Prima ancora ne avevo tre, poi due, poi uno, poi zero. “Sono mai andato sotto zero”?. “Eh?” Ma’ si stiracchia tutta. “Lassù in Cielo avevo meno un anno, meno due, meno tre?”. “No, no, il conto è cominciato solo quando sei atterrato qui”. “Da Lucernario. Eri tanto triste fino a quando sono capitato nella tua pancia”.
È Jack che racconta, il piccolo protagonista del folgorante romanzo dell’irlandese Emma Donoghue, diventato un bestseller e un meritato caso letterario. Arrivato in Italia col titolo Stanza, letto, armadio, specchio (Mondadori, 2010) la storia claustrofobica di questo bimbo che vive segregato insieme alla madre nel capanno dell’”Orco” adesso è anche un film. Un bel film: Room, dell’irlandese Lenny Abrahamson che, premiato dal pubblico al Festival di Toronto, ha stregato anche il pubblico romano della Festa.

imagesAl centro della storia un drammatico caso di cronaca accaduto anni fa in Austria che la scrittrice, qui anche sceneggiatrice al fianco di Abrahamson, ha riadattato con sapienza narrativa e incredibile conoscenza del mondo dell’infanzia. Jack, infatti, è la voce narrante, il punto di vista di questo incubo, trasformato in un quotidiano di giochi dall’amore di sua madre.
Rapita a 19 anni da un balordo psicopatico, la donna è stata violentata e segregata in un capanno da giardino per sette anni. Il piccolo Jack è il frutto di quell’orrore. Ma lui di questo non sa nulla. Come ne La vita è bella, in cui il padre trasforma per il figlio l’agghiacciante realtà del lagher in un gioco, così Ma’ trasforma quella prigione in un mondo a parte per il suo Jack.

Nato in quelle quattro mura, insonorizzate e senza finestre con l’unico accesso di una porta blindata da dove ogni sera arriva il carceriere, Old Nick, il bimbo vive nella Stanza senza sapere nulla del mondo reale. Guarda la tv, certamente, ma sa che tutto quello che c’è in quella “scatola” è finto. La realtà è quella dei 10 metri quadri in cui vive con Ma’. La favola di Alice nel paese delle meraviglie, giocatoli fatti in casa magari con i gusci delle uova, poco cibo, razionato e il Premio della domenica, che possono essere un paio di jeans nuovi o gli “ammazza dolori” per i denti malati di Ma’.

Oggetti e cose non hanno l’articolo, perché sono gli unici esemplari esistenti per lui. Così Lavandino per lavarsi i denti prima di andare a dormire, Tappeto dove si gioca e si fa ginnastica, Cucchiaino Storto per mangiare i cereali. Armadio dove ogni sera Ma’ lo mette a dormire per non farlo assistere alla violenza a cui ogni notte la sottopone l’Orco.
Nel chiuso di Armadio, quando non riesce a dormire, Jack conta i cigolii di Lettto, 269, 378, ogni sera cambiano, finché Old Nick non emette quello “strano verso” e poi Porta si apre col suo “bip bip”, lui va via e Jack può andare, finalmente, nel letto di Mà.
E se nel libro è proprio il racconto in prima persona del bimbo a rendere l’orrore vissuto dai due protagonisti nella sua incredibile crudeltà, nel film, inevitabilmente, la narrazione si frantuma attraverso più punti di vista, perdendo in parte la sua potenza. Ma lasciando comunque intatta l’efficacia e l’emozione del racconto, reso più compatto, soprattutto nella seconda parte, quando, grazie al coraggio del piccolo Jack, si aprirà una via di fuga. E i due, allora, dovranno fare i conti con la vita, ancora più difficile, che li aspetta fuori. Straordinarie le interpretazione di Brie Larson nei panni di Ma’ e quella del piccolo Jacob Tremblay. Il film uscirà in sala il 3 marzo 2016. Da non perdere.