Juliette Binoche presidente di giuria di Cannes 2025. E star engagée
Juliette Binoche ha conquistato pubblico e critica riunendo in un’unica filmografia alcuni dei più grandi registi del nostro tempo. Esattamente 40 anni dopo la sua prima apparizione sulla Croisette, con Rendez-vous di André Téchiné, sarà lei a presiedere la Giuria del 78° Festival di Cannes in corso dal 13 al 24 maggio.
Juliette Binoche succederà alla regista americana Greta Gerwig.
Quattro decenni l’hanno trasformata in una star internazionale, avviando collaborazioni inaspettate e sceneggiature che le stanno a cuore. Questo percorso istintivo nel cuore della scena creativa mondiale le ha rapidamente conferito un’aura impossibile da ignorare in una costellazione di cineasti che non conosce confini: Michael Haneke (Austria), David Cronenberg o Abel Ferrara (Stati Uniti), Olivier Assayas, Leos Carax o Claire Denis (Francia), Amos Gitaï (Israele), Naomi Kawase o Hirokazu Kore-eda (Giappone), Krzysztof Kieślowski (Polonia), Hou Hsiao-hsien (Taiwan)…
Nessun altro film esprime meglio questo appetito inestinguibile di Copia conforme di Abbas Kiarostami, che gli è valso il Prix della miglior attrice a Cannes nel 2010: diretta dal regista iraniano nel cuore della campagna toscana, al fianco di una cantante lirica britannica, Juliette Binoche illumina questa storia universale che mescola l’amore e l’arte e le loro finzioni per identificare meglio la loro verità. Dopo il quinto film della Binoche nella Selezione Ufficiale, ne seguiranno altri quattro fino a The Passion of Dodin Bouffant di Trần Anh Hùng nel 2023.
Vincitrice dei premi più prestigiosi (Oscar, Bafta, César, premi di recitazione a Berlino e Venezia…), Juliette Binoche non cerca il virtuosismo, preferendo affidarsi solo all’emozione e alla verità del momento che le sfugge. Il grande divario tra le sue interpretazioni con il solo Bruno Dumont – dal puro (Camille Claudel 1915) al burlesco (Ma Loute) – illustra questo gusto per la libertà e il coraggio di sfidare costantemente se stessa. È senza dubbio per questo che è così versatile e imprevedibile nella sua arte – le sue arti, dato che sfugge allo schermo cinematografico per serie (The Staircase, The New Look), teatro (Ivo van Hove), danza (co-creazione con Akram Khan), musica (Alexandre Tharaud) o pittura.
Gli echi del mondo risuonano attraverso la voce di questa cittadina impegnata. Istruzione, migranti senza documenti, diritti umani in Iran – ricordiamo la sua protesta a Cannes contro l’incarcerazione di Jafar Panahi, di cui ha brandito il nome sul palco – la nuova Presidente dell’Accademia del Cinema Europeo è anche sulla scia essenziale del movimento #MeToo: condivide con generosità e responsabilità le fragili esperienze dei suoi inizi. Utilizza inoltre la sua influenza per sensibilizzare regolarmente sui pericoli ecologici che minacciano il nostro pianeta.
“Il suo impegno su larga scala ricorda quello di Olivia de Havilland, ricordata per aver sfidato l’onnipotenza degli studios americani. Questa leggenda di Hollywood fu presidente della giuria del Festival di Cannes nel 1965, lasciando per la prima volta il posto a un’altra donna, anch’essa leggenda della Settima Arte di Cinecittà, Sophia Loren – si legge nel comunicato del Festival-. Questo accadeva 60 anni fa. La presenza di Juliette Binoche è come una filiazione lontana ma bellissima, che celebra e riunisce le star attraverso il tempo”.
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