La “Cipria” del papà di Visconti, Zavattini & Co. Quel concorso cine-letterario per le donne italiane
Presentato al TFF “Cipria” nuovo documentario di Giovanni Piperno con Anna Villari che, attraverso il repertorio, ricostruisce una sorprendente storia d’antan. Quando nel ’41 Zavattini in veste di pubblicitario per la cipria dell’industriale Giuseppe Visconti di Modrone, padre di Luchino, inventò un concorso a premi per sole donne: racconti di vita vissuta poi selezionati dalla prestigiosa giuria composta dallo stesso Zavattini, Visconti figlio, Alba de Cespedes e Vittorio De Sica. Il miglior racconto oltre alla pubblicazione sarebbe diventato un film. Ma gli eventi bellici fecero sfumare il progetto …
In un’epoca in cui la gente sognava quel che canticchiava Gilberto Mazzi: “Se potessi avere 1.000 lire al mese…”, chissà se gliele hanno date, solo tre anni dopo, a Maria Andrea Girardo Baretto le dovute 10.000 lire che si era meritate con la sua storia di vera vita vissuta. O anche loro son volate via come la cipria al vento che le aveva motivate.
Siamo nel 1941, guerra da pochi mesi pomposamente annunciata dal balcone con illusioni di vittoria, l’industriale Giuseppe Visconti di Modrone, padre di Luchino, affida a Dino Villani, pubblicitario più famoso dell’epoca, il lancio di Velveris, velo di primavera, nuovo prodotto dalla sua casa cosmetica.
A lui e a Zavattini viene in mente di lanciare un concorso a premio per sole donne. Chiede di scrivere un racconto sulla loro vita non necessariamente con penna da scrittrici. Le storie più belle verranno poi pubblicate da L’Illustrazione del Popolo e radio sceneggiate.
E il primo premio, che andrà ovviamente alla migliore, porterà, appunto, non solo a chi l’ha scritto 10.000 lire (5.000 al secondo e al terzo), ma anche la gioia di vederlo trasformato in “Film della vostra vita”.
Di storie ne arrivarono talmente tante che il concorso si allungò al ‘42. E l’autorevole giuria, composta da Zavattini, Luchino Visconti, Alba de Cespedes, Vittorio De Sica, destinò il primo premio a Maria Andrea, nubile ed efficientissima impiegata, diplomata maestra e figlia unica di un contadino ricco che l’aveva pur fatta studiare, ma che la sera preferiva sbevazzare al bar giocando a carte piuttosto che tornare a cena a casa. Per questo lei un bel dì decide di fuggire da quell’incubo e se ne va’ con sua mamma in città in cerca di lavoro e forse anche di un buon marito, come spera la madre nel frattempo rinata dopo aver mollato il suo.
La trentottenne Maria, nella sua storia racconta con puntiglio e sguardo ironico, il passaggio dalla vita contadina a quella di impiegata specializzata in una officina meccanica, fiera della sua produttività, del suo servizio internazionale per l’esportazione e della trasformazione di quel suo corpo di contadina in elegante donna d’affari. Che però sceglie, alla fine, di lasciare nebbia & affari e ometti che la chiamano donnina a Milano per tornare in campagna e al sole della sua terra.
La storia piacque, ma il film sfumò, travolto dagli eventi bellici.
A mantenere la promessa, a 80 anni di distanza, ci hanno pensato, scoprendo il materiale, l’affermato documentarista Giovanni Piperno e Anna Villari, che ha scritto il soggetto e la sceneggiatura insieme a lui, mischiando “Vita ai margini” della Girardo Beretto, alla storia di Zefferina Bianco “La bimba da circo” e a quella di Donata Falchi “Ciclone alle Filippine”.
Le prime due di segno chiaramente neorealistico, l’ultima un mix di avventura o fumetto d’amore, una sorta di anticipo di fotoromanzo.
Il tutto fatto tuffandosi e pescando a piene mani in archivi di ogni tipo, a cominciare da quello Nazionale del film di famiglia, Cineteca d’impresa, Edison, Centro storico cinema, Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e democratico, archivio storico Eni e così via. Ricostruendo in bianco e nero, con questi materiali, come in un gioco puzzle, personaggi luoghi ed epoca. Ma anche illusioni e fantasie con l’irruzione di proiezioni di immagini sulle immagini: fantasmi delle fantasie. Un bel riciclo.
A interpretare solo la voce narrante di Maria che introduce, oltre la sua, anche la storia di Donata e Zefferina, è Lucia Mascino. Ottavia Bianchi è il fantasma di Maria, mentre la Voce della Radio è di Marco Cavalcoli.
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