“La paranza dei bambini” tra Saviano e Santoro
Sono i baby-boss della camorra, bande di adolescenti che si combattono, a colpi di kalashnikov, in una guerra dimenticata per il controllo dello spaccio della droga a Napoli e dintorni. Un intero giovane popolo ridotto a carne da macello che sarà protagonista del nuovo romanzo di Roberto Saviano e del doc, “Robinù” di Michele Santoro in mostra a Venezia…
Sono già stati ribattezzati i figli di Gomorra. E di loro ci hanno raccontato le recenti cronache insanguinate della nuova guerra di camorra e ancora di più quelle giudiziarie con le condanne dei boss bambini. Ragazzini senza tetto né legge che, kalashnikov in mano, sparano ad altezza uomo per imporre il loro potere a Napoli e dintorni per il controllo dello spaccio della droga.
Quelli che hanno dato il titolo al nuovo romanzo di Roberto Saviano, La paranza dei bambini che uscirà a Natale per Feltrinelli, a dieci anni di distanza da Gomorra. E quelli che Michele Santoro mostrerà nel suo documentario Robinù in arrivo al prossimo festival di Venezia, dove sarà proiettato (il 7 settembre) nella nuova sezione Cinema nel giardino.
Sia il libro che il documentario raccontano, in sintesi, la drammatica realtà portata alla luce dall’inchiesta condotta dai pm della Dda Henry John Woodcock e Francesco De Falco che, il 15 giugno scorso, ha portato a 43 condanne, accertando che i giovanissimi feroci boss della camorra napoletana sono un vero e proprio clan, pronto a tutto.
E se Saviano, stavolta li “romanza” (questa volta è fiction e non più non-fiction, scrive su Facebook l’autore), Santoro li racconta tra immagini drammatiche ad interviste choc. Basato sui veri volti dei baby-boss della camorra, Robinù porta per la prima volta sullo schermo la storia di un intero giovane popolo ridotto a carne da macello. Sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni, quei ragazzi hanno evaso qualunque obbligo scolastico, non parlano italiano, hanno i denti già devastati dalla droga, ed esprimono chiaramente sentimenti e passioni di una forza sconosciuta a quella parte di Paese definita “normale”.
«Tu queste cose le devi fare ora. Perché così, se vai in galera per vent’anni, esci e hai tutta la vita davanti». È questa la concezione del mondo di quei soldati bambino che a 15 anni imparano a sparare, a 20 sono killer consumati e a 30 spesso non ci arrivano nemmeno…
Robinù, nato da un’idea di Michele Santoro e Maddalena Oliva che firmano anche la sceneggiatura, prodotto da Zerostudio’s e Videa Next Station, uscirà nelle sale per Videa.
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