La passione per gli egizi ai piedi delle Alpi. La storia del Museo egizio di Torino è doc
In sala come evento speciale solo il 12 e 13 marzo (per Nexo Digital) “Uomini e dei. Le Meraviglie del Museo Egizio” di Michele Mailly. Con Jeremy Irons alla scoperta dei tesori dei faraoni e, soprattutto, di quel museo che li contiene. Attraverso la sua storia che si intreccia con quella degli studi egizi iniziati nel 1700, ed esplosi con la campagna di Napoleone e gli studi di Champollion che portarono alla decifrazione dei misteriosi geroglifici. Lo stesso studioso francese aveva detto: “La strada per Tebe e Menfi passa da Torino”…
Egizi che passione! Per chi come me è affascinato dalle antichità egiziane ed ha assaporato momento per momento il viaggio nei luoghi più importanti di quella civiltà, il film Uomini e dei. Le Meraviglie del Museo Egizio è un’ immersione nei ricordi e nella fantasia. Bello e coinvolgente, accompagnati dalla suadente voce di Mario Cordova che doppia Jeremy Irons, scelto come guida e lettore degli antichi testi, il film ci porta alla scoperta dei tesori del più antico museo egizio del mondo (fondato dai Savoia nel 1824 che celebra quindi il suo bicentenario) a partire dal corredo eccezionalmente completo della tomba non di un faraone, ma un alto funzionario, il sovrintendente o forse il capomastro, dei lavori per le tombe dei re, Kha e sua moglie Merit.
Un corredo scoperto nel 1906 da Ernesto Schiapparelli nella necropoli tebana di Deir el Medina che offre uno spaccato unico della vita e degli oggetti di uso ai tempi della XVIII dinastia , ovvero 3500 anni fa.
Culto della morte ma soprattutto culto della vita, una vita che doveva proseguire anche dopo la morte in un paradiso da conquistare con comportamenti corretti e rispetto degli dei. Un percorso descritto punto per punto dal Libro dei Morti, un manuale del perfetto defunto, straordinariamente conservato che Irons recita rendendolo attuale come un racconto.
La storia del Museo si intreccia con quella degli studi egizi iniziati nel 1700, ed esplosi con la campagna di Napoleone e gli studi di Champollion che portarono alla decifrazione dei misteriosi geroglifici. Lo stesso studioso francese aveva detto: “La strada per Tebe e Menfi passa da Torino”.
E oggi il museo ospitato nel palazzo del Collegio dei nobili in via Accademia delle scienze vive di un eccezionale vivacità, merito del direttore Christian Greco e una squadra di giovani ed appassionati curatori, restauratori, studiosi ed archeologi che proseguono studi e ricerche, anche loro protagonisti del film.
Le collezioni custodite a Torino comprendono oltre 40 mila reperti, che hanno una natura antiquaria – in quanto legati al collezionismo e al criterio di raccolta reperti di Bernardino Drovetti, diplomatico piemontese al servizio del governo francese che vendette a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo delle collezioni del Museo per 400 mila lire dell’epoca – e una natura archeologica, legata a campagne di scavo archeologico promosse da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina in Egitto all’inizio del Novecento.
Ma il gemellaggio tra Torino ed Egitto risale alla metà del 1500, quando i sovrani del Piemonte, i Savoia, per dare prestigio alla loro capitale inventarono il mito delle origini egizie di Torino, sovrapponendo il toro, simbolo della città, col dio Api, che aveva le sembianze di toro ed era venerato nell’antico Egitto. Poi l’ arrivo nelle collezioni Savoia nel 1628 della Tavola isiaca, reperto in bronzo di età romana legato al culto di Iside, diffuse definitivamente la passione per gli egizi ai piedi delle Alpi.
Ma il regista Michele Mailly che firma il soggetto insieme allo sceneggiatore Matteo Moneta, ci porta anche all’ombra delle piramidi, tra le sabbie del deserto e lungo le rive del Nilo, là dove cacciatori di tesori di ieri e di oggi hanno trovato i reperti esposti con tanta cura a Torino, al Louvre, al Ägyptisches Museum di Berlino e al British di Londra.
Insomma in un ‘ora e mezzo un vero tour immersivo nella cultura della prima grande civiltà del Mediterraneo. Tante le voci e le testimonianze, e a rendere ancora più appassionante il viaggio, le musiche di Renzo Anzovino, un maestro delle colonne sonore dei docufilm d’arte, dal momento che ne ha composte ormai quasi una decina dedicate a Frida Kahlo, Napoleone, Elisabetta II, Pompei, Vincent Van Gogh, Claude Monet, Paul Gauguin, Borromini e Bernini, in parte confluite anche nel cofanetto Sony Classical dal titolo Art Film Music.
Dopo il successo dell’anteprima del Torino Film Festival Uomini e dei arriva nelle sale per soli due giorni, il 12 e 13 marzo, per la serie La grande Arte al cinema a cura di Nexo Digital. Ed è un vero peccato che non possa essere visto per più tempo sui grandi schermi perché sarebbe uno strumento utile per far appassionare giovani di tutte le età allo studio della storia meglio di qualsiasi libro o lezione in classe.
Monica Carovani
Fiorentina, giornalista e appassionata d’arte. Dalla carta stampata alla tv, 40 anni di professione con il vizio della curiosità: da Paese Sera il Nuovo Corriere a Moda e King passando dalle collaborazioni con il Messaggero e ADN Kronos. Poi tanta Rai: Tg3 vice caporedattore cultura , Tg1 on Line, Rainews24. Per evitare conflitti familiari con il marito pittore, si occupa soprattutto di grandi artisti del passato.