La (s)fortuna di aver avuto genitori comunisti. Gli irresistibili “pionieri” di Luca Scivoletto al cinema
In sala dal 13 aprile (per Fandango) “I pionieri” film di Luca Scivoletto dal suo romanzo omonimo (Fandango). Il racconto della particolarissima (nonché comicamente sofferta) formazione dei ragazzini con famiglia comunista ortodossa nell’Italia di fine ‘900. C’è un umorismo sottile nel racconto in prima persona del piccolo Enrico (così chiamato in onore di Berlinguer), figlio di un funzionario del Pci nella Sicilia profonda di Modica. È il film tra i più freschi e insoliti con protagonisti dodicenni visti negli ultimi anni. Passato a TF …
Qualcuno sa chi erano i Pionieri? Esclusa la risicatissima minoranza di chi in età prepuberale ha avuto addirittura la tessera (io appartengo a quel curioso manipolo) sarà un piacere scoprirlo con I Pionieri di Luca Scivoletto, fuori concorso al Torino Film Festival, che uscirà in sala a inizio 2023.
Prodotto da Fandango con RaiCinema, il film è tratto dal romanzo omonimo del regista, pubblicato da Fandango Libri, e racconta la particolarissima (nonché comicamente sofferta) formazione dei ragazzini con famiglia comunista ortodossa nell’Italia di fine ‘900.
È uno dei più freschi e insoliti film con protagonisti dodicenni visti negli ultimi anni (un altro, diversissimo ma notevole, è il belga Close, che sarà a breve in sala da noi), una vera boccata d’ossigeno nel panorama del nostro cinema.
C’è un umorismo sottile nel racconto in prima persona del piccolo Enrico (così chiamato in onore di Berlinguer), figlio di un funzionario del Pci nella Sicilia profonda di Modica. Ovviamente non battezzato in una regione profondamente cattolica e democristiana, negli anni ’90 Enrico sogna la “normalità” dei suoi coetanei ma il rigore familiare gli vieta tutti i prodotti di marca, i cartoni animati (“specie sulle reti di Berlusconi”) , le feste di compleanno a casa dei figli dei notabili, i voti bassi e parlare in dialetto. Reebok e Nintendo sono i suoi sogni proibiti, e non è facile vivere in una scuola dove i bulli chiedono il pizzo in forma di merendine.
Davanti alla prospettiva di passare l’estate alle costole del padre in giro per le sezioni di Partito, il ragazzino organizza una fuga nei boschi con l’amico e affine Renato, che si pettina come Antonio Gramsci. Obiettivo: fare un “campeggio comunista” come quelli dei Pionieri – praticamente i boy scout di sinistra – che negli anni ’50 e ’60 in Italia avevano anche un proprio organo di stampa. Lui in realtà del fardello politico si vorrebbe sbarazzare, ma un Super Io con le fattezze di Berlinguer lo richiama continuamente all’ordine contro “il richiamo tentatore del Capitalismo”.
È un’avventura un po’ alla Tom Sawyer, con la variante del “nemico politico” rappresentato dai soldati americani della base di Comiso e con il bullo di classe che dopotutto è simpatico. E al trio si unisce una ragazzina, fuggitiva anche lei perché la mamma che lavora alla base vuole riportarla in America.
Buona sceneggiatura, con battute tenere e divertenti tra i ragazzini. Ecco come Enrico spiega alla ragazzina (di cui naturalmente si innamora) il lavoro del padre: “È come essere un missionario, solo che i missionari credono in Dio mentre nel comunismo non crede più nessuno”. E il Pci è “il più grande partito comunista dell’Occidente, quello della classe operaia, dei grandi registi e dei cantanti pallosi”.
Non svelo il finale ma dopo molte peripezie il composito quartetto riuscirà a far sventolare la bandiera rossa con la falce e martello in un posto impensato. Sono sorprendente bravi i piccoli e perfetti gli adulti: il Peppino Mazzotta di Moltalbano e Lorenza Indovina, in particolare, come genitori di Enrico. E la materia è speciale. Nei miei ricordi, solo Cosmonauta dell’esordiente Susanna Nicchiarelli aveva affrontato una storia di formazione “diversa” consimile.
Teresa Marchesi
Giornalista, critica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come Inviato Speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, "Effedià- Sulla mia cattiva strada", su Fabrizio De André, premiato con un Nastro d'Argento speciale e "Pivano Blues", su Fernanda Pivano, presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.
14 Giugno 2016
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