Le favole “cattive” di Giambattista Basile
Cenerentola che uccide la matrigna. La bella addormentata risvegliata da uno stupro. Scene di crudeltà e deformazione grottesca alla base del suo capolavoro, “Lo cunto de li cunti”, che Matteo Garrone porta al cinema e a Cannes…
«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne Il racconto dei racconti descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave». Matteo Garrone racconta così, in sintesi, la fascinazione che l’ha portato alla trasposizione di un classico della letteratura barocca come Lo cunto de li cunti, di Giambattista Basile, che sarà in concorso a Cannes come Il racconto dei racconti.
Il capolavoro di Basile, apparso postumo, fu pubblicato tra il 1634 e il 1636 in napoletano, col titolo di Lo Cunto de li Cunti overo Lo trattenemiento de’peccerille ed è arrivato sino a noi come Pentamerone ossia La fiaba delle fiabe, nella traduzione in italiano di Benedetto Croce, grande estimatore dell’opera, a sottolineare espressamente le vicinanze col Decamerone nel suo impianto narrativo. Tale che fruttò, tra l’altro a Basile, l’appellativo di “Boccaccio napoletano”. Il testo raccoglie infatti 50 favole incastonate su una cornice, raccontate nell’arco di cinque giorni da dieci donne anziane, dai suggestivi nomi di Tolla nasuta, Popa gobba, Antonella bavosa o Zeza Sciancata.
Se finora, però, Basile non è mai arrivato “ufficialmente” sul grande schermo, la sua rilevanza nella storia della cine-letteratura è seminale. Troviamo tracce ovunque. Basti pensare alla novella più nota, La gatta Cenerentola, portata a teatro da Roberto De Simone nel 1976 con La nuova compagnia di canto popolare. Seppure molto diversa nei dettagli (Cenerentola uccide la matrigna…) è principale ispirazione per Perrault, modello primario per la nostra Cinderella: c’è dunque un filo che porta da Basile a Branagh, dal 1600 a Cenerentola oggi, e perfino alla deformazione della sua figura di Into the Woods. Molto deriva da Basile. Anzi, volendo azzardare Charles Perrault lo ha “tradito”, ha manipolato la fonte per creare la sua fiaba. Allo stesso modo la novella Sole, Luna e Talia ha ispirato La bella addormentata. Ecco un altro filo che porta al contemporaneo, passando per La belle endormie di Catherine Breillat (2010), la citazione simbolica di Bella addormentata di Bellocchio (2012) e soprattutto Maleficent di Robert Stromberg (2014), reimpaginazione live del film Disney, operazione zoppicante che offre alla fata Malefica inedita centralità nella parabola dell’addormentata. Sempre Basile sullo sfondo, sempre possibile fonte deformata nel tempo. In modo indiretto – inoltre – molte storie dello scrittore campano sono citate, modellate, rimasticate nelle favole successive. Nell’anno di Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani, Garrone fa con Basile un’operazione simile ai due cineasti, operando una selezione di tre novelle. C’è un re e una regina (John C. Reilly e Salma Hayek), il loro figlio albino si innamora della figlia albina di un servo; un altro re (Vincent Cassel) corteggia una donna che da anziana è “diventata” giovane; una principessa in pericolo viene salvata da due amanti che lavorano al circo, Massimo Ceccherini e Alba Rohrwacher.
Ma sono davvero semplici favole? Resta il dubbio perché Basile non è un narratore classico. Se da una parte le sue trame, attinte dalla tradizione popolare, vengono abitate da re, regine, principesse e amori, dall’altro “hanno un rilievo notevolissimo le scene di sensualità, di crudeltà e di deformazione grottesca”, per dirla con Asor Rosa. Offrono, cioè ampio spazio, all’antropofagia, l’omicidio, il sangue. È un cantastorie “cattivo”, Basile, che esulando da ogni classificazione alla Propp, non istruisce per forza, non è corretto né concede nulla all’edulcorazione: Cenerentola è un’assassina che uccide la matrigna, poi sostituita con un’altra. La bella addormentata viene risvegliata da un re non attraverso un bacio, ma con la violenza carnale. Garrone, il regista che prosciuga il corpo fino a renderlo anoressico in Primo amore, ne è stato attratto. I bambini, magari, ne stiano lontani.
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