Martin Eden c’est moi. Il capolavoro di Jack London che vedremo a Venezia 76
In attesa di vedere a Venezia 76 l’adattamento di Pietro Marcello del capolavoro di Jack London, Anna Tito ci accompagna nell’universo del grande narratore americano. Svelandoci le tensioni emotive e politiche di Martin Eden, straordinario alter ego letterario dello scrittore, ma anche la sua formazione, la fede socialista e i suoi romanzi, da “Zanna bianca” alla fantascienza …
È la storia di una miracolosa metamorfosi, quella di Martin Eden, piccolo americano anonimo quasi delinquente di inizio ‘900 divenuto in breve tempo scrittore di straordinario successo. Una storia ora portata sul grande schermo da Pietro Marcello, giovane talentuoso regista (La bocca del lupo, Bella e perduta), con la quale sarà in corsa per il Leone d’oro a Venezia 76.
Martin Eden il film, coprodotto da Germania, Italia e Francia, è una libera trasposizione del capolavoro di Jack London (1876 – 1916), in gran parte autobiografico, in cui l’autore autodidatta propone una sua filosofia di vita attraverso il personaggio del marinaio Martin, fra le figure più romanzesche, sognatrici e singolari della letteratura americana. Apparve nel 1909 e ora ne ricorre il centodecimo anniversario.
La narrazione può dirsi autobiografica, nonostante le ripetute smentite da parte dell’autore. Mosso da una fame insaziabile di conoscenze e viaggiatore al pari del suo eroe Martin, ne condivideva il disprezzo per la “buona società”, pur aspirando a farne parte. E la sua storia è quella di un’ascesa, ma anche di una disillusione.
Del suo avventuroso Il richiamo della foresta (1903), London aveva venduto più di sei milioni di esemplari solo in lingua inglese, e Zanna bianca del 1906 è fra i libri tuttora più letti dai giovani. A distanza di un decennio apparve il fantascientifico Il vagabondo delle stelle (1915), intreccio non privo di curiosa genialità filosofica e spiritualismo.
E nel frattempo in Il tallone di ferro (1908), romanzo fantapolitico che prefigura la presa del potere negli Stati Uniti da parte di una ristretta oligarchia dittatoriale, con situazioni che sembrano precorrere la nascita dei regimi nazi-fascisti, London aveva espresso la propria visione socialista del mondo, già anticipata in Il popolo dell’abisso (1903), feroce e lucido atto d’accusa al “glorioso” Impero britannico e all’ipocrisia delle classi agiate a seguito di un’inchiesta effettuata nell’East End di Londra, dove imperversava la miseria più nera.
Jack visse in prima persona e fino in fondo le avventure messe scena nei suoi romanzi: al pari del suo eroe Martin, London era figlio illegittimo, nato a San Francisco da un astrologo e da una spiritualista socialmente impegnata. Prima di raggiungere la fama fu di volta in volta marinaio e operaio, poliziotto e furfante, ma anche cercatore d’oro, inviato di guerra dalle nevi del nord ai mari del sud, nonché conferenziere, più volte candidato a sindaco socialista; e ancora strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, agente di assicurazioni, pugile, coltivatore, prima di realizzarsi come scrittore di successo.
Arrestato per vagabondaggio, aveva sostenuto in prigione gli esami di ammissione all’università, superandoli brillantemente.
Divenne uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti autori del suo tempo: scrisse una cinquantina di volumi, in gran parte fantascientifici, in cui ricorre il tema del “giorno dopo”, ovvero di un’umanità ritornata ai primordi o in procinto di farlo, quasi un’anticipazione dell’allora inimmaginabile “guerra batteriologica” contro una Cina divenuta enormemente popolosa e pericolosamente concorrenziale sul piano produttivo.
Martin è un ragazzo del popolo che lotta disperatamente per diventare uno scrittore, ispirato e sostenuto in questo dal suo amore per Ruth, bellissima figlia dell’alta borghesia di San Francisco che diventa non soltanto un’ossessione amorosa, ma anche il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi.
Dopo un periodo di grandi difficoltà materiali e intenso studio e lavoro su poesie, racconti, libri e saggi, riuscirà a raggiungere la fama e il denaro che aveva desiderato per Ruth più che per sé. Questa però lo abbandona, su pressione dei genitori. Subito dopo, il successo e il conseguente cambiamento nella posizione sociale di Martin indurrà tutti quanti quelli che lo avevano deriso e sfuggito a cambiare radicalmente atteggiamento e il romanziere viene invitato nei circoli più esclusivi della città.
Persa però la sua spinta vitale, Martin smette di scrivere, prendendo a interrogarsi su cosa fosse cambiato in lui, dato che le stesse persone che facevano a gara per averlo a cena oggi, prima del successo avevano permesso che patisse la fame. Il romanzo si conclude tragicamente con il suicidio in mare del protagonista.
Pochi anni dopo la pubblicazione di Martin Eden, London morì nel suo ranch californiano a soli 40 anni, in circostanze mai chiarite, probabilmente suicidatosi o per via di un avvelenamento da farmaci. Trasformando così il suo romanzo in una sorta di testamento spirituale.
20 Marzo 2018
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