Sua madre: Natalie Portman con Oz per il debutto da regista
L’attrice a Cannes, per la prima volta, nella doppia veste di regista e interprete. È “Una storia d’amore e di tenebra“, dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano, in cui veste i panni della mamma.
Natalie Portman sbarca a Cannes, per la prima volta nelle vesti di regista con Una storia d’amore e di tenebra, e porta con sé Amos Oz, uno dei maestri della letteratura israeliana contemporanea. L’attrice ha scelto l’omonimo romanzo autobiografico dello scrittore per il suo esordio dietro la macchina da presa, che presenterà in proiezione speciale alla 68esima edizione del Festival (dal 13 al 24 maggio).
C’è gran parte della vita di Amos Oz in Una storia di amore e di tenebra, pubblicato in Italia nel 2005 da Feltrinelli. Ci sono affreschi di persone e luoghi, vita quotidiana ed eventi storici. Ci troviamo così al centro della storia di Israele dalla fine del protettorato britannico, tra le bottiglie molotov durante la guerra d’Indipendenza e il giorno della nascita dello Stato di Israele, di fronte al sogno socialista e la risposta nazionalista. Ci sono soprattutto le spinte di amore e tenebra.
L’amore per i genitori, per i familiari scappati dal nazismo e per la propria terra, su cui piantare saldamente i piedi e far crescere radici; e la tenebra, il dolore per la morte della madre suicida – interpretata nel film dalla stessa Portman – quando Amos ha solo tredici anni. Una sofferenza intima, personale, che è frammento microscopico della pena di un popolo, della nascita travagliata della sua patria e del suo rapporto con l’Europa. Le parole di Oz hanno il sapore della denuncia, del sentimento di offesa e vergogna davanti al rifiuto dell’Antico Continente, all’antisemitismo che ha umiliato la sua gente. Ma, al tempo stesso, esprimono il rigetto di un’esistenza ancora troppo intrisa di diaspora e nostalgia per l’Europa, il bisogno di una rottura e la conseguente fuga, a soli quindici anni, verso il kibbutz Hulda. Una nuova vita, una nuova identità corredata da un nome nuovo – da Klausner a Oz, che in ebraico significa “forza” –, l’amore per la moglie Nilli. E, così, dopo il dolore c’è spazio per un’ambita quiete, quantomeno interiore, per l’elaborazione del lutto, in un silenzio rotto solo dalla parola scritta, dopo tanti anni: «di mia madre non ho parlato quasi mai, per tutta la mia vita fino a ora, che scrivo queste pagine. Né con mio padre né con mia moglie né con i miei figli né con nessun altro». Una storia di amore e di tenebra è infine un romanzo di formazione, politica e umana, di uno dei più grandi scrittori israeliani contemporanei, in un apprendistato fatto di dolore e morte, separazione e rinascita, soprattutto, di memoria individuale e collettiva. Un romanzo imponente, rivelatore di sfumature storiche e sociali e di toni profondamente personali. Per questo un testo complesso da portare al cinema. Dove molto dipenderà dall’ equilibrio tra questo insieme organico di avvenimenti storici e le emozioni intime, in cui privilegiare, o meno, i tratti interiori e viscerali dei personaggi, installando, come da sfondo, un contesto generale accuratamente documentato dallo scrittore israeliano.
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