Naomi Klein, la nuova rivoluzione è cambiare il clima
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla conferenza Cop21 di Parigi, esce in sala solo il 2 dicembre, “This Changes Everyting”, il documentario ispirato al nuovo libro dell’attivista canadese di “No Logo”. Un ennesimo atto d’accusa contro il capitalismo dei disastri ambientali ma con una speranza: è questa l’occasione per cambiare il mondo…
E se il riscaldamento globale fosse l’occasione giusta per costruire un mondo migliore? Se lo chiede Naomi Klein nel suo ultimo libro Una rivoluzione ci salverà, appena uscito in Italia per Rizzoli, che fa da traccia a This Changes Everyting, il documentario ambientalista in sala solo il 2 dicembre, in contemporanea con la conferenza sul clima Cop21 di Parigi.
Vincitore allo scorso festival di Toronto, il doc di Avi Lewis, marito della giornalista canadese portabandiera del movimento no global (nel 2001 il suo libro No logo, ne diventò una sorta di manifesto), è stato presentato l’altro giorno a Montecitorio in un incontro con Laura Boldrini, durante il quale il regista non ha risparmiato critiche neanche al governo italiano per le trivellazioni nel mare Adriatico.
Proseguendo nella sua analisi dei disastri causati dalle scellerate politiche neoliberiste dei governi mondiali (vedi Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri), Naomi Klein in questo suo nuovo libro, come nel documentario, spiega in modo diretto che il capitalismo non è più sostenibile.
“Non abbiamo intrapreso le azioni necessarie a ridurre le emissioni perché questo sarebbe sostanzialmente in conflitto con il capitalismo deregolamentato, ossia con l’ideologia imperante nel periodo in cui cercavamo di trovare una via d’uscita alla crisi – scrive la giornalista -. “Siamo bloccati perché le azioni che garantirebbero ottime chance di evitare la catastrofe – e di cui beneficerebbe la stragrande maggioranza delle persone – rappresentano una minaccia estrema per quell’élite che tiene le redini della nostra economia, del nostro sistema politico e di molti dei nostri media”.
La via d’uscita che intravede Naomi Klein, dunque, non è una Green Economy all’acqua di rose, ma una trasformazione radicale del nostro stile di vita. “La buona notizia – conclude – è che molti di questi cambiamenti non sono affatto catastrofici; al contrario, sono entusiasmanti”.
In cerca di questi “cambiamenti”, la coppia di attivisti canadesi è andata in giro per il mondo (quattro anni di lavoro) alla ricerca delle comunità in prima linea nella lotta al surriscaldamento del pianeta. Dal Canada alla Cina, dalla Grecia all’India e oltre, raccontando le storie e le persone che hanno visto il proprio ambiente messo all’asta. Dalle foreste dell’Alberta, in Canada, letteralmente stuprate per ricavare petrolio; alle sabbie bituminose del Nord della Grecia in cui gli investimenti per estrarre l’oro vanno a braccetto con il bisogno della gente di uscire dalla crisi economica; dallo sfruttamento del carbone che rischia di distruggere le comunità di pescatori dell’Andhra Pradesh in India, alla Cina in cui l’inquinamento atmosferico è talmente asfissiante da avere sollevato proteste molto violente in tutte le grandi metropoli.
Queste storie si intrecciano alla narrazione di Naomi Klein che traccia i nessi tra il surriscaldamento planetario e il vigente sistema economico. Delineando così l’idea che la difesa del nostro pianeta potrebbe diventare l’occasione per riformare radicalmente l’economia globale ormai alle corde. Che insomma, un altro mondo è possibile.
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