“Nel corso del tempo” torna al cinema. E Wenders a Venezia
Mentre il celebre autore tedesco è atteso alla Mostra col nuovo “Les beaux jours d’Aranjuez”, adattamento dell’omonima pièce di Peter Handke, torna in sala dal 25 agosto (per Viggo) il suo capolavoro di 40 anni fa. Un road movie nella Germania divisa, un viaggio verso il nulla con l’unico obiettivo di aggiustare i proiettori difettosi delle sale. Uscito in Italia nel ’78, fu vietato ai 14…
Due uomini che non si conoscono intraprendono un viaggio insieme su un camion sgangherato e di seconda mano: un road movie verso il nulla, senza meta apparente, nella Germania divisa degli anni ’70, con l’unico compito di aggiustare i proiettori difettosi delle sale cinematografiche sparse per il paese.
Un percorso nella Storia, nel paesaggio, nel cinema e in se stessi. Nel corso del tempo di Wim Wenders torna in sala da giovedì 25 agosto, a quarant’anni dall’uscita, nella versione restaurata in 4K curata dal regista, grazie al lavoro prezioso della casa di distribuzione Viggo Srl (qui l’elenco delle sale in continuo aggiornamento).
Alla vigilia della presentazione del nuovo film di Wenders in concorso a Venezia, Les beaux jours d’Aranjuez, ecco dunque l’occasione per rivedere il titolo imprescindibile del 1976: terzo e ultimo capitolo della Trilogia della strada dopo Alice nella città (1974) e Falso Movimento (1975), Nel corso del tempo si affermò come ipotesi di road movie europeo che definì la “poetica del viaggio” di Wenders: assorbite le atmosfere del cinema hollywoodiano, da John Ford e Peter Bodganovich a Dennis Hopper, l’autore tedesco le supera riscrivendo il viaggio su strada come movimento esistenziale, verso la ricerca impossibile di sé e della propria collocazione nel mondo.
Bruno (Rüdiger Vogler) e Robert (Hanns Zischler) sono per Wenders “due amleti tedeschi che viaggiano nel paese dell’anima”, tra le province al confine tra Germania Est e Ovest, una no man’s land dimenticata dal boom del dopoguerra e dal fallimento del Sessantotto.
La pellicola fu girata in undici settimane con un budget irrisorio e una piccola troupe di amici: tra questi Robby Müller alla fotografia (il suo bianco e nero è un capolavoro) e Peter Przygodda al montaggio. Ispirato dal servizio fotografico di Walker Evans commissionato dal governo americano dopo la crisi del ’29, Wenders senza sceneggiatura seguì un itinerario fatto di piccole sale di provincia dove il cinema e la pellicola iniziavano già a scomparire. Gli Improved Sound Limited hanno realizzato la splendida colonna sonora, insieme alla musica diegetica delle canzoni rock e folk che Bruno ascolta dall’autoradio del veicolo.
Perfino sottovalutato nella filmografia wendersiana, Im Lauf der Zeit è uno dei risultati più alti del cineasta. Nel suo concentrarsi sul percorso, invece dell’approdo, nel suo movimento frastagliato e ondulatorio il racconto tocca esiti supremi: Bruno che corteggia la ragazza del cinema, incartandosi però nella proiezione in loop degli stessi fotogrammi erotici; il confronto di Robert col padre, all’interno di una stamperia, che si risolve nella creazione di un giornale personalizzato sulle “colpe” del genitore; la sommessa protesta finale della proprietaria della sala, che nell’epoca del Muro si rifiuta di proiettare film con messaggio negativo. E molti altri. Come tutti i grandi film, parla soprattutto di cinema: vederlo o rivederlo in sala è atto dovuto.
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