Nonna e nipote in fuga sul filo dei ricordi
In sala dal 14 aprile per Parthénos “Les souvenirs” del francese Jean-Paul Rouve, tratto dal romanzo di David Foenkinos. Un ritratto di famiglia molto francese, tra ironia e melanconia…
I “vecchietti in fuga” sono molto amati dal cinema. E pure dal pubblico, capace di premiarli ad ogni latitudine. Passato appena due anni fa dalle nostre sale, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, dello svedese Felix Herngren, campione di incassi in patria e fuori, ecco che a tentare il bis arriva ora dalla Francia Les souvenirs.
Anche in questo caso c’è dietro un romanzo di successo. Lì era il best seller mondiale di Jonas Jonasson, qui L’eroe quotidiano di David Foenkinos (anche cosceneggiatore del film), 350mila copie vendute e tradotto in 15 lingue, pubblicato in Italia da e/o. A portarlo sul grande schermo un attore e regista come Jean-Paul Rouve, poco noto da noi ma molto apprezzato in Francia per una manciata di commedie che prediligono le relazioni familiari e i toni melanconici.
Gli stessi, infatti, che ritroviamo in Les souvenirs, in cui a farla da padrone è il rapporto tra un nipote in cerca dell’amore e una nonna in fuga dall’ospizio di lusso dove l’hanno costretta i tre figli maschi, troppo presi dalle loro vite convenzionali. Romain ha 23 anni, il sogno di fare lo scrittore ed è impiegato come portiere di notte in un albergo di Parigi. Suo padre (Michel Blanc) è appena andato in pensione, dopo una vita dietro allo sportello di un ufficio postale e finge di non soffrire del vuoto improvviso, mentre la moglie (ossia la mamma di Romain), dopo tanti anni, non tollera più il grigiore del loro quotidiano di coppia.
A dare alla famiglia lo scossone necessario per ritrovare la goia di vivere, sarà proprio la più anziana e coraggiosa di tutti, la nonna ottantacinquenne che per inseguire i suoi ricordi (les souvenirs del titolo) scapperà dalla casa di riposo, chiamando a sè il suo amato nipote con cui condividerà il suo passato e gli ultimi momenti della sua esistenza, regalandogli un prezioso viatico per il futuro, ossia l’amore.
Tra funerali (passione condivisa con Harold e Maude, antenati del “genere”), tranches di vita quotidiana, piccole nevrosi, malinconie e tanta chanson francais, il film scorre via con leggerezza, senza lasciare tracce profonde nel cuore dello spettatore.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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