Quei giovani indiani mandati all’inferno
In sala dal primo giugno, distribuito da Cinema di Valerio De Paolis, “Tra la terra e il cielo”, film d’esordio dell’indiano Neeraj Ghaywan. Siamo a Benares, “la città della morte”, dove gli “intoccabili” lavorano a ritmi serrati alla cremazione dei cadaveri. Un paesaggio infernale in cui i giovani tentano di liberarsi dalle crudeli catene della tradizione…
È uno sguardo impietoso sull’India contemporanea, soprattutto sui giovani indiani che tentano di liberarsi da catene crudeli, da feroci norme repressive. Come dice appunto il titolo italiano Tra la terra e il cielo. Mentre quello inglese spiega la voglia di fuga: Fly Away Solo. E infine, ancora meglio, il titolo originale indiano, Masaan che vuol dire “crematorio”.
Non a caso il tutto è stato girato a Benares conosciuta, dice il regista esordiente Neeraj Ghaywan, come “la città della morte”. Lo sfondo che fa da collegamento all’opera (una coproduzione indiano-francese), presentata a Cannes nel 2015 nella sezione “Un certain regard”, è proprio uno dei tanti forni crematori (Ghat) dove operano le famiglie dei giovani protagonisti.
Questi Ghat sono un centinaio a Benares e sono gradinate di pietra che conducono agli argini del Gange. Qui si svolgono le cremazioni (30 mila ogni anno) affidate agli “intoccabili”. Un paesaggio infernale, tra fiamme continue e mucchi di cadaveri via via fatti a pezzi e bruciati secondo regole sacre.
Qui si dipanano le vite di ragazze e ragazzi magari intenti a frequentare l’università e desiderosi di uscire da quel lavoro massacrante e spesso ributtante, da quell’inferno dei loro padri. Sono costretti però a fare i conti con una società ancora divisa in “caste” e con dispositivi di legge che considerano un vergognoso reato la consumazione di atti sessuali.
Una prima storia racconta di due studenti, Devi e Piyush, scoperti dalla polizia in un hotel mentre osano, appunto, scambiarsi atti d’amore. È proibito e il poliziotto per chiudere un occhio ricatta il padre della ragazza. È l’inizio di una vicenda drammatica che si intreccia con quella di un altra coppia di giovani: Deepak e Shaalu. Entrambi decisi a superare la mannaia che li separa, ovvero la divisione in “caste”. Saranno travolti dagli eventi.
Eppure il racconto, fatto di emozioni accurate, inquadrature romantiche, sentimenti nobili, avrà un finale con qualche motivo di speranza. La fuga è possibile. Lontano da crematori che fanno a pezzi e bruciano non solo vecchi cadaveri, ma anche vite coraggiose. Un film interessante, avvincente e accurato, anche se a volte può dare l’impressione di un “feuilleton” televisivo un po’ “naif”.
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