Se “Green Border” potesse correre agli Oscar per il Vaticano. Caro Papa Francesco ecco il nostro appello
Lettera appello a Papa Francesco perché “Green Border”, magnifico film di Agnieszka Holland sulla barbarie dei respingimenti dei migranti alle frontiere polacche, possa essere simbolicamente candidato all’Oscar per il Vaticano. Mentre in patria la regista è vittima degli attacchi del governo reazionario, tanto da doversi muovere sotto scorta. Agnieszka Holland già sarà in Vaticano il prossimo 13 novembre per ricevere il premio Fuoricampo. Perché, Lei caro Papa, non si fa promotore di questa nuova iniziativa? Far concorrere all’Oscar un film scelto tra tutte le produzioni del mondo perché lo rappresenta per qualità e umanità …
Caro Papa Francesco
Scrivo per farLe un bizzarro appello che giro anche a chi mi legge.
Sono una vecchia giornalista che dai primi passi, professionali e non solo, si occupa di cinema.
So che il prossimo 13 novembre nella Filmoteca Vaticana la meritevole regista polacca Agnieszka Holland riceverà per il suo perfetto e coraggioso Green Border il premio Fuoricampo dai promotori del Tertio Millennio Film Fest che in questa 27esima edizione proponeva questo tema: “L’armonia delle differenze”.
Sicuramente saprà che il film è una testimonianza della barbarie perpetrata dai rappresentanti dello Stato polacco nel rispondere alla crisi dei migranti scatenata nel 2021 da uno Stato ostile: la Bielorussia. Ma è anche una testimonianza dell’umanità dei cittadini che non sono indifferenti alla barbarie.
E, soprattutto, una testimonianza della tragedia di persone che sono state private della loro soggettività e sono diventate “l’arma” del dittatore bielorusso Lukashenko o, come dice uno dei protagonisti del film, una palla lanciata sui fili: spinte dai soldati bielorussi nel bosco verso “l’Unione Europea” e respinti dai loro colleghi polacchi in maniera brutale e spietata verso la Bielorussia.
La Holland ha commemorato un fatto cruciale: le persone intrappolate nei boschi e nelle paludi – tra un regime criminale e una democrazia europea (malgrado il suo governo attuale la Polonia ancora lo è) al confine dell’UE – sono condannate alla sofferenza e alla morte senza giudizio da parte di entrambi i paesi.
Prima della proiezione al festival di Venezia – dove poi il film ha ricevuto solo il premio speciale della Giuria anche se buona parte della stampa, compresa quella di Bookciakmagazine per cui scrivo, riteneva meritasse il Leone d’Oro – e prima che fosse mostrato nelle sale in Polonia (dove la presentazione era prevista per il 22 settembre), le autorità avevano iniziato un’isterica campagna d’odio verso Green Border senza, per altro, averlo visto.
Dunque in questa nostra epoca, in Polonia, Il presidente della Repubblica, il primo ministro, il ministro della giustizia, l’avevano accusata pubblicamente di denigrare la Polonia e le sue forze armate che difendono le loro frontiere. E ancora di essere un’agente di Putin, di Stalin, di fare propaganda in stile hitleriano, di essere come Leni Riefenstahl, propagandista dei nazisti (sono tutte citazioni).
Tutto questo anche in vista delle prossime elezioni politiche in Polonia, previste a giorni: per il 15 ottobre.
Insomma il film di Agnieszka, che in Italia si vedrà, ancora non si sa quando, distribuito da Movies Inspired, è diventato uno degli argomenti principali della campagna elettorale: le più alte cariche dello Stato invece di proporre un programma agli elettori, si occupano di un film. Si è mai visto?
Purtroppo sì: è capitato un tempo anche in Italia in un’epoca, che può sempre tornare, in cui dei cosiddetti “panni sporchi” era proibito raccontare.
E perciò si partiva denigrando in anticipo.
Intanto, come primo effetto, la campagna scatenata da loro contro Agnieszka ha provocato una valanga di odio e conseguenti minacce su tutti i social media.
Così violenta da costringerla a procurarsi una scorta per poter presenziare alla prima del film nella sua terra: appunto la Polonia. Che ovviamente si è ben guardata dal proporre agli Oscar la sua opera scegliendo The Peasants un film d’animazione prodotto da Polonia Serbia e Lituania.
Perciò torniamo a noi: alla luce di tutto questo deprimente modo di far politica, la notizia che il film abbia ricevuto il premio dal Vaticano è molto positiva. Ma si può fare di più: un simbolico gesto che può sembrare bizzarro.
E arriviamo all’ appello: Il Vaticano è uno Stato. Piccolo, in mezzo a Roma, ma allargato in tutto il mondo. L’Oscar 2024 si sta aprendo a nuove regole rispettose di minoranze e inclusività che possono piacere o no.
Perché, Lei caro Papa, non si fa promotore di questa nuova iniziativa: far concorrere all’Oscar un film scelto tra tutte le produzioni del mondo – perché lo rappresenta per qualità e umanità – dallo Stato Vaticano?
Sono sicura che quest’anno farsi rappresentare da Green Border sarebbe la scelta più aderente al suo sentire.
14 Dicembre 2019
Ritratto di papa Francesco da piccolo. Compreso lo scampato naufragio, in un doc
In sala il 16 e 17 dicembre (giorno del compleanno del Papa), "Il Nostro Papa”…
Mi sembra una buonissima idea anche se non ho ancora visto il film.
Difficilmente le atrocità sono minori di quanto descritte. Mi fido sia della filmmaker che della giornalista