Se scende in piazza Omero e la (bella) politica si fa contagiosa. Il cinema di Robert Guédiguian è sempre una festa
In sala dall’11 aprile (per Lucky Red) “E la festa continua!” ultimo e atteso film di Robert Guédiguian che, ambientato come tradizione nella sua Marsiglia, ripropone il tema dell’impegno politico, nonostante le delusioni, della necessità di prenderne parte inventando nuove forme di partecipazione e lotta. Al centro è Rosa (la sempre magnifica Ariane Ascaride) e la sua famiglia, anima del quartiere popolare dove si è consumata la tragedia del crollo di due palazzine fatiscenti. Un contagioso racconto corale col contributo di Proust, Hugo, Apollinaire ed Omero, padre di tutte le storie. Presentato alla Festa di Roma. Non perdetelo …
È l’ultimo comunista di Marsiglia, si chiama Antonio come Gramsci, fa il tassista ed ha il bel volto segnato di Gérard Meylan, un po’ alla Jean Gabin. Lei si chiama Rosa, come la Luxemburg, è vedova da tanti anni, fa l’infermiera, è prossima alla pensione ed ha il volto inconfondibile di Ariane Ascaride. Sono Marius e Jeannette – li ricordate? – la coppia proletaria che, quasi trent’anni fa ormai, ha lanciato oltre confine il cinema di Robert Guédiguian, il cantore della classe operaia francese, della sua scomparsa, delle sconfitte sindacali e della sinistra.
Le ha raccontate in tanto cinema marsigliese – è quella la sua zona d’azione insieme ai sui fedelissimi compagni dell’Agat Films, in barba a tante serie tv concentrate solo sulle storie di malavita – ma senza mai perdere la tenerezza, né la speranza di poter rendere il mondo migliore, se non cambiarlo, usando le armi della solidarietà, della condivisione, dell’umanità e, comunque e sempre della politica. Nonostante tutto, nonostante i capovolgimenti epocali e le delusioni.
Eccoli di nuovo, infatti, Marius e Jeannette ne Et la fete continue! – passato alla Festa di Roma – che dopo tanti anni e tante storie narrate in tanti altri ruoli (Guédiguian è prolifico: una media di un film ogni due anni) vestono stavolta i panni di due fratelli (Antonio e Rosa, appunto), ormai avanti con gli anni, figli di un padre comunista arrivato a Marsiglia dall’Italia come tanti altri lavoratori.
Rosa lo ritrova spesso nei suoi sogni il padre. Lo rivede sulla sua motoretta quando bambina la portava con sè a fare il giro delle sezioni al momento dello spoglio elettorare, per avere anticipazioni sui risultati del partito. Oppure lo ascolta, insieme ad Antonio di nuovo bambini, per non perdere di vista la sua eredità. “Se un giorno vedete qualcuno chiedere l’elemosina aiutatelo. Dategli qualsiasi cosa, fossero anche pochi spiccioli. Incontrerete anche imbroglioni, ladri o profittatori. Ma basta una sola persona che ha bisogno per cancellare le bugie degli altri”.
Nel racconto corale, come è ogni film di Guédiguian, stavolta si parte dal crollo di due palazzine nel quartiere popolare di Noailles, abitazioni fatiscenti, speculazioni edilizie e degrado nel cuore di Marsiglia. È lì, in rue d’Aubagne vicino alla piazzetta col busto di Omero, che il 5 novembre del 2018 alle 9 del mattino si sono accasciati al suolo due interi edifici: otto morti, molti feriti e migliaia di evacuati dalle altre abitazioni pericolanti.
È intorno a quella tragedia, alla solidarietà dei comitati di quartiere e alla rabbia e alle proteste contro l’assenza di politiche adeguate che il film prende vita, indigna e commuove. Accompagnandoci nel quotidiano di Rosa, Antonio e dell’intera famiglia. Che poi è anche quella cinematografica di Robert Guédiguian. Con l’Armenia nel cuore (lì sono le origini del regista marsigliese, come in Italia ci sono quelle della moglie Ariane Ascaride), un figlio, Sarkis, (il sempre bravo Robinson Stévenin) che gestisce la Nouvelle Armenie, il bar ereditato dal padre e l’altro, Minas, il medico (col volto di Grégoire Leprince-Ringuet) che vuole partire in aiuto dei combattenti in difesa del Nagorno Karabakh.
Combattente e combattiva è anche la ragazza di Sarkis, Alice (Lola Naymark) che anima il coro popolare del quartiere e fa politica attiva nei comitati a sostegno delle famiglie rimaste senza casa. Mentre Rosa, dal passato militante e comunque attivissima nella comunità, medita di candidarsi alla carica di sindaca, scoraggiata però, a più, riprese dalle eterne divisioni della sinistra e dalla politica ridotta ad interessi di clan.
Sarà una storia d’amore, inattesa e delicatamente travolgente, a cambiare le prospettive. Quella di Rosa con Henri (il perfetto Jean-Pierre Darroussin), il libraio, l’intellettuale che viene da fuori, papà di Alice, che porta nel racconto Guillaume Apollinaire, Samuel Beckett, Blaise Pascal, Victor Hugo, Marcel Proust (a loro i ringraziamenti del regista nei titoli di coda) ed altre voci letterarie, in buona compagnia con quella di Omero. Il suo busto, nel mezzo della piazzetta, farà da testimone alla performance corale di solidarietà con le vittime dei crolli organizzata da Alice. Candele accese, frammenti del racconto della tragedia evocato a più voci tra la folla che lasciano nel silenzio assoluto. È da brivido.
“Bisogna trovare nuovi modi di fare politica”, fa dire ad uno dei suoi personaggi Guédiguian. E Rosa sceglierà di farlo, nostante tutto, accettando la candidatura. Perché la festa continui.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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