Trumbo, lo sceneggiatore che mangiava i bambini
In sala dall’11 febbraio, “L’ultima parola”, il film dedicato allo sceneggiatore americano vittima della “caccia alle streghe”. Basato sul romanzo di Bruce Cook è una appassionante ricostruzione della sua vita e di una pagina nera della storia di Hollywood e della psicosi anticomunista della Guerra fredda …
E sì, erano proprio gli anni dei “comunisti che mangiano i bambini”. Ed Hollywood un covo di “rossi” che il Comitato d’inchiesta per le attività antiamericane (Huac) tentò di “ripulire” fin dal 1947, ancor prima dell’ascesa di McCarthy che della “caccia alle streghe”, in piena Guerra Fredda, sarebbe diventato il simbolo.
Dalle tavole di quel tribunale passarono un po’ tutti, ma anche e soprattutto le star: Ronald Reagan, John Wayne, Walt Disney, Gary Cooper, Elia Kazan, Bertolt Brecht, Arthur Miller. Tanti pronti a “tradire” compagni e amici per salvare il posto di lavoro. Poiché entrare nella black list della Commissione significava essere radiati dagli Studios senza alcuna possibilità di appello. Secondo un metodo persecutorio “sinistramente somigliante” a quello usato dal nazismo contro gli ebrei, come fece notare un illustre testimone di nome Billy Wilder.
Soltanto dieci, tra coloro che furono chiamati a testimoniare davanti alla Commissione, si rifiutarono di rispondere: erano registi, sceneggiatori e produttori che, da quel momento, passarono alla storia come i “Dieci di Hollywood”. Diventando in breve in tutto il mondo un simbolo, una bandiera, della lotta contro il maccartismo che di lì a poco, in tutta l’America, e da questa parte della Cortina di ferro, sarebbe diventata vera e propria psicosi, fino a raggiungere l’apice con la condanna a morte dei coniugi Rosenberg, nel 51, accusati di essere spie dei sovietici.
Ebbene tra i “dieci” c’era anche Dalton Trumbo, lo scrittore di quel manifesto antimilitarista che è E Jonny prese il fucile – lo portò anche al cinema da regista –, noto allora per essere uno degli sceneggiatori più pagati di Hollywood, ma reo davanti alla Commissione, di un peccato capitale: essere comunista. Un’accusa che, insieme alla scelta di non rispondere sul tavolo dei testimoni, lo portò in galera, gli fece perdere il lavoro, la casa, gli amici e nei successivi tredici anni lo costrise a subire il violento ostracismo della “caccia alle streghe”.
A raccontarci la sua storia adesso è un film, nei cinema dall’11 febbraio per Eagle Pictures: L’ultima parola di Jay Roach, in corsa per l’Oscar per l’interpretazione di Bryan Cranston, reduce dai successi di Breaking Bad, nei panni dello stesso Trumbo.
Basato sul romanzo Dalton Trumbo di Bruce Cook, pubblicato in Italia da Rizzoli, il film ne ricostruisce la vita, soprattutto all’indomani della condanna e del carcere. Quando lo sceneggiatore, abituato alla ricchezza, alle ville con piscina, al glamour, si ritrova improvvisamente in bolletta e completamente isolato. La sua firma che valeva oro, adesso è messa al bando. L’unica possibilità di lavorare è farlo sotto falso nome. Ed è così che Donald Trumbo vincerà ben due Oscar in “incognito” per Vacanze romane e La più grande corrida, riconosciutigli postumi, soltanto molti anni dopo.
Il cuore del film, infatti, è nel racconto dell'”eroe caduto” che non si arrende, che continua a combattere, coinvolgendo in questa battaglia l’intera famiglia, moglie e tre figli, che, nonostante l’enorme amore, “tiranneggia”. Lo vediamo nella sua casa, in vestaglia, nella vasca da bagno con sigaro e anfetamine, lavorare come un pazzo. A scrivere giorno e notte sceneggiature per una piccola produzione di B movies, per sbarcare il lunario. Addestrare i figli come “corrieri” per recapitare i suoi scritti. Pronto a sgridarli se solo si azzardano a disturbarlo nel suo lavoro.
Una “resistenza” durissima, lunga tredici anni, finché il suo nome, quello vero, tornerà nei titoli di testa di due straordinari successi: Exodus e Spartacus, di cui firmerà le sceneggiture per volontà di Otto Preminger e Kirk Douglas che incontriamo come assidui frequentatori di casa Trumbo.
L’ultima parola è un film mainstream, lineare, con ottimi interpreti. E comunque da vedere. Perché oltre a raccontare una pagina nera della nostra storia, ci ricorda qualcosa di molto attuale ai nostri giorni: la follia che producono gli integralismi, di qualunque fede o colore siano.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
7 Luglio 2016
Aspettando lo Strega c’è già un film in lavorazione
È "La femmina nuda" di Elena Stancanelli nella cinquina del premio letterario…
23 Gennaio 2019
“La paranza dei bambini”. Ecco il trailer del film da Saviano
Ecco il trailer di "La paranza dei bambini", il nuovo film di Claudio…
9 Luglio 2016
“La scuola cattolica” stravince lo Strega e diventa film
Il libro di Edoardo Albinati sul podio del 70esimo Premio Strega, consegnato…