Un altro cinema (in streaming) è possibile. “Indiecinema” la piattaforma di quello indipendente
A colloquio con Fabio Del Greco, regista e ideatore di “Indiecinema”, piattaforma online dedicata interamente al cinema indipendente, di ricerca e sperimentale. Attiva dal primo dicembre 2019 propone un ricco catalogo di lungometraggi, corti, documentari e altro ancora, tutti accomunati dalla voglia di sperimentare fuori dai circuiti della produzione e distribuzione mainstream. Appuntamento giovedì 30 gennaio (18.30) a Roma al Caffè Letterario di via Ostiense per la presentazione del documentario Tides- Maree, di Alessandro Negrini (già premiato ai Gold Movie Awards di Londra)…
Da appena un paio di mesi, il cinema indipendente in Italia (e non solo) ha la sua (per ora) piccola “Netflix”: stiamo parlando di Indiecinema, piattaforma online interamente dedicata ai film d’autore e sperimentali concepiti e realizzati fuori dai circuiti della grande produzione e distribuzione.
Nelle intenzioni dei suoi creatori (un gruppo di registi indipendenti, tra cui Fabio Del Greco e Massimiliano Perrotta), Indiecinema vuole essere una vera e propria “casa” per chi pratica e ama questo tipo di cinema. I film in catalogo (già oltre cento) si possono vedere su abbonamento, e per farsi conoscere meglio la piattaforma organizza eventi come la presentazione del documentario Tides- Maree, di Alessandro Negrini (già premiato ai Gold Movie Awards di Londra), giovedì 30 gennaio alle 18.30 presso il Caffè Letterario di via Ostiense a Roma.
A parlarci meglio di Indiecinema è il fondatore (e autore di diversi lungometraggi disponibili sulla piattaforma) Fabio Del Greco…
Perché nasce il progetto Indiecinema?
Ci siamo resi conto, cercando canali per distribuire i nostri film, che in Italia non esisteva una piattaforma online dedicata interamente al cinema indipendente. Piattaforme come Amazon Prime o Netflix ospitano e distribuiscono film indipendenti, ma accanto ai grossi blockbuster di Hollywood. Questo si rivela un grosso svantaggio per i piccoli film d’arte, perché è come gettare un sassolino in un oceano di prodotti troppo più grandi. In America invece ci sono diverse piattaforme streaming dedicate interamente al cinema sperimentale, d’autore e indipendente, per esempio Indie Freaks o Indie Rights, che riescono a creare un indotto commerciale. In Europa abbiamo MUBI, una piattaforma tedesca, che però si dedica ai grandi classici del cinema d’autore: Fellini, Buñuel… Possiamo dire, quindi, che una realtà come quella di Indiecinema è un unicum in tutta Europa.
Che vantaggi offre per il vostro cinema l’utilizzo di una piattaforma streaming come questa?
Noi siamo attivi nella distribuzione dei nostri film già da diversi anni, e questo ci ha permesso di affinare le nostre tecniche di promozione soprattutto online. Puntiamo di più su quest’ultimo perché la distribuzione in sala per un film indipendente è sì un evento di prestigio e un’occasione di visibilità ma non comporta un ritorno economico conveniente, dato che le sale in cui circola un prodotto simile sono troppo poche e il budget pubblicitario a disposizione è esiguo.
Con quali criteri scegliete i film che entrano nel catalogo di Indiecinema, e chi si occupa della selezione?
Siamo un gruppo di sei autori tra cui, oltre a me, Massimiliano Perrotta. Scegliamo film che sono stati oggetto di attenzione critica o sono circolati nei cinema d’essai o attraverso luoghi come la Cineteca di Bologna. Ci basiamo molto sul “filtro” offerto da queste realtà. In generale ci interessa ciò che presenta un linguaggio audiovisivo nuovo, prodotti coraggiosi che cercano strade diverse, piuttosto che piccole produzioni che imitano le grandi in maniera spesso maldestra.
Tra i canali che citavi c’è anche la rassegna FuoriNorma curata da Adriano Aprà?
Sì, abbiamo selezionato molti film dal catalogo di FuoriNorma, anche se siamo due realtà differenti, in quanto noi puntiamo a creare un movimento di autori indipendenti che, attraverso la piattaforma, funzioni dal punto di vista economico raggiungendo un pubblico più vasto possibile. Non a caso proponiamo anche format considerati “commerciali”, purché con un livello qualitativo alto: per esempio, a breve ospiteremo una web-serie sugli zombi.
La piattaforma si sostiene attraverso gli abbonamenti. Ci sono altre fonti di finanziamento?
No, e questo ci tengo a dirlo. Noi vogliamo porci in alternativa alla maggior parte del cinema italiano ed europeo che è finanziato dallo Stato. Perché, almeno qui, questi finanziamenti spesso non finiscono a film che hanno un forte interesse culturale, anzi si seguono logiche estremamente commerciali favorendo i soliti nomi. Noi puntiamo a un cinema indipendente economicamente sostenibile e senza la “flebo” del finanziamento pubblico. Un cinema a basso costo ma sostenuto dalla forte motivazione, dall’investimento personale, in tutti i sensi, dei suoi autori. Il nostro quindi è anche un appello a chi ama questo tipo di cinema: se il pubblico risponderà, andremo avanti.
Si tratta, quindi, di una scommessa sulla possibilità del cinema indipendente di intercettare il gusto e il consenso del pubblico…
Esatto. Vista così il cinema indipendente è più simile al cinema “commerciale” che al cinema “d’autore” finanziato dallo Stato. Perché in quest’ultimo caso abbiamo una trafila burocratica che si scontra con il processo creativo e lo vizia alla radice. Noi vorremmo cambiare la “moda” culturale che privilegia il grande nome alla regia, visto come una garanzia irrinunciabile, e invece lascia fuori molti altri prodotti interessanti.
Oltre al mondo del cinema indipendente c’è quello dell’editoria indipendente, anch’esso con la sua vitalità e le sue difficoltà. Nelle intenzioni di Indiecinema c’è anche quella di gettare un ponte con questo tipo di editoria, ad esempio attraverso adattamenti?
Per il momento non è tra i nostri progetti, ma ci si potrebbe pensare nei prossimi anni, se Indiecinema dovesse crescere. Certamente la realtà dell’editoria indipendente è simile a quella del cinema indipendente: abbiamo poche case editrici che hanno accesso alle librerie maggiori, come i grandi distributori di film hanno il monopolio delle sale. Di conseguenza, spesso si promuovono opere mediocri che vendono molto. La grande distribuzione cinematografica e la grande editoria sono accomunate dal diktat del fatturato ad ogni costo, che poi è un problema della società tutta. Se una società pensa che il profitto sia l’unico metro di giudizio e criterio di crescita, sta andando verso l’autodistruzione: si abbassa la qualità tanto della vita quanto delle opere letterarie e cinematografiche.
Oggi le possibilità offerte dalle nuove tecnologie permettono di “improvvisarsi” filmaker con facilità. Alla luce di questo e della tua personale esperienza, qual è la miglior formazione per chi voglia fare cinema?
La “scuola” migliore, secondo me, è vedere i film. Penso che frequentare le opere dei grandi registi, senza limitarsi a guardare le serie di Netflix, sia la prima cosa per chi voglia maturare un proprio linguaggio: non perché si debbano imitare i maestri del passato, ma per capire lo specifico del cinema, che è diverso da quello della serialità televisiva. La seconda cosa fondamentale è stare sui set. Io ho frequentato un centinaio di set, facendo qualsiasi cosa, dalla comparsa all’assistente di regia. Sono prevalentemente un autodidatta, le scuole come l’università non mi sono servite. A proposito di formazione, io penso che l'”ora di cinema” dovrebbe essere obbligatoria a partire dalle medie. Perché il cinema è l’arte fondamentale del nostro tempo ed è anche la più svilita dalle convenzioni commerciali. Stiamo formando generazioni di analfabeti audiovisivi, e i produttori per accontentarli promuovono opere prive di spessore. Invece l’esempio di grandi autori come Fellini, Pasolini, Kubrick, Hitchcock è valido ancora oggi, anche per l’indipendenza e la voglia di sperimentare che si respira nei loro film. Secondo me questi autori, se fossero vissuti oggi, avrebbero sfruttato alla grande le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Emanuele Bucci
Libero scrittore, autore del romanzo "I Peccatori" (2015), divulgatore di cinema, letteratura e altra creatività.
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