Una vita da cani. Anzi tre
Reincarnazione canina al centro del best seller dell’americano W. Bruce Cameron che ha ispirato “Qua la zampa”, il nuovo film di Lasse Hallström in uscita il 19 gennaio. Un cucciolo trovatello attraverserà ben tre vite per aiutare gli umani. Racconto scorrevole e forte di una sua peculiare attrattiva, ma non così originale…
Si può capire come Dalla parte di Bailey sia diventato un best seller (nella versione italiana l’editore ha aggiunto Qua la zampa al titolo originale A dog’s purpose, onde evitare equivoci), facendo la fortuna di W. Bruce Cameron, giornalista umoristico americano che ha acquisito fama internazionale dopo la pubblicazione di questo suo primo romanzo che, uscito nel 2010, è stato per ben 49 settimane nella classifica dei libri più letti del New York Times.
E non è difficile prevedere che la versione cinematografica, nelle sale italiane dal 19 gennaio, porterà ulteriore incremento alla fama e agli incassi del libro. Anche perché la pellicola diretta da Lasse Hallström sarà associata alla campagna contro il randagismo dell’ Oipa Italia, l’ Organizzazione Internazionale Protezione Animali.
Eppure la storia non è del tutto originale, nemmeno per la prospettiva – che è quella in “soggettiva” del cane – scelta dall’autore per narrare le vicende di Bailey. Un cucciolo che, dopo molte peripezie, viene adottato da una famiglia e finisce per vivere in simbiosi con Ethan, il bambino destinato a diventare “il mio bambino” agli occhi di Bailey.
Dove W. Bruce Cameron coglie alla sprovvista il lettore è al termine della prima parte del libro. Perché Bailey muore per raggiunti limiti di età, e tutto ci si può aspettare tranne che il cane rinasca subito dopo nelle vesti di un altro cucciolo, anzi una cucciola di nome Ellie, destinata dopo lungo addestramento a diventare un animale da impiegare per salvataggi e ricerca di persone scomparse. Il bello è che Ellie non dimentica affatto la sua prima vita, di cui conserva i ricordi, i nomi e gli odori. Insomma una seconda vita che porta a compimento e rende credibile – non senza una certa difficoltà iniziale – tutte le teorie più improbabili sulla reincarnazione.
E non è finita qui, perché alla fine del ciclo di Ellie il cane rinasce una terza volta, questa volta sotto le spoglie di Amico. Il quale, dopo altre peripezie raccontate sempre in soggettiva canina, ritrova il suo vecchio bambino, Ethan, divenuto ormai vecchio e malfermo sulle gambe eppure disposto a rigenerare l’antico rapporto di affetto e simbiosi col cane. A questo punto Amico-Bailey ritiene conclusa la propria missione di “bravo cane”, che ha destinato le sue tre vite ad accompagnare gli umani nel loro cammino, onde raggiungere “uno scopo molto più importante” di quello riservato agli animali.
Non che la storia sia priva di scorrevolezza e di una sua peculiare attrattiva, giocando con l’identificazione e strizzando l’occhio alla cinofilia, specie quella tipica dei bambini di tutto il mondo. L’operazione è un po’ quella che aveva portato al successo oltre mezzo secolo fa La carica dei 101, e forse avrebbe meritato una trasposizione cinematografica sotto forma ancora una volta di cartone animato per la gioia dei bimbi Millennials.
Il rischio, che speriamo il film abbia scansato, è quello che segna il limite più evidente del libro, cioè fare aderire un po’ troppo scopertamente l’etica e il comportamento degli animali al modello di vita e ai valori profondi della provincia americana. Quella che, guarda caso, ha accompagnato il trionfo di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
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