Chiude la sede CSC de L’Aquila. La Regione Abruzzo continua a farsi del male

Chiude la sede Abruzzo del CSC dedicata al reportage audiovisivo. La Regione Abruzzo non ha rinnovato la convenzione e mancano i soldi per tirare avanti. L’annuncio del direttore generale Marcello Foti e lo sconforto del direttore didattico Daniele Segre. Si attende il consiglio regionale del 27 dicembre …

Il comunicato è secco e non lascia margini alle interpretazioni. Chiusura della sede Abruzzo del CSC. Una decisione che i vertici del Centro sperimentale di cinematografia hanno tentato di scongiurare fino all’ultimo, ma che alla fine hanno preso.

Decisione, drammatica, che mercoledì 19 dicembre è stata resa pubblica nel corso di una conferenza stampa nei locali di via Rocco Carabba a L’Aquila, dove dal 2011 ha trovato casa la sede abruzzese del CSC, diventando punto di riferimento nazionale per il reportage audiovisivo, sotto la direzione didattica di Daniele Segre, uno dei più grandi nomi del nostro cinema del reale.

Ebbene a spiegare le cause della chiusura, di fronte alla folla di studenti attoniti e della stampa, è Marcello Foti, Direttore Generale della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia – Scuola nazionale di cinema (questa la dicitura ufficiale, dopo vari cambi e ricambi di nome). Spiega che è la Regione Abruzzo la responsabile. “È dal 2016 che la convenzione con la Regione è scaduta. Siamo intervenuti per rinnovarla e ci è stato detto di no più volte. Nel 2017 e 2018 abbiamo mantenuto la sede a spese nostre. Abbiamo investito sul territorio un milione di euro. E non ce la facciamo più”.

È stato l’ex ministro della cultura Franceschini a garantire la sussistenza della sede de l’Aquila, una volta che la Regione Abruzzo si è sottratta. Ed ora è dalla stessa Regione, ancora a guida Pd per altro, che si attendono risposte a brevissimo giro. Il 27 dicembre c’è l’approvazione del bilancio regionale e se ci saranno i margini per stanziare 250mila euro a favore della scuola, si potrà andare avanti ancora un anno. Altrimenti questo “patrimonio ricchissimo e all’avanguardia si disperderà”, sottolinea con rammarico Daniele Segre, in veste di direttore didattico.

Lui cuore e impegno ce li ha messi tutti da subito, quando è arrivato nel 2014. E del resto non sarebbe potuto essere altrimenti in una città come l’Aquila che ha vissuto non solo la tragedia di uno dei terremoti più drammatici, ma anche il suo saccheggio. Di questo, infatti, di quella memoria tragica, ma anche della volontà di ricostruire ed affrontare il futuro, soprattutto dei giovani (L’Aquila, il mio futuro è qui) si sono riempiti i lavori dei suoi studenti. Reportage fotografici, radiofonici, video e di scrittura. Di cui l’ultimo, presentato proprio nel giorno della chiusura, è dedicato alle periferie e all’identità di un territorio il cui racconto, attraverso i lavori multimediali degli allievi, è approdato a premi e festival di cinema e giornalismo. E anche su Radiotre dove proprio in questi giorni sono in onda nell’ambito di Tre Soldi.

“E sì perché siamo l’unica scuola in Italia – prosegue Segre – che fa radiofonia. Anche questo è un ambito importante nel mondo dei media. E, infatti, i nostri diplomati in reportage audiovisivo, hanno tutti trovato uno sbocco professionale, a riprova della serietà con cui formiamo i nostri allievi. Mi rende davvero triste pensare che tutta questa esperienza possa andare perduta”.

Quello che non si spiega Daniele Segre, come tanti del resto, è la grande miopia della Regione Abruzzo, di cui del resto dice di non aver mai visto i rappresentanti a nessuna iniziativa della scuola. “Investire sulla formazione – conclude – significa investire sul futuro. Abbiamo dossier ricchissimi a testimonianza dell’enorme lavoro svolto. Con la sede del Csc Abruzzo l’Aquila ha potuto riprendere un cammino interrotto nel 2009 dal terremoto. Abbiamo mosso l’economia locale, abbiamo coinvolto in progetti e mostre i nostri ex allievi e i docenti abruzzesi, mentre prima il personale arrivava solo da fuori. Insomma, per dirla con Moretti, davvero non capisco perché continuano a farsi del male”.