Distruzioni per l’uso. Alfonso Cuaron in Mostra con la serie perfetta

Sbarca a Venezia 81 “Disclaimer“, la serie diretta da Alfonso Cuarón per Apple Tv, tratta da “La vita perfetta” di Renée Knight. Un’estate in Italia riemerge nei ricordi dolorosi dei protagonisti e porta a galla, tramite un libro, tante ferite rimaste taciute. Un cast stellare, con Cate Blanchett protagonista, e una serie eccezionale che si snoda su tanti temi del dibattito di oggi…

Inizia, fedele al suo titolo, proprio con un Disclaimer, l’omonima serie di Alfonso Cuarón, già Leone d’oro nel 2018 con Roma, parte del nutrito gruppo di serie tv selezionate Fuori concorso a Venezia 81. L’avviso ci informa che alcune immagini potrebbero urtare il pubblico. Deluderlo, invece, è molto improbabile, verrebbe da aggiungere.

La serie di 7 episodi, portata a Venezia in formato 4+3, prende le mosse dal romanzo omonimo di Renée Knight, uscito in Italia per Piemme con il titolo La vita perfetta. In realtà, come ha spiegato lo stesso regista, durante la lunga lavorazione, svolta a cavallo tra Italia e Inghilterra, sia lui che i suoi attori hanno rimesso mano alla scrittura, cambiando a volte anche la struttura della serie.

In ogni caso Disclaimer letteraria lo è anche perché è un libro a gettar scompiglio nella vita della sua protagonista, Cate Blanchett, qui come sempre impeccabile nei panni di una giornalista di fama. Ha, appunto, una vita perfetta, ma soprattutto ricca e di successo, nella parte più chic di Londra. Qualche chilometro più in là, però, un uomo rimasto solo col suo dolore, rinchiuso in una casa ben più misera, sta per dare il via, con un manoscritto, a una crisi insanabile.

È vero, di storie di questo tipo, in cui un episodio scatena il domino incontrollabile degli eventi e mette a nudo le ipocrisie di una famiglia apparentemente (quasi) perfetta, ne abbiamo ormai viste parecchie. Per una strana coincidenza, il titolo del libro che dà il la alla caduta è Un perfetto sconosciuto, involontario rimando alla commedia di Paolo Genovese in cui era invece un gioco a mandare all’aria tutto.

Ma la forza di Disclaimer non è tanto nella sua originalità, quanto nella sua esecuzione senza sbafi. Nel cast non primeggia nessuno, tengono tutti un livello altissimo, da Blanchett a Sacha Baron Cohen (credibilissimo nel ruolo drammatico), senza scordare i bravi Kevin Kline e Kodi Smit-McPhee. Un’eccellenza che si sposta anche dietro la macchina da presa, oltre alla direzione di Cuarón, che forse non fa nemmeno più notizia, c’è anche una sceneggiatura firmata dallo stesso regista messicano e la fotografia del duo Lubezki-Delbonnel.

Il fulcro attorno a cui ruota tutto è un’estate sul litorale toscano, solo in apparenza dimenticata perché il suo solco di dolore non si è sanato. Ma la bellezza e la bravura sta anche nei dettagli: un frigo difettoso, un glossario per i modi di dire dei giovani, un quadro che cambia prospettiva assieme alla trama. A furia di concentrarsi su quelli ci si rende conto anche che non si usano cellulari diversi da iPhone, conseguenza implicita della destinazione della serie, Apple TV+, dove sbarcherà a partire dall’11 ottobre.

Disclaimer gioca anche con la presunzione di veridicità, ormai sempre più questionabile, delle immagini. Tutto quello che vediamo ci sembra oggettivo, eppure sono invece sempre i nostri occhi e la nostra mente a interpretarlo, dunque possono anche sbagliarsi. Anche per questo una giornalista impeccabile può rivelarsi un mostro, così come un innocuo vecchietto può trasformarsi in un abile macchinatore.

Cuarón ci tiene incollati fino all’ultimo episodio, non lesinandoci nulla né dei punti più dolorosi né di quelli più erotici, senza però mai scivolare nell’inopportuno. La serie è in fin dei conti un giallo, dove le vittime cercano di risolvere il caso senza sapere dove le porterà la loro indagine. Fino alla domanda conclusiva, quella che spesso ci si pone davanti ai casi irrisolti infine svelati: «Ma come mai non ci avevamo mai pensato?».

È importante, quasi fondamentale, chi questa domanda la fa e a chi la rivolge. Perché Disclaimer diventa anche una riflessione sui maschi e i loro modi di agire e reagire rispetto alle donne. E su parole e pratiche che si sono infilate sotto traccia nel dibattito pubblico, spesso in inglese: character assassination, victim blaming e via discorrendo.

Insomma, i piani di lettura e analisi, come per tutti i lavori ben fatti, sono molteplici. Ma Disclaimer è anche e soprattutto una serie godibile, di quelle da consigliare o da aspettare quantomeno con curiosità. Accanto a tante stagioni accatastate online l’una sull’altra per far numeri e abbonati, ogni tanto spunta qualcosa che ha la dignità di non ridursi solo a passatempo. E, guarda caso, sono quasi sempre quelle serie concepite, più o meno, come un lungo film.