James Bond versus Beatles. La querelle scatenata da Sean Connery, meglio dagli sceneggiatori

Renato Pallavicini ci (ri)propone una curiosa querelle scoppiata tra James Bond e i Beatles, scatenata da una battuta di Sean Connery, pronunciata nel celeberrimo film «Agente 007, missione Goldfinger». Tutta colpa degli sceneggiatori (Paul Dehn e Richard Mailbaum) che scatenarono un lungo botta e risposta …


Ora che se n’è andato, le tv faranno a gara nel trasmettere i film che hanno visto Sean Connery protagonista. Magari un po’ meno quelli di 007 che ciclicamente ripassano sul piccolo schermo (visto anche che il nuovo Bond/Craig tarda a uscire, causa Covid). Se vi capita comunque di rivedere Agente 007 missione Goldfinger, terzo film della serie con protagonista l’originale Bond/Connery fate attenzione alla battuta che Bond fa contro i Beatles. L’agente 007 la pronuncia dopo l’amplesso con Jill Masterson (interpretata nel film da Shirley Heaton) che poco dopo verrà trovata morta da Bond, riversa sul letto, nuda e completamente dipinta d’oro.

James brinda al suo ennesimo successo sessuale con una bottiglia di champagne ma resta disgustato perché lo champagne non è abbastanza freddo e, rivolto a Jill, sentenzia: «Figliola, ci sono delle cose che assolutamente non si fanno. Per esempio bere Dom Perignon del ’53 a una temperatura superiore ai 4 gradi centigradi: sarebbe peggio che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie». (vedi la sequenza)

Da vecchi beatlesiani (ma anche bondiani) – quando l’abbiamo risentita qualche tempo fa proprio in occasione di un ripassaggio in tv – ci siamo rimasti un po’ male. Il film, diretto da Guy Hamilton, è del 1964: siamo in piena era Beatles e, dunque, la «colpa» della velenosa battuta è degli sceneggiatori Paul Dehn e Richard Mailbaum.

Innocente, invece, sembrerebbe Ian Fleming, lo scrittore che creò l’agente 007, e il cui romanzo Goldfinger porta la data del 1959, quando il quartetto non era ancora quello poi diventato famoso e quando alcuni dei suoi componenti si stavano facendo musicalmente le ossa tra Liverpool e Amburgo.

Incuriositi, ci siamo fatti un giro in rete per vedere se c’era traccia di quella piccola cattiveria e se i Beatles avessero in qualche modo risposto alla provocazione. Ovviamente abbiamo trovato parecchio e, soprattutto, un blog che si occupa di notizie e approfondimenti su romanzi, film, serie tv, fumetti e altro che riguardano spie e agenti segreti.

Un vecchio post ricostruisce la piccola «guerra» tra i Beatles e James Bond, innescata da quell’infelice battuta. Nel blog si scrive che i Beatles si presero più di una rivincita, a partire dalla colonna sonora, composta da Ken Thorn per il film Help! (1965, Richard Lester), che fa il verso al celeberrimo tema musicale di John Barry per i film di 007.

In un cartoon che faceva parte di una serie trasmessa dalla Bbc, poi, i Beatles ridicolizzano il mito Bond. Nell’episodio intitolato Penny Lane hanno a che fare con un agente segreto che si chiama James Blond e che sfoggia una folta capigliatura bionda. Assediato da un gruppo di fan il quartetto scopre che l’entusiasmo delle ragazzine urlanti non è per loro ma per il biondo bellimbusto. «Chi è» chiede Paul; e una di loro, estasiata risponde: «James Blond, l’agente numero O – O» (il gioco verbale funziona alla perfezione in inglese, visto che O sta per zero e «o», la lettera dell’alfabeto. «Oh – Oh – che cosa?» domanda di rincalzo George. E la sognante fan: «Quando le ragazze lo vedono, esclamano subito oooh, oooh!».

Il blog «double o section» riporta anche parte di una lettera di Ann Fleming, in cui la moglie dello scrittore, «rivaluta» la musica e i testi delle canzoni dei Beatles e accenna a coincidenze tra suoi stati d’animo e alcuni versi di Octopus’s Garden, composta da Ringo Starr per l’album Abbey Road.

E guarda caso, Octopussy è l’ultimo libro, pubblicato postumo a due anni dalla morte, scritto da Ian Fleming e che contiene tre racconti con protagonista, ovviamente, James Bond.

Coincidenza per coincidenza, Ringo Starr sposò nel 1981 l’attrice Barbara Bach che fu una delle bond-girl in Agente 007 – La spia che mi amava. Ma la rivincita più sostanziosa sull’improvvida battuta anti-Beatles di James Bond, come si racconta nel blog, se l’è presa anni dopo il grande Paul McCartney (i Beatles si erano sciolti e lui aveva già fondato i Whings) che compose, cantò e portò al successo mondiale Live and Let Die, canzone guida dell’omonimo film, Vivi e lascia morire (1973), guarda caso diretto dallo stesso Guy Hamilton e con Bond interpretato per la prima volta da Roger Moore.

La canzone – forse il maggior successo per i temi musicali dei film dell’agente segreto di Sua Maestà – non piaceva al produttore del film Harry Saltzman che avrebbe voluto fosse cantata da un altro. Ma George Martin (il «quinto» Beatle) e Paul McCartney riuscirono ad imporsi e James Bond, una volta tanto, perse.