Quei bugiardi degli attori. Gli studenti della Volonté alla prova di Borges, nel doc di scena al RIFF

Passato al RIFF (Rome Indipendent FilmFestival) “La mia storia si perde e si confonde” nuovo documentario di Daniele Gaglianone e Imogen Kusch a partire dal racconto breve, “La forma della spada” di Jorge Luis Borges, messo in scena con gli studenti della Scuola d’arte cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma. Una bella riflessione collettiva sul lavoro dell’attore, sulla finzione e la sua rappresentazione …

“Ciò che fa un uomo è come se lo facessero tutti gli uomini”. Il breve racconto La forma della spada di Jorge Luis Borges (Finzioni, Einaudi, 2014) è una storia di codardia, di vergogna e di tradimento. Una storia di sentimenti universali nella loro sgradevolezza, la cui scomoda verità può forse essere confessata soltanto con l’aiuto degli artifici della narrazione. Raccontare equivale infatti a trasfigurare un’esperienza nel linguaggio, e in qualunque processo narrativo la linea tra veridicità e finzione può essere estremamente sottile.

È su questo labile confine, dove i contorni dell’individualità di ognuno tendono a farsi sfocati, che cerca di riflettere La mia storia si perde e si confonde di Daniele Gaglianone e Imogen Kusch, presentato al RIFF Festival nella sezione Documentari Italiani.

Realizzato nell’ambito di un tirocinio del corso di recitazione della Scuola d’arte cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma (triennio 2016-19), il film è costruito attraverso il montaggio alternato di scene ispirate alle pagine di Borges e di interviste agli allievi, in preparazione all’allestimento dello spettacolo vero e proprio. I due registi hanno deciso di non rivelare all’inizio del percorso quale sarebbe stato il testo da interpretare: con la collaborazione dell’attore Dario Aita, hanno avviato così un intenso lavoro di improvvisazione e di ricerca sul corpo, a partire dall’emotività di ognuno.

Assistere ai colloqui con i giovani attori è come prendere parte a una confessione privata, partecipare a una seduta di psicoterapia. Eppure, non si prova disagio, non si ha l’impressione di star violando una sfera intima: la sensazione è piuttosto quella di essere invitati a condividere una fragilità così coraggiosamente esposta. I ragazzi fanno riaffiorare esperienze scavando nel proprio vissuto: ricordi dolorosi che avrebbero preferito rimuovere, o episodi apparentemente insignificanti, ma sedimentati nella memoria con il peso specifico del trauma.

Come il protagonista di Borges rievoca la storia della cicatrice che gli attraversa il volto, così i giovani rivelano le ferite, spesso invisibili, attraverso cui la loro soggettività è venuta a costituirsi. Piangono e ridono – e lo spettatore con loro – mentre confidano sensi di colpa, umiliazioni o sentimenti “assoluti” e pungenti legati all’infanzia. Arrivano così sul palcoscenico carichi e consci del proprio bagaglio emotivo: recitano mettendo a nudo le loro nevrosi, invitati a passare dalla parte della vittima a quella del carnefice, e viceversa.

È quindi il delicato limite che intercorre tra interprete e personaggio, tra verità e menzogna ad essere indagato, per essere riconosciuto come luogo elettivo dell’attore. Le parole dello scrittore argentino vengono pronunciate con grande naturalezza, secondo un’inflessione romana, pugliese o napoletana.

Nonostante tutti lo abbiano sempre creduto inglese, il protagonista de La forma della spada rivela di essere irlandese: ci si domanda allora, se l’accento esibito dai giovani durante lo spettacolo sia indicativo di una reale provenienza, o sia l’ennesimo gioco di dissimulazione. I rimandi tra il testo e il lavoro teatrale sono molteplici, così come chi osserva, si interroga costantemente su quanto l’immagine restituita dal documentario del percorso intrapreso alla Scuola sia “veritiera”, e su quanto non obbedisca invece a dei criteri di “finzione” cinematografica.

Ma se il racconto di Borges si conclude con l’invito del narratore a disprezzarlo, quel che rimane allo spettatore di La mia storia si perde e si confonde è una profonda ammirazione per la vulnerabilità a cui questi attori riescono ad attingere, per trasformarla in scena in una potente interpretazione.

La drammaturgia di La mia storia si perde e si confonde è scaturita dall’improvvisazione degli allievi, in collaborazione con R. E. Salvador. Qui l’elenco completo degli interpreti: Marilena Anniballi, Livia Maria Antonelli, Francesca Alice Antonini, Marco Cicalese, Alessandro Fasulo, Lia Grieco, Mario Joubert, Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora Vergano, Vassilij Gianmaria Mangheras, Gabriel Montesi, Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti, Filippo Uttinacci, Alessandro Zoppo.