Aspettando Bookciak, Azione! 2020. Nellie Bly, pioniera (senza paura) del giornalismo d’inchiesta

In attesa di Bookciak, Azione! 2020 (la premiazione il primo settembre alle Giornate degli Autori veneziane) presentiamo uno dei cinque libri che faranno da traccia ai bookciak. È “Nellie Bly” graphic novel di Luciana Cimino e Sergio Algozzino (Tunuè) dedicato alla pioniera del giornalismo investigativo sotto copertura. Una bella storia di coraggio, emancipazione e intelligenza. Una lettura agile, sostenuta da un’attenta documentazione storica, didattica quanto serve ma capace anche di appassionare come narrazione…

Undercovered, ovvero sotto copertura. Ma gli infiltrati, tra spie e terroristi, questa volta non c’entrano nulla. Trattasi di giornalisti e, segnatamente, di giornaliste donne per le quali – soprattutto un secolo fa – «travestirsi» era necessario per lavorare. Smettere, insomma, crinoline e cappellini, togliersi il grembiule da fornelli, vestirsi da donne libere e poter scrivere e pubblicare.

È successo a Elisabeth Jane Cochran (Burrell, 1864 – New York, 1922) più nota come Nellie Bly, che del giornalismo investigativo sotto copertura è stata pioniera. La sua storia, una bella storia di coraggio, emancipazione e intelligenza è ben raccontata in un graphic novel, Nellie Bly di Luciana Cimino e Sergio Algozzino (Tunué) che è uno dei titoli scelti per il nostro Premio BookCiak Azione! 2020. Lo ha scritto Luciana Cimino, una brava giornalista, e lo ha disegnato Sergio Algozzino, tra i migliori fumettisti italiani. Una lettura agile, sostenuta da un’attenta documentazione storica, didattica quanto serve ma capace anche di appassionare come narrazione.

La storia di Nellie Bly parte da una lettera di protesta che la giovane Elisabeth scrisse al giornale Pittsburgh Dispatch che aveva pubblicato un articolo fortemente antifemminista. Il direttore del giornale, in risposta, pubblica allora un annuncio che chiede all’anonima lettrice (si era firmata Lonely Orphan Girl) di rivelarsi e farsi avanti.

Detto fatto: lei risponde, viene ricevuta dal direttore che ascolta le sue ragioni e le propone di scrivere un articolo, proprio sulle condizioni di vita delle donne. Sarà un crescendo di inchieste coraggiose – fingendosi, di volta in volta, operaia, impiegata o altro per meglio indagare sul campo – fino ad arrivare al «travestimento» che la rese famosa. Quando, cioè, si finse pazza e si fece ricoverare nel manicomio femminile di Blackwell’s Island e scrisse, nell’ottobre del 1887, un drammatico reportage sulle vessazioni, i soprusi e le torture alle quali erano sottoposte tante donne, lì recluse, spesso soltanto perché si erano ribellate e avevano rivendicato i propri diritti. Da qui in avanti, altre inchieste scomode sul lavoro e la corruzione politica che le procurarono diversi guai.

Ma Nellie Bly non si fermò di fronte a nulla e per affermare le capacità e il valore delle donne s’inventò un Giro del Mondo in 75 giorni (cinque in meno di quello celebre di Jules Verne). Per farlo si fece disegnare e cucire apposta abiti adatti e nel 1889 partì per il suo lungo viaggio. L’impresa fece scalpore, tanto che la rivista Cosmopolitan mandò la sua giornalista Elizabeth Bisland a fare un viaggio analogo in concorrenza con quello di Nellie Bly che lavorava per il famoso quotidiano New York World, fondato da Joseph Pulitzer.

Nellie stavinse in tutti i sensi mettendoci soltanto 73 giorni, 6 ore e 11 minuti e meritandosi i complimenti persino dello stesso Jules Verne. Una popolarità che fece davvero il giro del mondo dando vita a una serie di gadget (dai vestitini, alle scatole di biscotti, di cipria e di sapone con la sua effigie e il suo nome); ma anche ad attacchi forsennati contro la sua persona e le sue idee di emancipazione.

La biografia a fumetti segue in parallelo la vita di Nellie e di una giovane studentessa che, diversi decenni dopo, si è messa sulle sue tracce per una ricerca universitaria e dovrà – nonostante i tempi siano cambiati, ma non troppo – affrontare analoghi ostacoli e diffidenze da parte del mondo maschile.

Una bella illustrazione a doppia pagina, alla fine del volume, mostra una «foto di gruppo» di giornaliste coraggiose come Nellie: da Anna Poltitovskaia a Margareth Bourke White, da Ann Leslie alla nostra Tina Merlin (partigiana, comunista che su l’Unità raccontò e denunciò la tragedia della diga del Vajont).

Tutte donne e giornaliste che, sotto o senza copertura, fecero la loro parte, anche quella di colleghi maschi che, a volte, sono incapaci a sostenere.