Ervas: “Ora il mio Stucky avrà la faccia di Battiston pure nei libri”

In sala dal 31 ottobre (per Parthénos) “Finché c’è prosecco c’è speranza”, il film ispirato ai fortunati gialli di Fulvio Ervas con Giuseppe Battiston nei panni dell’ispettore Stucky, presentato nella sezione Alice della Festa di Roma. Lo scrittore veneto, già protagonista coi suoi libri dell’edizione 2016 del nostro Bookciak, Azione!, tornerà ancora una volta al cinema col suo bestseller, “Se ti abbraccio non avere paura” a cui sta lavorando Gabriele Salvatores…

“Non ci credevo, eppure ora che sto scrivendo una nuova storia dell’ispettore Stucky me lo vedo lì con la faccia di Battiston e mi dico pure che potrebbe chiamarsi Giuseppe, visto che fin qui un nome non gliel’ho mai dato. L’ho lasciato per tanti anni solo con il cognome, preso da quel mulino di Venezia appartenuto a una famiglia svizzera… “.

Fulvio Ervas folgorato sulla via del cinema. E sì, è proprio il momento del professor Ervas, insegnante di scienze naturali e scrittore baciato dal successo, soprattutto per i suoi gialli ironici ed eleganti a sfondo ambientalista, nati a mo’ di provocazione culturale e proseguiti sull’onda dell’ indignazione per il massacro compiuto nel suo territorio, l’entroterra veneziano dove è nato 62 anni fa.

Il 31 ottobre arriva nelle sale Finché c’è prosecco c’è speranza, debutto sul grande schermo del suo popolare ispettore, di cui firma pure la sceneggiatura (con Marco Pettenello e il regista Antonio Padovan).

A seguire, Se ti abraccio non aver paura, il suo best seller, dedicato a una materia così intima come il rapporto di un padre col figlio autistico in un delicato on the road per le Americhe, che Gabriele Salvatores ha preso da un po’ tra le mani per una versione cinematografica prodotta da Indiana. Ma senza alcun intervento di Ervas alla sceneggiatura, stavolta: “Salvatores xe maestro”, dice spiritoso lo scrittore in veneto.

E ancora, Tu non tacere, il romanzo di sanità e malasanità diventato un corto (Shouting di Denise Dacquì) nell’edizione 2016 del nostro premio veneziano, Bookciak, Azione!, dove soltanto l’anno prima Gabriele Salvatores era stato presidente di giuria.

Fili di cinema e letteratura che si intrecciano, insomma. Un po’ come le indagini di Stucky, ispettore “sghembo, per niente americano, che non ama le armi, né la violenza, ma piuttosto inciampa, è lento ed è un grande osservatore”. Un personaggio, nato sulla pagina scritta con Commesse di Treviso (2006). Il primo dei sei gialli (tutti pubblicati da Marcos y Marcos) che l’autore ha cominciato a scrivere negli anni del “sindaco sceriffo” Gentilini.

“Se ci sono due cose che detestano a Treviso – racconta al telefono Fulvio Ervas, durante “l’ora di buco” a scuola – sono i forestieri e i veneziani. Ecco, il mio Stucky è di Venezia e ha origini iraniane da parte di madre”, nazionalità scelta non a caso, ma per “ricambiare la gentilezza” di un caro amico persiano dello scrittore. Quella mamma, morta anni prima, nella vita di Stucky ha lasciato un vuoto icolmabile, il profumo della curcuma e, soprattutto, uno zio venditore di tappeti un po’ invadente (nel film ha il volto amabile di Babak Karimi) che si ostina pure a fargli da padre, poiché quello dell’ispettore è morto in un incidente sul lavoro.

Finché c’è prosecco c’è speranza è un piccolo film (producono Nicola Fedrigoni e Valentina Zanella), con un ottimo cast (oltre a Giuseppe Battiston nei panni del protagonista, Rade Serbedzjia, Silvia D’Amico,Teco Celio, Roberto Citran) e atmosfere e ambientazioni fedeli ai gialli di Ervas. La provincia e i paesaggi veneti nel loro splendore, in questo caso le magnifiche colline del prosecco, tra Conegliano e Valdobbiadene, messe a rischio – insieme alla vita dei suoi abitanti – dalla scellerata attività industriale di una famiglia coinvolta nello smaltimento illegale dei rifiuti tossici.

L’ipegno civile, la denuncia ambientalista, dicevamo è infatti il motore che ha spinto Ervas a proseguire con i gialli del suo Stucky, che altrimenti, ci dice, avrebbe abbandonato dopo il primo caso. È stato l’incendio della De Longhi di Treviso del 2007  ad accendere nuovamente la sua indignazione e la voglia di denuncia. La stessa che nel film di Antonio Padovan (anche lui veneto ma con trascorsi a New York nella pubblicità) spinge alle indagine l’ispettore, messo di fronte al suicidio di un nobile produttore di prosecco (la star balcanica, Rade Serbedzjia).

Consigliato sicuramente ai lettori di Fulvio Ervas, Finché c’è prosecco c’è speranza, è un film dai toni garbati e dalla suspense che tiene, ma forse più adatto al piccolo che al grande schermo. Dove, infatti, vedremmo benissimo il nostro ispettore, magari nuovamente con le sue scarpe a punta invece che con le polacchine indossate da Battiston.