La caduta di Mussolini (e gli altri). La storia per fiction in tre puntate su Rai1
In prima serata su Rai1, 29, 30 e 31 gennaio, “La lunga notte. La caduta del duce” di Giacomo Campiotti con la scenggiatura di Franco Bernini e Bernardo Pellegrini. A partire dalla seduta del Gran consiglio che segnò la fine del fascismo, le storie di uomini e donne che ne furono protagonisti e il racconto del contesto storico che portò al crollo di un potere corrotto, annientato dai propri errori e dalla ferocia con cui ha tenuto in scacco un intero paese. Per la cronaca: alla presentazione della serie, il produttore Luca Barbareschi ha zittito in malo modo la giornalista dell’ufficio stampa Rai. Sono seguite le proteste dei sindacati Usigrai e UniRai …
Considerando la delicatezza dell’argomento e il rischio di sentirsi accusare di revisionismo storico in piena epoca di TeleMeloni, quando si affrontano operazioni come quella promossa da RaiFiction ed Eliseo Entertainment di Luca Barbareschi è facile cadere nella tentazione di ridurre la storia a feuilleton.
Tanto più che i protagonisti dell’evento chiave – la seduta del Gran consiglio del 25 luglio 1943 che segnò la fine del fascismo – non sono soltanto personaggi come Mussolini, il re, i gerarchi fascisti e il fantasma di Hitler con le loro corti di amanti, spie e comprimari, ma categorie come l’ambizione, il potere e la paura, con un intero armamentario di agguati, pestaggi, omicidi, alleanze segrete, imboscate, inganni e tradimenti.
Stiamo parlando della serie tv in tre serate su Rai1 La lunga notte. La caduta del duce, che va in onda lunedì 29, martedì 30 e mercoledì 31 gennaio.
Beh, diciamo subito che l’ottima regia di Giacomo Campiotti e la sceneggiatura di Franco Bernini e Bernardo Pellegrini, entrambe supportate dalla consulenza storica di Pasquale Chessa, evitano di cadere nei luoghi comuni senza rinunciare tuttavia alla tensione drammatica insita in quelle vicende. E, pur raccontando le storie di uomini e donne che ne furono protagonisti, ricostruiscono in modo efficace il contesto storico che portò al crollo di un potere corrotto, annientato dai propri errori e dalla ferocia con cui teneva in scacco un intero paese.
Per il buon esito di questa scommessa nient’affatto scontata un ruolo fondamentale è giocato dalla scelta degli attori e delle location. La parte di Dino Grandi, artefice del famoso ordine del giorno che chiese e ottenne a maggioranza le dimissioni di Mussolini, è affidata a un volto popolare come quello di Alessio Boni. Il quale evita il rischio di sublimare una figura ambigua e controversa come quella del gerarca a lungo considerato il numero due del regime e il candidato naturale alla successione di Mussolini.
Molto ben delineate anche le figure femminili che ebbero un ruolo non secondario nella vicenda, Edda Ciano, Claretta Petacci, Antonietta Grandi e la principessa Maria Josè di Savoia, rispettivamente interpretate da Lucrezia Guidone, Marina Stella, Ana Caterina Morariu e Aurora Ruffino.
Duccio Camerini si cala nei panni di Mussolini senza forzare i toni caricaturali e incarnandone con efficacia i tormenti interiori, compresi quelli di origine gastrica. La scenografia è particolarmente curata ed è interessante riconoscere i luoghi della capitale che hanno avuto un ruolo centrale nella vicenda, sia gli interni sontuosi e le scalinate di marmo sia i profili dei palazzi e delle ville di lusso, dal Quirinale e Villa Savoia sedi della monarchia a Villa Torlonia abitata da Mussolini, passando dalle architetture liberty del quartiere Coppedè e dal cortile di Palazzo Venezia, mentre è descritta in modo un po’ agiografico la Roma del popolo che soffriva, in attesa del riscatto e della liberazione.
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