Polanski (e altre polemiche): si dimettono i vertici degli Oscar francesi

Continua a far parlare di sé (ma non solo per i suoi film) il regista ottantaseienne Roman Polanski: a due settimane dalla cerimonia di consegna dei premi César (il 28 febbraio), gli “Oscar” francesi, si sono infatti dimessi i vertici dell’Académie des Césars, assegnataria dei riconoscimenti: e molti collegano il fatto con le proteste seguite all’annuncio delle dodici candidature per L’ufficiale e la spia (J’accuse, dal romanzo di Robert Harris), l’ultimo (e acclamato) lungometraggio del regista accusato di stupro.

Tuttavia, quelle sull'”Affaire Polanski” non sono le uniche critiche mosse di recente alla dimissionaria Académie. Quest’ultima, presieduta dal produttore Alain Terzan, ha motivato ufficialmente la decisione con la necessità di procedere a un «rinnovo completo della direzione» per modificare lo statuto e applicare «le misure di aggiornamento annunciate». Una richiesta di rinnovamento profondo che è arrivata pubblicamente lunedì 10 febbraio, con una petizione su Le Monde sottoscritta da quattrocento personalità del cinema francese.

Tra i firmatari ci sono Bernard Tavernier, Michel Hazanavicius, Claire Denis, Céline Sciamma, Lea Seydoux, Omar Sy, Jacques Audiard. Questo “J’accuse” collettivo riguarda, tra le altre cose, lo scarso potere decisionale di cui godrebbero i 4700 membri dell’Accademia, impossibilitati a influire sulla vita di questa e dell’associazione che ne stabilisce il regolamento (l’APC, Associazione per la Promozione del Cinema), oltre che sull’organizzazione della cerimonia dei César.

Tutta benzina sul fuoco delle reazioni esplose a fine gennaio in merito a Polanski, con le dodici candidature per il suo film sul caso Dreyfus che non sono state bene accolte da parte dell’opinione pubblica francese. Tra le prese di posizione più forti, quella dell’associazione Osez Le Féminisme, che ha promosso una manifestazione di protesta per il giorno della cerimonia davanti alla sede dell’evento, la Salle Pleyel di Parigi.

Polanski, che ha lasciato gli Stati Uniti dopo la condanna (nel 1977) per rapporti sessuali con l’allora tredicenne Samantha Geimer, è cittadino francese dal 1975 e ha già vinto agli Oscar francesi più di una volta: due per il miglior adattamento (con L’uomo nell’ombraCarnage), altrettante per il miglior film (con Tess Il pianista) e quattro come miglior regista.

Ad aver esacerbato il clima quest’anno sono intervenute le nuove accuse di violenza sessuale arrivate (nel novembre 2019) dalla fotografa ed ex modella Valentine Monnier, per fatti che sarebbero avvenuti nel 1975 e che Polanski ha sempre smentito.

Comunque stiano le cose, non è sicuramente un momento facile per l’Académie des Césars, la quale nel suo comunicato ha aggiunto l’auspicio che il gesto delle dimissioni possa contribuire a far «ritrovare la serenità e far sì che la festa del cinema rimanga una festa». Serenità e festosità che, per ora, non sembrano all’orizzonte.