Riprende la caccia ai mafiosi su Rai2. Torna il magistrato di Davide Marengo

Torna su Rai2 dal 19 febbraio, la seconda stagione de “Il cacciatore” di Davide Marengo, liberamente ispirato alla vera storia del magistrato anti-mafia Alfonso Sabella, che l’ha raccontata nel suo libro del 2009 (“Cacciatore di mafiosi”). Al centro del racconto la caccia all’assassino di Falcone, Giovanni Brusca alla cui cattura arriviamo ad un passo. Destinata, evidentemente, ad una futura terza stagione …

Liberamente ispirata alla vera storia del magistrato Alfonso Sabella, raccontata nel libro, Cacciatore di mafiosi (Mondadori, 2009), la seconda stagione della serie tv, Il cacciatore, diretta da Davide Marengo e coprodotta da Cross Production e Beta Film in collaborazione con Rai Fiction, andrà in onda su Rai2 (ore 21.20) in quattro serate a partire da mercoledì 19 febbraio.

La vicenda è incentrata su due magistrati del nucleo antimafia di Palermo che danno la caccia all’assassino di Falcone, Giovanni Brusca, responsabile tra l’altro della detenzione brutale del figlio del pentito Santino Di Matteo, il dodicenne Giuseppe a cui la coppia di registi siciliani, Grassadonia-Piazza ha già dedicato una potente favola nera (Sicilian Ghost Story), presentata a Cannes 2017.

Conosciamo già, in base alle cronache giudiziarie, che il bambino sarà ucciso e Giovanni Brusca catturato dopo una lunga serie di appostamenti. Il film sceglie di non seguire la sequenza lineare dei fatti ma di approfondire i rapporti interpersonali e le psicologie dei personaggi nei loro opposti versanti: da una parte i due magistrati e le loro famiglie, dall’altra il boss mafioso e il suo entourage, dove hanno peso – seppure nel contesto del male – i condizionamenti familiari e in particolare i rapporti tra Giovanni Brusca e il fratello Enzo. Il tutto senza che la vicenda perda la giusta carica di suspense, anche se questa seconda serie si conclude a un passo dalla cattura di Brusca lasciando aperto un finale che evidentemente è stato rinviato alla terza serie.

Il cacciatore, dunque, è un format che ha la sua forza, girato con grande professionalità e con un occhio attento al mercato internazionale. Non a caso la prima serie ha avuto ampio successo ed è stata venduta in più di 100 paesi – molti dei quali africani – a conferma di quanto sia forte il richiamo del genere televisivo che risponde a standard elevati, ma di quanto sia forte pure il fascino dell’argomento trattato.

Gli attori sono tutti bravi, anche se risultano più convincenti i fratelli Brusca (Edoardo Pesce e Alessio Praticò) rispetto ai due magistrati (Francesco Montanari e Francesco Foti). In questo ha forse il suo peso il modello di magistrato integerrimo impegnato nella lotta alla mafia già molto sfruttato dal cinema e dalla tv (viene in mente Sergio Castellitto nella parte di Rocco Chinnici in un’altra co-produzione Rai). Infine una menzione speciale va al trucco e alla fotografia.

Resta il dubbio, però, che troppe serie sul filone mafia (da Gomorra in poi) piuttosto che indignare il pubblico finiscano per assuefarlo. Grazie alla collaborazione di Sabella al soggetto, Il Cacciatore rifugge da ogni mitologia. Eppure la questione resta esplosiva, in tutti i sensi, poiché la logica del cinema e dello spettacolo non è la stessa di chi lotta contro la mafia.