Quando la cura è l’amicizia
Esce in sala il 10 dicembre “Quel fantastico peggior anno della mia vita” dall’omonimo romanzo di Jesse Andrews. Un racconto di formazione, delicato, autoironico in cui la scoperta di se passa attraverso l’incontro con una ragazza malata di leucemia. Da non perdere…
Parlare di cancro non è facile. Nella vita come al cinema. E quest’ultimo spesso lo fa in modo convenzionale e strappalacrime (quanti clinex avete comsumato guardando Voglia di tenerezza?).
Di eccezioni ce ne sono, però, per carità (fuori da Hollywood). 50 e 50 del newyorkese Jonathan Levin, La guerra è dichiarata della francese Valérie Donzelli, La mia vita senza di me della spagnola Isabelle Coixet sono sicuramente tra queste. Ma l’elenco è certamente più lungo. E di questo fa parte senza dubbio una delle ultime sorprese del Sundance, premiate dalla Giuria e dal pubblico: Quel fantastico peggior anno della mia vita, tratto dall’omonimo romanzo di Jesse Andrews, best sellers per “giovani adulti” negli States e da noi in libreria per Einaudi.
Con la regia del “televisivo” Alfonso Gomez-Rejon (Glee), un cast di giovani emergenti (Thomas Mann, Olivia Cooke e Rj Cyler) e la sceneggiatura dallo stesso Jesse Andrews, il film è un delicato, ironico ed originale racconto di formazione, in cui la scoperta di se passa attraverso l’amicizia con una adolescente malata di leucemia.
Siamo a Pittsburgh dove il liceale Greg ha un bel da fare con tutte le sue fisime. A cominciare dalla sua patologica disistima che racconta con autoironia attraverso le pagine del suo libro-diario. Per cercare di vivere senza contraccolpi segue un preciso codice: non legarsi a nessuno, attraversando in superficie le varie “tribù” giovanili che popolano il suo liceo. L’amicizia, poi, per carità naeanche a parlarne. Tanto da definire “collega” il suo amico d’infanzia, Earl, con cui divide il quotidiano fin dall’asilo.
Insieme, da veri nerd quali sono, conoscono a memoria tutti i classici del cinema di cui fanno irresistibili parodie in chiave demenziale … Così che Apocalypse Now, per esempio, diventa A Box O’ Lips, Wow, o Rashomon si trasforma in Monorash (e ce n’è anche per i capolavori di Visconti, Fellini, Pontecorvo..).
Un giorno, però, la mamma di Greg gli annuncia che una sua compagna di liceo, Rachel, è affetta da leucemia e lui dovrà dedicarle un po’ del suo tempo. Apriti cielo, niente di peggio per Greg che occuparsi del prossimo ed uscire dal suo mondo…
All’inizio, in effetti, è una vera frana. Ma a poco a poco, anche grazie all’arrivo in scena del “collega” Earl, il terzetto inizia a funzionare. E le loro giornate si riempiono di chiacchiere, riflessioni, condivisione, insomma, amicizia. E non la solita love story del caso.
Rachel, nel frattempo, potrà affrontare il difficile percorso della sua malattia, “scortata” dall’affetto di Greg, dai suoi film demenziali (ne girerà uno solo per lei) e dalle sue insicurezze che a poco a poco troveranno una cura. Fino ad un finale inatteso, petico e commovente. Ma non strappalacrime.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
20 Febbraio 2019
La torta di Maria. Dalla Macedonia il film sorpresa che cura
In sala dal 21 febbraio (per Lab 80), "L'ingrediente segreto" del regista…
21 Luglio 2016
Guarda che film… È la natura
A quasi 1500 metri di altitudine, tra le montagne dell'Alto Adige, il "cinema…
1 Gennaio 2017
Quando la bandiera rossa sventolò su Montecitorio
Era il primo Maggio 1924, Mussolini aveva appena soppresso la Festa dei…