Addio Silvana Maja che hai raccontato il coraggio delle donne
È morta Silvana Maja, scrittrice e regista napoletana. Il suo impegno dalla parte delle donne prima come fotoreporter (documentando le condizioni delle lavoratrici dell’Italia meridionale, dell’India e del Sud-Est asiatico), poi come addetta stampa del Gruppo Interparlamentare Donne di Camera e Senato. Ha scritto per “Il mattino”, “l’Unità”, “Il salvagente”, “Panorama”, “Diario”, “Noi donne”, “Leggendaria”. Dal suo romanzo, “Ossidiana” (Voland) dedicato alla pittrice napoletana Maria Palliggiano ha tratto il suo film d’esordio. Qui una sua intervista publicata su “l’Unità” nel 2007 …
da l’Unità del 29/12/2007 di Gabriella Gallozzi
Girare un film senza luci, senza gruppo elettrogeno, con quattro costumi in tutto, senza location ma in un casermone con i soffitti di appena due metri. Motivo: tagliati i finanziamenti pubblici. Riuscire però a realizzare un prodotto di qualità, con una fotografia fuori dal comune, un’idea di regia così forte da allontanarsi dai soliti canoni tutti italiani da fiction tv. Ma restare ugualmente senza distribuzione in patria ed ottenere successi e calore in India (ai festival di Goa e Chennai).
È quanto è successo a Ossidiana, «tribolato» esordio nella regia di Silvana Maja, giornalista e scrittrice napoletana la cui storia nella storia è esemplare della situazione che sta vivendo il nostro cinema, al di là dei facili entusiasmi per i risultati ai botteghini dei cinepanettoni.
Ossidiana, racconto a sua volta delle difficoltà esisentenziali e artistiche di Maria Palliggiano (interpretata da una brava Teresa Saponangelo), pittrice napoletana degli anni Sessanta morta suicida, è infatti uno dei film del coidetto gruppo dei 16-12, quel movimento di protesta nato nel 2003 a seguito dei tagli fatti dal Ministero ai finanziamenti pubblici.
Era il momento del passaggio dalla vecchia legge a quella Urbani e un nutrito gruppo di autori, tutti esordienti, si ritrovò invischiato nelle ambiguità legislative del caso. Risultato: il Ministero decise di abbassare la scure sui finanziamenti erogati. Chi si vide decurtato il budget del 50%, chi fino all’80% nella totale impossibilità di realizzare il proprio film. La protesta si fece sentire (persino Le monde dedicò una pagina intera alla questione) e cominciarono i ricorsi al Tar. Da lì i «patteggiamenti» e gli assestamenti. Ma soprattutto la volontà di ferro di tanti autori del gruppo di portare a termine il progetto nonostante tutto. Come per Silvana Maja.
Era da dieci anni, confessa Silvana che si portava dentro questa storia. Da quando nel ‘97 ha visto una mostra di Maria Palliggiano ed è rimasta folgorata «dalla violenza, dalla forza e dalla sofferenza piena di verità della sua pittura». Che ha voluto «fermare» in un libro, Ossidiana, appunto pubblicato da Voland.
Tante volte prosegue la regista «mi sono interrogata sul perché sia rimasta così colpita dalla storia di una perdente a tutti i costi… E non trovo risposta se non quella delle difficoltà enormi che si hanno quando ci si vuole esprimere. Ci vuole un coraggio da giganti a cercare di mantenere la propria personalità, a confrontarsi. Ed oggi più che mai intraprendere un cammino artistico è quasi impossibile».
Di Maria Palliggiano Ossidiana ci racconta i tormenti personali, le difficoltà di conciliare l’essere pittrice con l’essere madre in anni in cui, siamo tra i Cinquanta e i Sessanta, l’Italia e, soprattutto quella del Sud, non è certo aperta a tali «prospettive».
Suo marito, poi, Emilio Notte (col volto di Renato Carpentieri) pittore «organico» al Pci, seppure molto più vecchio di lei, è troppo preso dai suoi salotti, dalle sue studentesse e dalle avanguardie di un tempo per cogliere la forza innovativa e dirompente della pittura della moglie. Per Maria comincia così un lungo calvario in manicomio, gli psicofarmaci, la solitudine, gli scatti d’ira. Fino all’elettroshock. E di lì a poco il tragico epilogo: un colpo di rivoltella sparato nel bagno di casa.
A Silvana Maja ci sono voluti quattro anni per portare questa storia al cinema. Prima il lavoro di taglio e ritaglio della sceneggiatura (scritta con Rolando Stefanelli) e poi, alla fine, le riprese in estrema economia a fine 2006, in sei settimane.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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