Anche Dickens è in crisi. E il suo Natale diventa un fumetto

In sala dal 21 dicembre (per Notorious Pictures) “Dickens. L’uomo che inventò il Natale” di Bharat Nalluri, ispirato dal saggio dello storico Les Standiford. Una commedia di puro intrattenimento, dai toni da fumetto, in cui si narra il momento di crisi – creativa e finanziaria – del grande scrittore inglese, da cui fiorì “Canto di Natale”, a tutt’oggi uno dei maggiori successi letterari di sempre e la base fondativa del mito del Natale moderno. Ottime le prove attoriali di Cristopher Plummer e Jonathan Pryce …

 

“Uno scrittore e lo zeitgeist della sua epoca, animati dalla stessa energia e dallo stesso credo”, così Peter Ackroyd descrisse Dickens nella monumentale biografia dedicata al grande romanziere inglese.

Ma persino i giganti vivono momenti difficili, ed è proprio nel momento più difficile della carriera di Charles Dickens che si svolge Dickens. L’uomo che inventò il Natale, diretto da Bharat Nalluri e tratto dall’omonimo saggio dello storico americano Les Standiford.

Gli ultimi romanzi di Dickens sono stati degli insuccessi, e gli editori sembrano aver perso fiducia in lui, iniziano a considerarlo un fuoco di paglia (con grande godimento dei suoi colleghi/ rivali). Ciò nonostante Dickens è fermamente deciso a un rilancio in grande stile che possa riportarlo ai fasti di Oliver Twist, per risollevare la propria carriera e, in modo decisamente più impellente, per far soldi.

La sua famiglia dipende interamente da lui, padre, figli, moglie, e nessun creditore è disposto a concedere a qualcuno il tempo necessario a uscire dall’impasse causata dal blocco dello scrittore, tanto meno quegli stessi editori che hanno perso fiducia in lui. Dickens non ha bisogno di una buona storia, ha bisogno di una grande storia che venda come non mai; e ha soltanto due settimane per riuscirvi.

Ed è la velocità miracolosa con cui Dickens scrisse Canto di Natale, a tutt’oggi uno dei maggiori successi letterari di sempre e la base fondativa del mito del Natale moderno, a costituire il nucleo centrale di questa commedia frenetica e divertente.

Giorgio Manganelli paragonò certi godibili virtuosismi di Dickens a “insoliti giochi di destrezza con le carte”, e possiamo ben dire che il film tenta di replicare un’attitudine di questo tipo, sorretto da ottime prove attoriali (Cristopher Plummer e Jonathan Pryce su tutti) e da un ritmo sempre elevato.

È un film nato con l’intento di intrattenere Dickens. L’uomo che inventò il Natale e riesce nel suo intento. Lo fa sfruttando gli elementi caratteristici del mondo dickensiano, la povertà, i buoni sentimenti, la crudeltà, l’astuzia, l’ironia e, naturalmente, Londra.

La capitale inglese, che un altro grande romanziere, Mervyn Peake, definì come “Mother of wounds” (madre delle cicatrici) appare qui come una versione fumettistica della Londra di Dickens: gli elementi ci sono tutti, l’estetica è quella caratteristica e familiare, manca però la profondità, e in molte parti si ha l’impressione di osservare un parco di divertimenti ispirato alla Londra di Dickens più che una vera città.

Ma, come già detto, questo è un film che nasce con un solo proposito, intrattenere, e se è l’intrattenimento ciò che si cerca, allora si potrà accettare il sacrificio della profondità in cambio di ritmo e brillantezza.