Anche gli amanti sul lettino dello strizzacervelli. Il libro di De Silva che è già film
È “Terapia di coppia per amanti”, penultimo libro di Diego De Silva (Einaudi, 2015), scrittore e sceneggiatore napoletano di genere brillante ed esperto esploratore delle relazioni sentimentali. Qui a scegliere di andare dall’analista per salvare la loro focosa liaison sono due amanti, di cui “ascoltiamo” con puntuale ritmo di alternanza i pensieri di lui e di lei, come se l’autore avesse sbobinato le loro sedute registrate. Li vedremo coi volti di Pietro Sermonti e Ambra Angiolini dal 26 ottobre al cinema…
L’unica coppia non scoppiata è forse quella amicale De Silva & Rubini. Quel Dobbiamo parlare l’hanno preso sul serio. E se da cosa nasce cosa, anzi da idea nasce idea, Diego De Silva – scrittor-sceneggiator napoletano di genere brillante e come sempre più veloce della luce – ha in simultanea sfornato Terapia di coppia per amanti che è già, ovviamente, un film (uscita 26 ottobre con Warner Bros.).
Alla regia Alessio Maria Federici. Protagonisti, nel ruolo degli amanti, Pietro Sermonti e Ambra Angiolini e, tra gli interpreti, Sergio Rubini che quel Dobbiamo parlare, appunto nel 2015, l’aveva diretto.
E dunque qui si parla assai, come appunto succede in terapia. E in alternanza di punto di vista, essendo di coppia.
Ma anche se in Terapia di coppia per amanti lo strizzacervelli (improbabile, vanesio e fragile più dei “terapizzandi”, come, dai tempi comici di Woody Allen, è inevitabile che sia) compare solo a metà libro, l’idea di scrittura è proprio quella di adottare – da inizio a fine – un puntuale ritmo di alternanza di pensieri di lui e lei, su tutto ciò che li riguarda sullo stesso argomento. Insomma, come se l’autore avesse sbobinato le loro sedute registrate.
E vediamo chi sono i due che si raccontano: lui si chiama Modesto, è un chitarrista tanto pazzo di Eric Clapton, da chiamare così (Eric, non Clapton) il suo unico figlio, poco più che adolescente, messo al mondo con Elena, sua regolare moglie, ma personaggio di fatto inesistente che nel libro compare solo per un attimo costretta ad aprire gli occhi e altro da una chiamata inopportuna al cellulare (del marito o del figlio?) nel cuore della notte.
Il colpo (anche questo un classico) che non potremmo definire graditissimo, l’ha assestato Viviana, amante come si conviene sexy di Modesto, che, nonostante sia ancora ad alta temperatura il loro feeling sessuale al terzo anno di routine in Bed & Breakfast (che costa meno di un albergo e non ha neanche la reception), sente che il loro rapporto è a un giro di boa, deve imboccare una strada diversa.
Insomma a lei non basta più tamponare la noia della routine matrimoniale (anche lei ha un marito inesistente e un figlio adolescente) sollazzandosi molto con l’amante brillante e per di più spiritoso. Cosa che invece a lui non spiace affatto anche se lei non è per niente spiritosa e da un po’ ha preso il vizio inquietante di far richiesta sul più bello (pieno relax post coito) di dibattito perché “dobbiamo parlare”.
L’idea di trascinare il poveretto in analisi insieme per far uscire dall’impasse la loro pur focosa liaison, viene ovviamente a Viviana che pensa bene di appropriarsi di quell’estrema risorsa di cui oggi sovente fanno uso marito e moglie per salvare il loro matrimonio in crisi.
Anche se in questo caso non c’è nessun matrimonio con relativo patrimonio di figli e altro da salvare, ma solo la loro non indifferente attrazione sessuale che come è noto ha normalmente una scadenza. Come ogni prodotto alimentare.
La versione di lui ci rende il pur modesto Modesto umanamente simpatico, quella di lei insopportabile. Ma l’ha scritta un uomo. Anche se rientra nel filone “le donne sono migliori di noi”.
Forse migliori, ma appunto insopportabili.
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