Se cafoni e signori in lotta, fanno diversa la commedia

In sala dal 27 aprile (per Ismaele Film) “La guerra dei cafoni” il nuovo film di Davide Barletti e Lorenzo Conte  dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis (minimum fax). Tra commedia, western e allegoria politica, la lotta di classe tra due bande di adolescenti, nel corso di un’estate degli anni ’70, per un piccolo film dal carattere forte…

Un po’ I ragazzi della via Pal, un po’ La guerra dei bottoni. Un po’ (parecchio) commedia, a tratti poetica. Un po’ western ma anche allegoria politica, perché no, visto il riferimento esplicito alla lotta di classe, calata negli anni Settanta, apice del conflitto. Quasi a celebrarlo in vista della sua scoparsa nell’Italia contemporanea del pensiero unico del mercato e dei consumi.

È uno strano “oggetto” dal carattere forte, capace di distinguersi nel monotono panorama italiano, La guerra dei cafoni, nuova fatica di Davide Barletti e Lorenzo Conte che, complici fin dai tempi del collettivo salentino Fluid Video Crew, si propongono ancora una volta sperimentatori di linguaggi e formati attraverso questa “favola” di formazione che prende le mosse dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis (leggi recensione di Stefano Bocconetti). Uno dei titoli portati in libreria da minimum fax una decina di anni fa e approdato sul grande schermo (esce in sala il 27 aprile per Ismaele Film) grazie all’impegno della stessa casa editrice, da tempo attiva anche sul fronte audiovisivo.

La storia ambientata a Torrematta, paese di fantasia del Salento, è quella dello scontro tra due bande di adolescenti rivali. Quella dei cafoni, poveri pescatori e contadini e quella dei signori, propietari di ville e terre, gli uni contro gli altri “armati”, oggi – siamo negli anni Settanta – come ieri. E indietro nei secoli dei secoli, come ci rimanda il prologo di ambientazione medievale in cui assistiamo alla morte nel pozzo del figlio del cafone che ha osato rubare l’acqua al signore.

Nel cuore dell’estate, dunque, come ogni anno riprende il conflitto a colpi di mazzate, imboscate, furti delle rispettive bandiere, sfide a biliardino. Lotta di classe fra poveri ragazzini in braghette lise e conotte e “signorini” in polo di marca, capeggiati rispettivamente dal popolano Scaleno e dal borghese Marinho, nemici giurai fin dalla culla.

Nel mezzo la storia d’amore del leader dei signori con la bella e mora cafona, il disamore per la guerra che si impossessa dei giovani contendenti, i paesaggi insoliti di una Puglia fatta di paludi, “casematte”, luce accecante e bui tuguri.

Spiccano i bravi e giovanissimi interpreti presi dalla strada, alterni momenti di buon ritmo, ma anche noiose lungaggini (l’inizio soprattutto). Fino al finale simbolico che fa risuonare l’intero racconto attraverso le corde della favola allegorica, capace di commuovere. Dimostrando, insomma, come un piccolo film possa avere ben più valore e identità di tante commedie fotocopia.