Così umanamente Agnès. Con “Vive Varda!” tutto il suo cinema in mostra a Parigi
Vive Varda!: a un’artista chiave del cinema francese e voce unica nel coro della Nouvelle Vague – Agnès Varda (1928- 2019) – prima regista donna a ricevere un Oscar alla carriera, la parigina Cinémathèque française rende omaggio con una grande ed esauriente retrospettiva fino al 28 gennaio.
E l’esposizione testimonia un lavoro personale polimorfico all’incrocio tra pittura, Nouvelle Vague, Black Panthers, il rapporto con il suo compagno Jacques Demy, il teatro e i suoi amatissimi gatti. Giramondo e artista, Agnès Varda ha creato un’opera famosa internazionale ma anche profondamente radicata nel suo tempo contrassegnata dal femminismo, dall’ecologia e dalla marginalità, temi che rendono la sua opera ancora oggi di grande attualità.
Da 250 opere che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista – documenti provenienti dagli archivi personali, nonché film, di cui alcuni inediti, fotografie, installazioni, archivi e costumi, oggetti e accessori personali della regista – emergono le sfaccettature della regista, amare e segrete ma anche gioiose ed estremamente moderne: ne risulta un percorso analitico, che inizia dall’immagine, dai ritratti e autoritratti di Varda, che prima di diventare cineasta è stata fotografa, cogliendo proprio l’aspetto militante della fotografia “umanista”, ponendo quindi al centro delle proprie ricerche l’essere umano inserito nei suoi vari contesti sociali.
“Tutto è cominciato a causa di Au Chardon Bleu, un insolito negozio vicino casa mia, in Rue Daguerre”, dice Agnès Varda, attratta dalle vetrine, o dall’aria del passato che si respira al suo interno, come un profumo di inventario interrotto. Lì troviamo gli stessi oggetti, da venticinque anni, fissi e immobili, come se il tempo si fosse fermato”.
Eppure – in qualche modo – le cose e le persone hanno subito una loro evoluzione, ed è proprio questo cambiamento che Agnès indaga, assumendo il solito sguardo poetico. Ci vengono presentati tutti i clienti abituali dei negozi della zona; alcuni vengono intervistati, altri ritratti – come se si stesse davvero dipingendo – nelle loro conversazioni quotidiane, apparentemente semplici, ma estremamente profonde.
Infatti la strada è una delle grandi protagoniste della sua filmografia: dai commercianti di rue Daguerre, nel 14° arrondissement, dove ha vissuto a Parigi dal 1951, a quelle delle manifestazioni di rivolta negli Stati Uniti contro la guerra in Vietnam e delle Pantere Nere, oppure della lotta femminista in Una canta, l’altra no.
In un altro video presentato, la cineasta commenta le sue ispirazioni, la sua scrittura e le scelte cinematografiche, e l’irruzione talvolta tragica del corso della sua esistenza nella sua filmografia, quali la malattia del compagno regista Jacques Demy che la portò a dedicargli nel 1991 il poetico Jacquot de Nantes, ora riproposto da Arte, insieme ad altri lungometraggi della regista.
Agnès Varda può definirsi una grande signora del cinema che negli anni ha portato sullo schermo i volti, le vite, i pensieri anche di tante altre donne, sempre ascoltando la loro “voce” e la propria volontà di autrice, senza cedimenti a nessun vincolo esterno.
La sua filmografia comprende più di quaranta cortometraggi e lungometraggi che navigano tra finzione e documentario – talvolta entrambi allo stesso tempo – tra cui i film essenziali Cléo de 5 à 7 [Cleo dalle 5 alle 7] del 1962, in cui il timore della malattia riporta alla realtà sul mondo circostante una vanitosa cantante e fa coincidere l’unità temporale della storia con la durata cinematografica, soffermandosi sulla trasformazione che si concretizza in quelle due ore.
Sans toit ni loi [Senza tetto né legge] del 1985 e il documentario Les Glaneurs et la Glaneuse [La vita è un raccolto], girato nel 2000 in cui vengono incontrati una serie di spigolatori alla ricerca di cibo, cianfrusaglie, oggetti gettati e relazioni personali. Tutti film che, senza avere mai raggiunto un grande successo di pubblico, hanno sedotto la critica e le sale di essai. Senza dimenticare Senza tetto né legge e il vagabondare di una giovane ragazza, e il più recente documentario Visages, Villages [Visi, villaggi]– del 2017, un road movie di incontri nella campagna francese, premiato al Festival di Cannes e realizzato con l’amico artista JR.
Per settant’anni e più Agnès Varda non ha mai smesso di reinventarsi, girando film senza distinzioni tra generi, formati, durate, fiction o verité. Un cinema in prima persona, singolare, fatto di luoghi, strade, attese, con uno sguardo che si fa all’occorrenza femminista e sociale, senza perdere la libertà poetica.
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