Marco pensando a Dino. La famiglia Risi sul “punto di rugiada” al TorinoFilmFest
In sala dal 18 gennaio (per Fandango) “Il punto di rugiada” il nuovo film di Marco Risi dedicato al celebre padre, come lo stesso libro “Forte respiro rapido” uscito nel 2022 per Mondadori. Non che Marco racconti nel film la storia sua e del suo papà, ma concentra la sua attenzione su quella parte di vita di passaggio, che anche suo padre ha vissuto, verso l’eterno riposo, chiamando col suo nome, Dino uno dei personaggi che vivono nella lussuosa casa di riposo dove finiscono anche due giovani condannati per un anno ai servizi sociali. Presentato al TorinoFilmFest 2023 …
In un’epoca in cui la tv, anche nazionale, oltre alla furba accoppiata luce&canone, si regge soprattutto infestando ogni visione con l’ossessiva promozione di pannoloni, dentiere, illusori prodotti anticolesterolo, auricolari per sordi, orride poltrone, e tortellini farciti, forse gracchianti, come farebbe pensare il nome del loro padrone, non si poteva trovare una location e argomento più adatto di una Casa di Riposo.
In questo caso da sogno, devo ammettere.
Neanche minimamente accostabile a quelle di cui ci parla la cronaca, dove dei poveracci in stato di contenzione, sono picchiati da mostruosi carcerieri-infermieri e legati ai loro letti riscaldati sovente solo dai loro escrementi.
Dopo quest’orrido incipit veniamo al film che Marco Risi, come il suo libro autobiografico, Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi, uscito nel 2020 con Mondadori, ha dedicato a suo padre.
Non che, nel caso di questo film, che vanta un titolo bellissimo Il punto di rugiada Marco racconti la storia sua e del suo papà, farcita di successi cinematografici e grandi incontri, ma concentra la sua attenzione su quella parte di vita di passaggio, che anche suo padre ha vissuto, verso l’eterno riposo, chiamando col suo nome, Dino (Massimo De Francovich, fisicamente molto simile al vecchio Risi), uno dei più interessanti tra i numerosi “ospiti” di questa splendida Villa Blanca, popolata da indubbiamente facoltosi “clienti” dove, oltre alla cura con pillole e accudimento, si può passare il Natale tutti insieme, come una grande e blasonata famiglia, pranzando su una tavola imbandita con tovaglie di fiandra e tovaglioli di lino.
In questo ambiente, protetto e circondato da un parco, elegante, affrescato ed antico, del tutto esente da prodotti Ikea, finiscono, con quella stessa punizione che si è beccato Berlusconi, due giovanotti nei guai con la Giustizia condannati per un anno ai servizi sociali.
E il film è infatti scandito in quattro stagioni È, insomma, una storia di incontro e in qualche modo reciproca redenzione di due distanti generazioni, raccontata con indubbia grazia e con ottimi attori (Eros Pagni, Erika Blanc, Luigi Diliberti, Elena Cotta, Maurizio Micheli). A cominciare dai due giovanotti: Alessandro Fella, Roberto Gudese e dall’infermiera, Lucia Rossi.
Niente a che fare, comunque, col corrosivo film di Marco Ferreri La casa del sorriso o l’orwelliano I viaggiatori della sera di Ugo Tognazzi, né col buon debutto in regia a 75 di Dustin Hoffman col musicale Quartet (presentato tra l’altro al Torino Film festival nel 2012, come, 11 anni dopo, questo di Risi)
Prodotto da Fandango e RaiCinema, questo film è una favola ben scritta (dallo stesso regista con Riccardo De Torrebruna) che si adatterebbe bene a puntate tv.
Quattro, come le stagioni che i due giovani, per iniziale punizione, trascorrono lì.