Hallelujah Leonard

Se n’è andato a 82 anni Leonard Cohen, il grande cantautore canadese. Poeta a 22 anni, cantautore a 33, monaco buddista a 60 e imprevedibilmente star a 70 anni. Tra i suoi più grandi successi “Hallelujah”…

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Solo pochi mesi fa Leonard Cohen aveva scritto una meravigliosa lettera di saluto e di nostalgia a Marianne Ihlen, l’antica amante che gli aveva ispirato canzoni come So Long Marianne e Bird On A Wire. L’amica era sul suo letto di morte: “Sono così vicino che se allunghi la mano mi puoi toccare”, le aveva detto.

Amore, tenerezza, dolore, lucidità, le ragioni per cui abbiamo tanto amato Cohen c’erano tutte, intrecciate a una capacità di parlare della morte che sul momento lasciò attoniti. Come sempre, non abbiamo mai voglia di vedere i segni per quanto chiari siano. “I should have seen it coming”.

Ora che Cohen se n’è andato, a 82 anni e con l’epitaffio di un ultimo album – You Want It Darker -, cosa aggiungere a tutto quello che è già stato detto e scritto oggi, ieri e negli ultimi cinquant’anni?

La definizione più bella che abbiano mai dato di lui è forse quella di Angelica Huston: “Parte lupo e parte angelo”. Era così anche la sua voce, diventata con gli anni lo strumento erotico più potente mai prodotto dalla cultura pop.

Janis Joplin gli disse che non andava mai a letto con maschi non belli ma che per lui avrebbe fatto un’eccezione; avevano entrambe un sottile e feroce senso dell’humour.

Poeta a 22 anni, cantautore a 33, monaco buddista a 60 e imprevedibilmente star a 70 anni, quel modo di non prendersi troppo sul serio lo ha aiutato a navigare tra le infinite depressioni, le quattro bottiglie di vino rosso al giorno consumate prima di barattarle per il buddismo, le droghe, provate più o meno tutte (“the recreational, the obsessional and the pharmaceutical”, sintetizzò in modo sublime).

Era il poeta della disperazione, pochi si sono inabissati come lui: sarà magari per questo che i suoi album andavano regolarmente al n.1 in Norvegia? (lo scrisse Tim De Lisle, con un’ironia che Cohen avrà sicuramente apprezzato). O forse perché anche nei suoi momenti più cupi, nelle canzoni più tristi, nei sorrisi più amari, Cohen sapeva come consolarci tutti della nostra inadeguatezza.