Con Herzog, tutti insieme appassionatamente su Internet

In sala dal 6 ottobre (per I Wonder Pictures) e in anteprima il 4 ottobre a Milano (Colosseo), “Lo and Behold- Internet: il futuro è oggi”, il nuovo film di Werner Herzog, presentato al “Biografilm Festival” di Bologna. Il grande autore tedesco  racconta luce ed ombre della civiltà digitale ai tempi della rete…

loandbehold-header-1800x800

Non poteva avere migliore collocazione del “Biografilm Festival”, il documentario di Werner Herzog Lo and Behold, Reveries of the connected world, presentato in anteprima a Roma il 5 maggio. “Biografilm festival”, infatti, ha come “mission” raccontare le persone e trattare gli argomenti che segnano il nostro presente. Quale migliore occasione di questa opera su un tema che ci riguarda tutti, la civiltà digitale? Potendo contare poi su un autore come Herzog, che nel corso della sua carriera ha alternato cinema di finzione e documentario senza mai rinunciare a un approccio “umanistico”, curioso e critico dell’uomo e delle sue realizzazioni.

Il titolo inglese del documentario forse suonerà un po’ ostico per il pubblico italiano, a parte le “fantasticherie del mondo connesso”. Il significato letterale di Lo and Behold è “guarda e osserva” (“lo” è un’abbreviazione della parola loke, un modo arcaico di dire “look”, “guarda!”). Oggi l’espressione indica soprattutto sorpresa, ma Herzog l’ha utilizzata anche per ricordare la prima parola mai trasmessa da un computer a un altro, da un capo all’altro dell’America, che era la parola “log”, non letta per intero dal ricettore a causa di un improvviso blackout.

Quelle macchine primordiali – siamo nel 1969 – non avevano retto lo sforzo eccessivo. Da allora fino ai giorni nostri, e in proiezione a quelli che verranno, Herzog compie un viaggio in dieci capitoli, che attraverso interviste, immagini, simulazioni e appunto fantasticherie affrontano molti dei temi legati a Internet e alla civiltà digitale.

C’è la parte bella e affascinante, che ha a che vedere con i progressi della medicina, della scienza e della ricerca, compresa quella proiettata verso altri mondi. C’è la parte fantasiosa e persino giocosa, come quella che ci mostra robot di nuova generazione sempre più vicini alla mente umana (o a quella degli scarafaggi che sono più semplici di noi, ma che questo traguardo non sia tanto lontano dovrebbe farci pensare) e una partita di calcio giocata interamente da macchine intelligenti, ormai prossime a imitare i grandi campioni e a scatenare passioni come nel calcio vero.

Ma c’è anche la parte cattiva: dalla dipendenza da Internet e dai videogiochi agli sciacalli che utilizzano la rete per i loro scopi più abietti, dagli hacker che potrebbero precipitare il mondo nella catastrofe, violando i codici delle borse o quelli della Nasa, alle persone costrette a vivere in isolamento a causa degli effetti nocivi e invisibili della tecnologia.

Insomma un mondo tutto da indagare e contemplare affascinati, e allo stesso tempo preoccupati. Potremmo vivere oggi senza Internet? E la rete avrebbe potuto prendere un’altra direzione, magari più trasparente, se avessero prevalso altre piattaforme, altri progetti? Herzog ci lascia senza risposta. Però lui, confessa allo scienziato che progetta i prossimi viaggi su Marte, si candiderebbe senza esitare come passeggero, anche con un biglietto di sola andata.